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martedì 16 Aprile 2024,

Virus, puntare alla «zona bianca»: la soglia è 50, Belluno con oggi scende a 224

Il Veneto la scorsa settimana ha chiuso a quota 366, Belluno dieci volte sopra il limite con 509 nuovi positivi ogni 100 mila abitanti, ma poi nei giorni scorsi c’è stato un forte miglioramento.

Il nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm), che porta la data del 14 gennaio 2021, conferma e anzi inasprisce alcune misure per il contrasto alla diffusione del coronavirus sars-cov-2 ma apre una prospettiva verso la quale tendere: è la «zona bianca», cioè un’area regionale dove i nuovi casi di persone positive al tampone sono pochi e c’è motivo di pensare che il contagio sia quasi fermo e controllabile (grazie al tracciamento, difficilissimo sopra la soglia 50).

Diciamolo subito: il Veneto e, peggio, Belluno sono ancora ben lontani dalla «zona bianca». Il Dpcm ha recepito le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) che ritiene sostanzialmente sicure le aree dove i nuovi positivi sono meno di 50 ogni 100 mila abitanti nell’arco di una settimana, condizione che deve verificarsi per tre settimane consecutive. Nella scorsa settimana (dal 4 al 10 gennaio) il Veneto ha chiuso con 366 nuovi positivi su 100 mila abitanti, Belluno peggio con ben 509 nuovi positivi su 100 mila abitanti: significa dieci volte di più della soglia di sicurezza. Ma poi c’è stato un netto miglioramento e i nuovi casi si sono praticamente dimezzati.

La «zona bianca», chiamata anche «area bianca» o «fascia bianca», è una regione nella quale il rischio di contagio è basso e dove praticamente tutte le attività possono ripartire, lo dice il nuovo Dpcm. Nessuna regione in Italia è ancora «zona bianca», ma ci si arriverà: un po’ con le misure di contenimento ma soprattutto mano a mano che la vaccinazione raggiungerà un numero sempre maggiore di cittadini. Il governo ha spiegato che in «zona bianca» non si applicano le misure restrittive previste dai Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri per le aree gialle, arancioni e rosse ma le attività si svolgono secondo specifici protocolli. Nelle «aree bianche», in ogni caso, potranno comunque essere adottate, con Dpcm, specifiche misure restrittive in relazione a determinate attività particolarmente rilevanti dal punto di vista epidemiologico.

Dicevamo, Belluno e il Veneto sono ancora lontani dalla «zona bianca» (bisogna scendere sotto 50 e restarci per tre settimane di fila) ma la tendenza dei nuovi positivi è in netto calo e questo fa ben sperare. Per il nostro grafico abbiamo utilizzato il dato regionale settimanale relativo ai nuovi positivi (366 su 100 mila abitanti) diffuso dalla “cabina di regia” del Ministero della Salute che è stata istituita il 30 aprile scorso. Il monitoraggio n. 35 si riferisce alla settimana che va dal 4 al 10 gennaio e indica per il Veneto un indice Rt pari a 0.95 (Rt misura la capacità di riproduzione del virus nel tempo). Non male: un Rt sotto 1 farebbe meritare l’area gialla, ma è proprio l’elevato numero di nuovi positivi che spinge comunque a considerare il Veneto un “sorvegliato speciale”, «a rischio alto», assegnandolo per questo all’area arancione. C’è chi sta peggio: Alto Adige, Lombardia e Sicilia da venerdì 15 gennaio sono entrate in «zona rossa», solo loro.

E la settimana in corso? L’Amico del Popolo calcola i nuovi positivi della provincia di Belluno sulla base delle tabelle mattutine di Azienda Zero (mentre l’Ulss 1 Dolomiti preferisce quelle delle 17, che però non consentono una serie completa e dunque non sono precise dal punto di vista statistico). Questa settimana, da lunedì 11 a domenica 17, i valori appaiono in netto miglioramento (ma c’è sempre il dubbio sul numero di tamponi che vengono eseguiti): mentre per il dato ufficiale veneto bisognerà attendere il monitoraggio n. 36 della cabina di regia, che sarà divulgato probabilmente venerdì prossimo, per la provincia di Belluno possiamo già dire che siamo scesi a 224 nuovi positivi su 100 mila abitanti (tuttavia, è più di quattro volte la soglia di maggiore sicurezza). Guardiamo il bicchiere mezzo pieno: il miglioramento c’è ed è molto evidente. Per dirla con l’Alto Cordevole, «mèi ziéde!».

Luigi Guglielmi

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