Che il Veneto sia messo molto male, per numero di positivi al coronavirus rispetto alla popolazione, si sa. E che Belluno, nel Veneto, sia la provincia messa peggio, anche questo è noto. Ma quanto va peggiorando nel tempo, Belluno? E quanto peggiorano, a confronto, le altre province venete?

I numeri della Protezione Civile aggiornati a oggi, mercoledì 16 dicembre, portano a tracciare un quadro molto pesante. Nelle ultime due settimane, da mercoledì 2 dicembre a oggi, la provincia di Belluno ha visto aumentare del 34,9% i casi di persone positive al coronavirus, verificati mediante il tampone molecolare, quello più sicuro, che richiede giorni per il risultato. Significa, in cifre assolute, che sono stati trovati 3.090 nuovi bellunesi positivi in sole due settimane. Meglio essere chiari: parliamo del 35% di positivi in più rispetto al totale dall’inizio della pandemia. Ancora più chiari: nei primi otto mesi di pandemia sono emersi quasi 9 mila bellunesi positivi, ma gli ultimi 3 mila positivi (siamo a 12 mila dall’inizio) si sono evidenziati in sole due settimane. Se dicembre progredirà così, in un mese potremmo registrare un numero di casi vicino al numero precedentemente totalizzato in otto mesi. Ricordiamoci che si ritiene che il virus sia letale nell’1% dei casi. E facciamoci due conti. E ricordiamoci che i positivi non sono i contagiati, perché i tamponi intercettano solo una parte dei contagiati.

E il resto del Veneto? Meglio di tutti Padova, dove pure l’incremento è drammatico: +28,7% con +8.202 nuovi casi. All’altro capo, la provincia veneta messa peggio per incremento non è Belluno ma Verona, con addirittura +38,1% di casi, in cifre assolute 10.733 positivi in più nelle ultime due settimane. Seguita – questo può sorprendere – dalla solitamente “tranquilla” Rovigo dove i positivi sono aumentati del 36,9% (+1.524 casi). Ricapitolando: Verona la peggiore, poi viene Rovigo, poi Belluno, poi Venezia (+34,1%, +7.543), poi Treviso (+33,0%, +9.640), poi Vicenza (+30,8%, +8.276) e infine Padova con il minore incremento.

Luigi Guglielmi

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