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sabato 20 Aprile 2024,

Urgenze e speranze del vivere in montagna

Iniziato a Palus San Marco (Auronzo di Cadore) il corso «Abitiamo la terra, la nostra Casa comune – Approfondimento montagne» con gli interventi del presidente dell’Uncem, Marco Bussone, e di don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele, di Libera e di Casacomune.

Organizzato da «Casacomune, scuola e azioni» (l’ultima gemmazione del Gruppo Abele), in collaborazione con Uncem (l’Unione nazionale che raccoglie circa 400 enti locali tra Comuni e Unioni montane) e la Diocesi di Belluno-Feltre, è iniziato nella mattinata di oggi, venerdì 11 settembre, alla Villa Gregoriana di Palus San Marco (in comune di Auronzo di Cadore) il seminario di formazione dal titolo «Abitiamo la terra, la nostra Casa comune – Approfondimento montagne».

Accolta da una splendida giornata di sole (che ha aiutato a cogliere meglio lo splendore della casa comune – il creato – che tutti siamo chiamati a custodire con cura, ha sottolineato Stefano Perale, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro), l’appuntamento è stato introdotto da Mirta Da Pra Pocchiesa, responsabile del progetto Casacomune e coordinatrice del corso, che ha sottolineato che l’aver dovuto lasciare a casa 40 persone a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria indica l’interesse per l’iniziativa ed è sicuramente un buon viatico perché questo evento possa ripetersi. Dopo un ringraziamento ai presenti (compresi alcuni esponenti della politica e degli enti locali), Da Pra ha quindi invitato a stare attenti alle “parole trappola”, come possono essere “green” e “sostenibilità”, perché molte volte vengono usate anche per dire il contrario di quello che significano.

È intervenuto quindi il piemontese Marco Bussone, presidente dell’Uncem, sottolineando che l’emergenza spopolamento non è una difficoltà solo della montagna italiana, ma riguarda molti Paesi dell’Europa e ciò deve spingere a una sorta di grande alleanza in cui ciascuno porti il suo contributo per la soluzione del problema. Con il Covid – ha poi fatto presente – c’è stata un’accelerazione che è stata particolarmente sentita nei piccoli Comuni pressati dalla necessità di trovare soluzioni senza la possibilità e il tempo di delegare ad altri le risposte. Un’accelerazione che ha consentito a molte piccole realtà di fare prima rispetto ad altri: un dato certamente positivo, ma che non è ancora una risposta di sistema. Ciò ha comunque permesso di guardare alle piccole realtà come a una possibile soluzione, una proposta praticabile per vivere in modo diverso. Di qui un’apertura di speranza che dovrà comunque concretizzarsi anche attraverso una attenzione maggiore alla montagna.

Bussone ha poi evidenziato alcune urgenze da tenere bene presenti.
• Non destinare le risorse del Recovery fund solo per le grandi aree urbane, ma utilizzarle per superare le disuguaglianze presenti tra le diverse aree del Paese.
• Investire sul digitale per colmare le differenze attuali che si riflettono poi in diverse possibilità economiche (a questo proposito ha detto che 10 milioni di italiani hanno ancora problemi a usare la posta elettronica e 5 milioni a ricevere il segnale televisivo).
• Lavorare molto sui servizi eco-sistemici in modo da poter utilizzare i beni ambientali (acqua, vento, sole, legno…) non solo per la produzione di energia, ma a servizio del benessere delle persone.
• Contrastare la desertificazione commerciale (che diventa anche culturale e sociale), considerando che già 300 Comuni in Italia non hanno neppure un negozio o un bar. Di qui un appello alla riorganizzazione istituzionale perché i Comuni non possono più lavorare da soli, ma devono farlo insieme.
• Affrontare la sfida del cambiamento climatico per la quale gli amministratori hanno bisogno di formazione perché si tratta di un tema nuovo di fronte al quale tutti sono impreparati.

Tutto questo è possibile – ha concluso Bussone – solo facendo riferimento a solidi lavori che orientino al bene comune. Per questo l’enciclica «Laudato si’» di papa Francesco è una guida molto efficace.

La mattinata è stata chiusa dall’intervento di don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele, di Libera e di Casacomune, che ha tra l’altro confidato la sua soddisfazione di veder realizzato un sogno fatto tante volte con il vescovo Renato, cioè di parlare di questi temi tra le montagne bellunesi.

Don Ciotti ha quindi proposto una lunga e bella disanima sulla «Laudato si’», sottolineando il connubio tra papa Francesco e san Francesco e come il linguaggio del Papa si rivolga a tutti e a tutte le religioni (ricordando che questa enciclica è stata firmata a Pentecoste ed è stata resa pubblica il giorno dell’inizio del Ramadam).

Don Ciotti ha poi evidenziato il tema dell’urgenza e quello della speranza (citando anche papa Luciani a proposito della necessità di una cura materna della casa comune), invitando infine a non ridurre l’enciclica a un manifesto verde, ma sottolineando che il Papa parla di ecologia integrale e che questa è una chiamata in causa che rende urgente crescere come comunità su questi temi e valori.

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