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venerdì 29 Marzo 2024,

Rilancio, siamo agli sgoccioli. I sindacati: «Non resteremo inermi ad aspettare il funerale di Acc»

Fim, Fiom e Uilm: l’indecisione dell’Europa e il mancato apporto dei finanziamenti bancari rischiano di bloccare l’operazione di salvataggio.

Non c’è più tempo da perdere. L’Acc di Mel è una fabbrica che produce a pieno regime. Ma l’indecisione dell’Europa e il mancato apporto dei finanziamenti bancari rischiano di bloccare l’operazione di salvataggio. Tutta la preoccupazione è emersa oggi, martedì 5 gennaio, dall’incontro tra le segreterie provinciali di Fim, Fiom e Uilm e Maurizio Castro, commissario straordinario di Wanbao Acc.

Un incontro da cui si è appreso che «i volumi produttivi previsti per il 2021 si confermano altissimi», spiegano Fim, Fiom, Uilm e le rsu, «oltre i 2,2 milioni di compressori e l’inizio d’anno è corrispondente a quelli del primo decennio del secolo, quando Acc era tra i leader mondiali del settore. Il nuovo compressore modello 139 a velocità variabile sta riscuotendo grande interesse sul mercato, in quanto le sue prestazioni lo collocano al vertice della categoria dei compressori cosiddetti “premium” e la sua industrializzazione avrà inizio a partire dal mese di settembre 2021».

Eppure, «nonostante tutte le misure adottate sin qui, la liquidità di Acc si esaurirà nelle prossime settimane, a causa del mancato apporto dei finanziamenti bancari attesi a seguito dell’autorizzazione Europea, che invece è stata procastinata nel tempo. Ribadiamo con forza, ancora una volta, che Acc di Mel è una fabbrica che produce a pieno regime, è riconosciuta dal mercato della refrigerazione domestica Europea come essenziale e ha grandi potenzialità di accrescere le sue quote di mercato, la sua tecnologia e i suoi livelli occupazionali».

Anche la Regione del Veneto, qualche giorno fa, aveva usato parole forti nel commentare la notizia della mancata risposta da parte della Commissione europea alla richiesta del Governo italiano di sostenere il salvataggio dello stabilimento di Borgo Valbelluna. Salvataggio che riguarda non solo Acc, ma anche l’ex Embraco di Riva di Chieri, in provincia di Torino. Le due aziende, assieme, costituiscono l’asse portante del grande progetto del Polo integrato del compressore italiano (ItalComp), «per sfidare i colossi asiatici che scorrazzano indisturbati nei mercati Europei a colpi di dumping», continuano i sindacati, «nell’indifferenza della Commissione Europea, che da un lato finge di non accorgersi degli aiuti pubblici ai grandi gruppi cinesi del compressore e smentisce se stessa autorizzando la giapponese Nidec a riaprire lo stabilimento austriaco ex Acc che le aveva ordinato di vendere solo qualche mese prima, e dall’altro è particolarmente solerte nel paralizzare con ripetuti rinvii la continuità di Mel».

«Abbiamo sempre creduto, apprezzato e sostenuto le intenzioni del Governo: ItalComp è una vera operazione di politica industriale pubblico-privata con investimenti strategici che va finalmente nella direzione giusta, dopo decenni di colpevole inerzia e pigrizia», sostengono ancora. Non è più tempo, dunque, di dichiarazioni fini a se stesse. «Da settimane sollecitiamo un incontro decisivo per il futuro di Acc», dicono con forza le segreterie provinciali, che a fine anno hanno chiesto anche un incontro urgente al prefetto di Belluno. « Il Governo deve a stretto giro convocare le Regioni, i sindacati, gli enti locali, il commissario straordinario; e deve una volta per tutte: definire una scaletta credibile e impegnativa per la costituzione e per l’operatività della NewCo ItalComp a guida Invitalia; affidare a un soggetto imprenditoriale bancario o industriale un intervento-ponte a favore di Acc che la mantenga attiva sino a quando non sarà rilevata da ItalComp (è un intervento che costa pochi milioni – meno di 10 – che possono essere garantiti in restituzione da Invitalia in diverse forme al momento del passaggio delle consegne ACC-ItalComp, programmabile per la primavera 2021)».

Infine, un passaggio sul grande impegno, sacrificio e dedizione di lavoratrici e lavoratori che «hanno garantito la continuità produttiva nel corso di tutto il 2020 nonostante il costante clima di incertezza per il loro futuro, e con loro le comunità locali del Bellunese non possono più aspettare. Per noi e per tutti loro la sola idea che una grande fabbrica in pieno sviluppo venga abbandonata e tradita è socialmente, moralmente e politicamente inaccettabile. La Regione del Veneto, che ha fin da subito e sempre accompagnato con generosità la lotta dei lavoratori per il loro futuro e per la dignità del loro lavoro e il Governo che ha saputo gestire con saggezza la crisi aperta in modo irresponsabile da Wanbao oltre un anno fa, devono urgentemente e definitivamente dare concretezza ai loro impegni e ai loro sforzi».

Martina Reolon

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