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venerdì 29 Marzo 2024,

Covid, ecco l’andamento dei ricoverati

I dati di Azienda Zero (report delle 8) aggiornati a oggi, mercoledì 14 ottobre. Dopo l'estate senza ricoverati, in ottobre l'aumento di malati bisognosi di cure ospedaliere è in netta crescita.

Dalla primavera sappiamo che per conoscere come sta andando l’epidemia di coronavirus il dato più importante da tenere sotto osservazione è quello delle persone ricoverate. Il numero dei positivi al tampone ci dà un’indicazione importante ma è molto impreciso: molti contagiati non vengono “intercettati” con il tampone e ricordiamo che l’Istat, qualche mese fa, sulla base dello screening sierologico condotto in tutta Italia era giunto alla conclusione che per ogni persona positiva al tampone dobbiamo immaginare che ce ne siano almeno altre 6 che sono ugualmente contagiate ma non sanno di esserlo. I contagiati, ricordiamolo, sono contagiosi, lo sono anche se non stanno male, anche se non hanno sintomi. Tutti i contagiati sono contagiosi, anche se – forse – in misura diversa. È provato che i bambini difficilmente si ammalano in modo serio, ma anche loro si possono contagiare e se rimangono contagiati contagiano a loro volta (tant’è vero che la Regione del Veneto consiglia che i bambini “negativi” ma che sono stati a contatto con un “positivo” cerchino, comunque, di non entrare in contatto con i loro nonni). Per questo la cautela è sempre d’obbligo, anche con i bambini.

Rispetto ai numeri dei “positivi” (che non ci dicono quanti sono in realtà i contagiati), quelli dei ricoverati sono numeri più “veri”, più precisi, numeri di persone che hanno il coronavirus e stanno male, abbastanza male da richiedere cure ospedaliere. Poco importa, in fondo, se il virus sia cambiato o no: se hanno bisogno di ricovero, significa che parecchie persone stanno male. Quasi sicuramente i ricoverati non hanno soltanto il coronavirus ma anche altre patologie, perché il coronavirus si fa pesante proprio negli individui più fragili, cioè i più anziani e le persone che hanno altre malattie importanti. Non per nulla nella prima ondata in provincia di Belluno su 110 morti, più o meno, 80 erano ospiti delle case di riposo. E anche oggi la maggior parte dei ricoverati (e dei morti) viene dalle case di riposo bellunesi, dove purtroppo il virus si sta ancora una volta diffondendo, per adesso in un numero limitato di strutture: bisogna fare di tutto perché non si “allarghi” ulteriormente. E tocca a tutti noi.

I malati che meritano cure ospedaliere vengono ricoverati nelle sezioni chiamate “ospedali di comunità”, oppure nei reparti di Malattie infettive e di Pneumologia, oppure nei “reparti Covid” che nella prima ondata erano stati creati perché nei reparti standard non c’era più posto, oppure – i più gravi – in Terapia intensiva. È come un iceberg: il coronavirus si diffonde ma rimane nascosto (non dà sintomi, non si fa vedere), rimane come “sott’acqua” finché non raggiunge un’ampia fascia di popolazione, finché la sua concentrazione non è abbastanza alta. Solo allora emerge la punta dell’iceberg: si cominciano a vedere i malati, che hanno in corpo una bella carica di virus, e si vedono anche i malati più seri o addirittura quelli gravi, che non possono essere curati a casa ed entrano in ospedale. Ma per ogni malato ricoverato, ci sono molti contagiati in giro. I ricoverati sono la punta dell’iceberg. Se i ricoverati aumentano, è perché in giro il virus si sta diffondendo sempre di più. Per questo dobbiamo tenere d’occhio l’andamento dei ricoveri e prevenire: naso e bocca dentro le mascherine, lavarsi le mani spesso e bene, non stare appiccicati agli altri. Così il coronavirus si può battere e potremo continuare a fare una vita abbastanza normale, senza malati e senza problemi con il lavoro. Ci vuole impegno e c’è speranza.

Il grafico dell’Amico del Popolo è basato sui dati ufficiali di Azienda Zero, l’Ulss centrale della nostra regione. Anche nella prima ondata, per i grafici il nostro giornale ha sempre preso a riferimento il report della mattina alle 8, in modo da avere una serie coerente. I numeri del report differiscono spesso dai numeri del bollettino quotidiano dell’Ulss 1 Dolomiti, a causa di un problema di sincronizzazione dei dati tra l’Ulss e la Regione. Il grafico dell’Amico del Popolo “scavalca” i mesi centrali dell’estate segnati da 0 ricoveri Covid e riprende la serie quotidiana dalla fine di agosto, quando in corsia sono ricomparsi i (pochi) malati. Poi, da ottobre, una crescita che si commenta da sé. Il dato è cumulativo, somma i dati di tutte le strutture ospedaliere provinciali, mettendo insieme i malati di diversa gravità ma comunque bisognosi di cure ospedaliere.

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