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giovedì 25 Aprile 2024,

Lettera del Vescovo per l’inizio della Quaresima

Un invito a vivere nella gioia che deriva, anche nei turbamenti e nell’oscurità, dalla consapevolezza che tutti abbiamo trovato grazia agli occhi di Dio. Un’esortazione a “potare” le parole e i gesti che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano.

Si affianca al messaggio di papa Francesco il testo che il vescovo di Belluno Feltre, Renato Marangoni, ha indirizzato oggi ai presbiteri e ai diaconi, unitamente alle rispettive comunità, in occasione della Quaresima che inizierà domani con il mercoledì delle ceneri. Eccone qui di seguito il testo.

«Carissimi,
un semplice e cordiale buon cammino! Questa Quaresima è un tempo “buono” sul versante dell’amore e della cura di Dio. Anche noi possiamo abitare e muoverci in questa bontà. Permettete due pensieri, accanto al messaggio di papa Francesco: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme…” (Mt 20,18). Quaresima: tempo per rinnovare fede, speranza e carità”.

Un primo pensiero viene dalla lettura della Genesi di oggi, martedì 16 febbraio, in chiusura del tempo di carnevale vissuto in restrizione. L’autore, interpretando il pensare e l’agire di Dio, dice che egli “si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo” (Gn 6,6). Ma subito dopo – come un sussulto evangelico – annuncia che “Noè trovò grazia agli occhi del Signore” (Gn 6,8). Sì, in Gesù Cristo noi abbiamo tutti trovato grazia agli occhi di Dio. Viviamo la Quaresima in questa visione di grazia: ci dà gioia, pur nei turbamenti e luce, pur nelle oscurità!

Un secondo pensiero nasce dallo scorgere, in questi giorni, nei giardini di casa, la potatura di alcune piante e il predisporre il terreno per la primavera. Occorre prepararsi: c’è sempre qualcosa da potare e di cui liberarsi per rendere più facile il nuovo germogliare. La Quaresima intesa così si fa intraprendente attesa. C’è anche qualcosa da lasciare e di cui alleggerirsi. Mi pare indovinato un passaggio del messaggio di papa Francesco che ci sollecita a “potare” quelle “parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano” e, con le parole, i gesti e le opere. Dall’altro canto, occorre cogliere i segni della primavera: è tempo questo per “dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano”. Dedichiamoci anche a porre segni di vita.

Possono essere un’ulteriore benedizione anche i Giorni dello Spirito e di comunità, insieme alle proposte formulate dagli Uffici diocesani per l’annuncio e la catechesi, di pastorale della famiglia e di pastorale della missione. “Poca cosa”, ma quello che si fa con il cuore diventa una benedizione.

Sia così per il presbiterio, per le nostre comunità, in particolare per chi si sente affaticato e nel dolore.

Belluno, 16 febbraio 2021

+ Renato, vescovo»

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