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venerdì 26 Aprile 2024,

Comitato sanità: «C’è la volontà di investire sulla rete ospedaliera di montagna?»

Sul tavolo i 52 milioni di euro stanziati dalla Regione del Veneto, per cui l'Ulss 1 Dolomiti non compare tra i destinatari. Sia il Comitato che il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, si chiedono perché l'azienda sanitaria non abbia avanzato proposte.

Neanche un euro per la sanità bellunese. La denuncia era presente nei giorni scorsi sulla pagina facebook «Difendiamo l’Ospedale San Martino di Belluno» e tra ieri e oggi sono tornati sul tema anche il Comitato sanità Agordina e il sindaco di Belluno Jacopo Massaro. La questione è nota: la Regione del Veneto ha stanziato 52 milioni di euro per investimenti a favore delle aziende sanitarie e per ospedali più moderni. Un piano di interventi che coinvolge quasi tutto il territorio regionale: escluse, infatti, l’Ulss 6 Euganea (anche se sono previsti oltre 3,5 milioni di euro per l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova) e l’Ulss 1 Dolomiti. A catturare l’attenzione del Comitato sanità Agordina sono le dichiarazioni dell’assessore regionale Manuela Lanzarin che, ad accompagnamento del comunicato con cui sono stati annunciati i finanziamenti, ha detto che «i progetti sono stati preposti dalle Aziende stesse, che hanno saputo valutare le loro esigenze e avanzato proposte accompagnate da valutazioni tecniche pertinenti e coerenti con la programmazione».

«Ci si chiede, in relazione alle parole dell’assessore regionale, dove vivano i vertici dell’Azienda “Dolomiti”, cosa ci stanno a fare se non conoscono le esigenze del loro territorio, se non avanzano proposte, pur avendo già dei progetti nei cassetti come nel caso dell’ospedale di Agordo», dice il Comitato sanità Agordina. «Cosa ne pensano i rappresentanti politici agordini, dal consigliere regionale agli amministratori locali, conoscendo loro molto bene la situazione e lo stato del primo piano dell’ospedale agordino, sapendo cosa prevede la programmazione regionale e tenendo conto del fatto che l’unico intervento di investimento, la ristrutturazione del Pronto Soccorso, è finanziato prevalentemente (oltre l’80%) dai Comuni della nostra vallata? Ci si domanda se nella mente dei vertici della nostra Azienda – seppur tutti alla soglia di fine mandato, ma ciò non può essere un alibi perché fino al termine del loro incarico hanno il dovere di cercare le soluzioni alle necessità del loro territorio e dei suoi abitanti -, e dei rappresentanti politici bellunesi e in particolare locali, ci sia una progettualità relativamente ai servizi sanitari e alla loro organizzazione compresa la gestione della rete ospedaliera».

«E cosa dire delle notizie che durante i mondiali di sci l’ospedale di Cortina, gestito da privati, ma convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale, rafforza lo staff medico prevedendo ortopedico, medico di pronto soccorso, tecnico radiologo, anestesista e analogamente si fa all’ospedale di Pieve di Cadore dove sono stati previsti sicuramente l’implementazione delle figure mediche di radiologia, provenienti da Belluno?», prosegue il Comitato. «A botta calda si può affermare che, se circa un migliaio di persone richiedono questa organizzazione per garantire un servizio efficiente ed efficace, non si comprende perché i 20.000 e più abitanti del Cadore, Val Boite e Comelico, oppure i 19.000 agordini non meritino altrettanta attenzione».

La nota passa poi a trattare nello specifico la situazione dell’Agordino, dove il «servizio di radiologia vede all’opera un solo medico e il servizio di refertazione è limitato fino alle ore 14, senza dimenticare che nulla è cambiato per quanto riguarda il servizio prelievi e analisi di cui si era già data evidenza nel recente passato. Ricordiamo pertanto ai vari politici locali, regionali e a Zaia che va bene l’ottima organizzazione sanitaria per le Olimpiadi, ma che prima di tutto va tutelata la salute di chi vive in montagna 365 giorni l’anno».

Infine, una parola rivolta al tessuto economico turistico che «in questi giorni sta giustamente facendo sentire la propria voce e sta chiedendo attenzioni per il proprio settore duramente colpito dagli effetti della pandemia. Siamo solidali con loro e anche noi crediamo che lo Stato debba avere maggiore considerazione per queste realtà oggi fondamentali per le comunità delle nostre vallate. Tuttavia ci permettiamo di ricordare, come ha fatto nei giorni scorsi l’imprenditore agricolo Hermann Follador, che la montagna non è solo le piste e gli impianti. La montagna e la sua salvaguardia devono essere viste a 360°. Se vogliamo tenere le persone nelle terre alte dobbiamo batterci affinché siano garantiti parimenti agli abitanti il diritto al lavoro e alla salute».

Oggi la presa di posizione del sindaco di Belluno. «Ancora una volta la sanità bellunese viene dimenticata, e mai come in questo momento drammatico questo assume significati ancora più importanti», denuncia Massaro. «Ora scatterà il tradizionale scaricabarile, ma è evidente che non è accettabile essere l’unica provincia a non vedere investimenti per l’innovazione delle sue strutture sanitarie». La Giunta Regionale del Veneto ha infatti approvato nei giorni scorsi la delibera che dà il via all’operazione, delibera che prende atto dei pareri favorevoli alla congruità delle spese espressi dalla Crite-Commissione regionale per gli investimenti tecnologici e in edilizia sociosanitaria, valutando ed approvando una serie di progetti presentati dalle aziende Ulss e ospedaliere: «Bisogna fare chiarezza, ma c’è una sola certezza: a Belluno non arriva un euro. Il fatto sotto gli occhi di tutti è che nel momento della più grande emergenza sanitaria dell’ultimo secolo nel nostro territorio, già in difficoltà per le sue caratteristiche orografiche e per le infrastrutture di collegamento, con questa manovra non arrivano investimenti nel settore sanità».

Fin da quando, pochi giorni fa, è stato ufficializzato il piano degli interventi, la maggioranza di Palazzo Rosso si è confrontata e attivata per fare luce sulla questione; Massaro è perplesso anche in merito alle “giustificazioni” arrivate via social da un esponente bellunese a Venezia: «Mi meraviglio che per un rappresentante del Bellunese, per di più di quelle terre alte così delicate sotto tanti profili, bastino come giustificazione gli interventi già finanziati, come l’adeguamento sismico e antincendio dell’Ospedale San Martino, la piastra chirurgica di Feltre o altre opere ad Agordo e Pieve di Cadore. Da non dimenticare poi come ad esempio nel caso di Belluno i fondi fossero statali, mentre per Feltre la metà arrivava dalla Regione, mentre il resto dall’Ulss 1, dai Fondi dei Comuni Confinanti e da Fondazione Cariverona. Il passato non può essere sufficiente a giustificare la mancanza di oggi: d’altra parte, anche gli interventi citati sono arrivati solo dopo anni e anni di assenza di investimenti. La pandemia ci ha mostrato come rimanere fermi, quando si parla di sanità pubblica, non sia un atteggiamento accettabile».

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