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giovedì 25 Aprile 2024,

In ottobre è continuata la perdita di posti di lavoro dipendente nel privato

Ne sono venuti a mancare 568 (148 in più dello scorso anno). Sul fronte delle assunzioni, che consentono di descrivere più fedelmente gli effetti della pandemia, i settori più colpiti in Veneto nel corso del 2020 risultano l’occhialeria (-66%), la concia (-41%) e il turismo (-40%).

Nel mese di ottobre si è registrato in Veneto un saldo occupazionale negativo pari a circa 11.500 posti di lavoro dipendente in meno, per effetto di 41.669 assunzioni (-13% rispetto ad ottobre 2019) e 53.226 cessazioni (-17%). Un risultato – sottolinea Veneto Lavoro nel presentare i dati – che è comunque migliore rispetto a quello registrato dodici mesi prima (-16.000 posizioni lavorative) e che consente di ridurre ulteriormente il differenziale rispetto al 2019, ora pari a 38.600 posti di lavoro in meno.

Se in Veneto il risultato di questo ottobre è stato migliore rispetto a quello del 2019, non così in provincia di Belluno dove quest’anno i posti di lavoro dipendente in meno nel settore privato in ottobre sono stati 568 (frutto di 1.364 assunzioni e 1.932 cessazioni), mentre nell’ottobre dello scorso anno i posti di lavoro perduti erano stati 420. Per quanto riguarda i primi 10 mesi del 2020, nel Bellunese i posti di lavoro persi sono stati 3.650 (frutto di 15.593 assunzioni e 19.243 cessazioni), mentre nel 2019 il saldo negativo era stato di 1.337. Da segnalare poi che in tutte le province venete, eccetto Venezia e Belluno, è positivo il saldo tra assunzioni e cessazione dei primi 10 mesi del 2020, anche se ovunque c’è stato un peggioramento rispetto al 2019.

La dinamica negativa dell’ultimo anno – spiega Veneto Lavoro – è frutto prevalentemente del forte calo delle assunzioni, che in Veneto nel secondo trimestre dell’anno si erano ridotte del 47% rispetto al 2019, salvo poi ridurre il gap al -8% nel terzo trimestre e riallargare la forbice al -13% nel mese di ottobre. La contrazione delle assunzioni ha a sua volta determinato anche una diminuzione delle cessazioni, soprattutto in riferimento ai contratti a tempo determinato venuti a mancare nei settori legati al turismo.

Il turismo è infatti il settore più colpito, nel quale si concentra il 39% della perdita occupazionale complessiva, pari a circa 15.000 posizioni di lavoro, per effetto del drastico calo di arrivi (-60%) e di presenze (-56%) nelle strutture ricettive venete. Perdite significative, nei primi dieci mesi dell’anno, si registrano anche nel metalmeccanico (-5.000), nella logistica (-3.800), nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (-3.700) e nell’occhialeria (-1.300). Nel mese di ottobre, per effetto degli andamenti stagionali, chiudono in terreno negativo l’agricoltura e i servizi turistici, mentre l’istruzione guadagna 1.300 posizioni di lavoro e l’ingrosso-logistica circa 700.

Sul fronte delle assunzioni, che consentono di descrivere più fedelmente gli effetti della pandemia, i settori più colpiti nel corso del 2020 risultano l’occhialeria (-66%), la concia (-41%) e, ancora, il turismo (-40%). Migliora il dato relativo al settore dell’editoria e della cultura, che grazie alle oltre 2.000 assunzioni registrate in ottobre, soprattutto a Venezia e per il lancio di alcune iniziative culturali temporanee, riduce al -30% il gap con il 2019.

A livello territoriale, le tendenze sono del tutto analoghe a quelle del 2019. Nel mese di ottobre i saldi risultano positivi a Vicenza (+492) e Padova (+486), e negativi nelle altre province: -8.509 posti di lavoro a Verona, -3.250 a Venezia, -568 a Belluno, -163 a Rovigo e -45 a Treviso. Le assunzioni diminuiscono maggiormente a Venezia (-17%), Rovigo (-15%) e Verona (-14%). Considerando l’intero 2020, saldi negativi si registrano solo a Venezia (-215) e a Belluno (-3.650), ma il peggioramento rispetto al 2019 è comune a tutte le province.

Diminuisce il flusso delle dichiarazioni di immediata disponibilità (DID) e, di conseguenza, il numero di ingressi in disoccupazione. Nei primi dieci mesi dell’anno ne sono state presentate 102.000, il 13,5% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, nel solo mese di ottobre poco meno di 13.000 (-28%). Una dinamica determinata da diverse concause: il lockdown, l’aumento del numero di scoraggiati, che hanno rinunciato a cercare un lavoro, e le misure di tutela dell’occupazione messe in atto dal Governo.

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