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sabato 4 Maggio 2024,

La bolletta dell’acqua aumenterà, Bim Gsp: «È necessario, mettiamo una pietra sopra quel che è stato»

Novantadue milioni di euro di indebitamento in pochi anni, ora l'esigenza di investire: su 85 milioni di metri cubi di acqua immessa nei tubi, solo 12 milioni vengono utilizzati e fatturati. Dieci milioni di metri cubi vanno alle fontane, il resto si disperde dai buchi.

La bolletta dell’acqua aumenterà perché senza aumento non si possono sistemare gli acquedotti bellunesi pieni di buchi né le fognature. Sennò tra dieci anni rischiamo di ritrovarci con le autobotti ad approvvigionare i paesi della nostra provincia colabrodo.

Lo hanno spiegato in conferenza stampa questo pomeriggio, mercoledì 2 dicembre, il consiglio di amministrazione di Bim Gsp e i sindaci Camillo De Pellegrin e Jacopo Massaro.

Si va male a parlare bene di Bim Gsp. Gli elementi, per una ricostruzione dei fatti, sono stati tutti snocciolati oggi, il cerino non è stato passato di mano, è stato raccontato tutto per filo e per segno. A partire da quarant’anni fa, quando la società doveva nascere e i sindaci di allora le conferirono acquedotti anche disastrati, anche lasciati senza manutenzione proprio perché tanto poi ci avrebbe pensato Gsp. Erano altri tempi, il debito pubblico era un concetto allegro, il senso di responsabiità era forse un po’ diverso da quello di oggi. Bim Gsp nasce e si avvia e cresce e investe e costa, le spese lievitano e lievitano ma nessuno ha il coraggio di aumentare le tariffe, così nel giro di un decennio si arriva all’indebitamento monster di 92 milioni di euro, debito lasciato crescere anno dopo anno rimandando (i sindaci-soci; i gestori della società) il “ricarico” sulle bollette. E siamo sull’orlo dell’abisso. Rischio fallimento di una società che è privata ma di cui sono soci (la proprietà) i sindaci, cioè i Comuni, l’ente pubblico, quello che eleggiamo noi cittadini. Novantadue milioni di euro di debito in una provincia piccola come Belluno in un solo decennio. Le banche? Non finanziano più nulla perché rischiano di non riavere indietro i soldi se va giù tutto. I creditori? Incalzano. Non resta altra strada che chiedere conguagli potenti ai cittadini-utenti, anche quattro o cinquecento euro a famiglia in un colpo solo come “saldo” di un presunto credito sui consumi dovuto da anni e mai riscosso: pagano tutti gli utenti di quella fase, abbiamo pagato per tutti, abbiamo pagato anche per le bollette troppo leggere di chi magari intanto si era trasferito via dalla nostra provincia. Si prova a voltare pagina, i nuovi sindaci danno mandato di tagliare e risparmiare su tutto, tutto, personale, spese, investimenti. Le nuove pesanti tariffe dell’acqua, aumentate di molto, danno un po’ d’ossigeno, si fanno altre operazioni finanziare, il debito con l’amministratore unico Giuseppe Vignato si riduce addirittura di 60 milioni di euro e si ferma a quota 32 milioni di euro. Oggi è così.

Avete presente gli effetti collaterali del coronavirus? Avete presente tutte le persone che stanno male o che sono anche morte non per il covid ma per le altre malattie che nel frattempo non sono state curate come si doveva? Ecco. Così Bim Gsp. Perché non è finita qui, c’è ancora un conto da pagare dopo quello dei 92 milioni di euro: sono i danni collaterali del debito mostruoso. Ora le reti degli acquedotti e delle fognature sono un disastro, gli investimenti non sono più rimandabili e dobbiamo ancora, noi cittadini-utenti, armarci di pazienza e prepararci ad aprire il portafoglio. Chi governa Bim Gsp adesso promette trasparenza totale e sa benissimo che la gente è arrabbiata, arrabbiata perché non vuole il nuovo e ulteriore aumento delle tariffe dell’acqua. Ma accettare l’aumento è inevitabile e i vertici di Bim Gsp chiedono a noi giornalisti di spiegarvi che dobbiamo avere il coraggio di mettere una pietra sopra tutto quello che è stato sennò non ne usciamo, perché l’acqua, la nostra acqua è uno dei beni più preziosi che abbiamo e adesso la stiamo sprecando, inquinando, esaurendo. È dunque necessario che Bim Gsp investa «per mettere una pezza ai grossi problemi che abbiamo». E investire costa. E dobbiamo pagare noi cittadini, tenendo presente che comunque le nuove tariffe non saranno le più alte del Veneto e che comunque l’aumento in bolletta coprirà un decimo delle spese, quindi altri soldi, molti altri soldi andranno reperiti in qualche altro modo. Inizia così il «nuovo corso» di Bim Gsp.

«La gente è arrabbiata e confusa», Camillo De Pellegrin lo sa bene, «ci dicono criminali, delinquenti, date contributi e poi fate buchi, leggiamo questo e ne siamo feriti». Anche perché l’universo Bim è complesso. C’è il Consorzio Bim che di soldi ne ha e sovvenziona anche iniziative locali. E la gente allora non capisce perché poi sia necessario aumentare le bollette, se il Bim “è ricco”. Ma il Consorzio Bim non è Bim Gsp, anche se poi sono gli stessi sindaci che lo governano, Bim Gsp è la società dell’acqua che ha 32 milioni di euro di indebitamento “pregresso” (il risanamento è stato addirittura concordato con la Corte dei Conti). I sindaci sanno bene quanto sia urgente investire sulle reti disastrate, vediamo cantieri di rattoppo ovunque, che comunque costano e durano quel che durano. I sindaci hanno chiesto a Bim Gsp di investire e il consiglio di amministrazione ha risposto che si può fare solo se si aumentano le bollette. I sindaci inizialmente si sono opposti, poi hanno trovato “la quadra”: sì agli aumenti ma dilazionati nel tempo. E investimenti sulle reti subito.

«Si spendeva più di quello che era coperto dalla tariffa e si rinviava al futuro l’aumento della tariffa», ha riassunto Jacopo Massaro, «una situazione assolutamente anomala che è stato un serissimo problema politico. Non può ripetersi più». Per questo adesso occorre responsabilità e i cittadini sono chiamati a capire e a collaborare. «Ora apriamo una fase più espansiva, cioè di investimenti, mettiamo in programma duecento milioni di investimenti, ce ne servirebbero trecento ma sarebbero troppi in questa fase. Dev’esserci un introito certo da tariffa». Gli aumenti? Massaro: «Nel 2021 l’aumento sarà di 65 centesimi al mese per una famiglia media di tre persone; nel 2022 altro aumento, di 1,80 euro al mese, poi nel 2023 un altro aumento di 1,20 euro al mese, sempre per un nucleo di tre persone. Questo è tutto. Abbiamo trovato un punto di equilibrio in questa gradualità. La tariffa non è alta se facciamo le comparazioni e comunque dobbiamo assumerci l’onere di fare dei passaggi dolorosi. Alcuni di questi investimenti sono vitali, abbiamo tirato la cinghia fino adesso e vediamo continuamente cantieri aperti per rattoppare le perdite. Interverremo a sostegno delle famiglie e delle aziende deboli». E l’utile degli anni scorsi, prodotto dalle bollette già rincarate? «L’utile lo abbiamo sempre dovuto applicare per rinforzare le riserve per poter rinegoziare i mutui con le banche, i soldi sono serviti per gestire le situazioni debitorie. Così abbiamo preso per i capelli una società che era prossima a portare i libri in tribunale. Mentre ora è in equilibrio e funziona abbastanza bene».

Attilio Sommavilla, da luglio presidente del consiglio di amministrazione: «La media della spesa per investimenti era di 8 milioni all’anno, intendiamo raddoppiare a 16 milioni all’anno e quindi ci serve anche il personale per la progettazione e per la gestione di un nuovo corso. Prima l’obiettivo era riportare in equilibrio finanziario la società, che ancora non è in equilibrio ma se vogliamo fare investimenti abbiamo bisogno di dotare Bim Gsp di risorse indispensabili». Operare in pareggio di bilancio? Un mito. «È nel libro dei sogni, sarebbe possibile solo se avessimo tutte le tubature a posto, il debito a posto eccetera. L’emergenza è altissima. Abbiamo tre indicatori: le perdite, la qualità dell’acqua e i sistemi di depurazione. In provincia di Belluno i tre indicatori hanno valori assolutamente peggiori rispetto a tutti i nostri competitors del Veneto. Le inefficienze», sempre il presidente, «sono nelle infrastrutture che non reggono più e devono essere sistemate. Parliamo di perdite del 70-80% nella rete acquedottistica! Immettiamo nei tubi 85 milioni di metri cubi alle sorgenti e fatturiamo consumi per 10-12 milioni di metri cubi! Dieci milioni vanno alle fontane, certo, ma il resto viene disperso. Se non potenziamo le reti oggi, il rischio che gli acquedotti non reggano più e che tra dieci anni ci dobbiamo approvvigionare con le autobotti non è lontano dalla realtà! In più abbiamo acqua molto spesso inquinata, acqua non bevibile, riceviamo denunce quotidiane. Il pareggio di bilancio? Non è una società che può permettersi un pareggio di bilancio. Ai cittadini dico: abbiamo una macchina che va migliorata, ma è la vostra macchina. Chiaro che dobbiamo metterci una pietra sopra, sul passato, sennò non ne usciamo».

«Partiamo da anni di gestione della cosa pubblica molto leggera e autoreferenziale», conclude Massaro, «poi questo sistema è andato assottigliandosi finché è collassato su se stesso. Dalle scelte del legislatore è discesa tutta un’altra situazione. Ora tutti facciamo la nostra parte, questo cda si assume anche la responsabilità di fare delle scelte scomode. La riacquisizione di fiducia da parte della popolazione passa attraverso un percorso lungo, lento e faticoso».

Luigi Guglielmi

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