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giovedì 28 Marzo 2024,

Pastora per amore, riceve i fondi Ue perché aiuta la sostenibilità

Graziella Froner tiene puliti boschi e pascoli a Selva di Cadore grazie al gregge di pecore.

S’intitola «Storie di sviluppo rurale tra presente e futuro» la docuserie della Regione Veneto dedicata agli agricoltori che, utilizzando i fondi europei del Programma di sviluppo rurale (Psr), hanno investito in innovazione, sostenibilità ambientale e competitività aziendale.
Tra loro c’è l’allevamento di pecore di Graziella Froner, associata a Confagricoltura Belluno, che, come racconta nel video pubblicato dalla Regione Veneto sul sito dei fondi Psr, è diventata pastora per amore e da 34 anni segue suo marito che, come lei, si occupa di pastorizia. Insieme pascolano circa un migliaio di pecore nei prati di Selva di Cadore, dove hanno preso una malga in affitto. Una zona ideale per le pratiche agricole, i pascoli e il turismo, che senza un lavoro di salvaguardia rischierebbe, però, di andare incontro a deterioramento ambientale. Perciò la presenza di Graziella e del marito, con la cura dei terreni e dei pascoli, è stata premiata dai fondi del Psr: circa 30.000 euro di sostegno per mantenere e valorizzare gli ecosistemi montani.

«L’aiuto dei fondi europei ci ha permesso di proseguire nella nostra attività, che altrimenti sarebbe sempre più difficile portare avanti», spiega Graziella, che ha 55 anni ed è originaria di Pergine Valsugana. «Alleviamo animali da carne, ma è un lavoro che rende sempre meno e non ripaga i sacrifici. Anche la vendita dell’agnello e del castrato, attività che è una tradizione di famiglia, non è più redditizia come un tempo. A tutto questo, negli ultimi anni, si è aggiunto il problema del lupo, che è un grande pericolo per il nostro gregge. L’estate scorsa ha scavalcato il recinto, di notte, e ha sbranato 25 pecore».

Graziella e il marito vanno in malga in giugno e scendono a valle verso settembre. Poi, per tutto l’inverno e la primavera, portano il gregge in transumanza in pianura, dal Veneto verso il Friuli Venezia Giulia. Una vita difficile, che svolgono a bordo di un camper. «Non è facile stare in giro sempre e l’età si fa sentire», racconta Graziella. «D’altra parte la famiglia di mio marito è da sempre nella pastorizia e io, per stargli accanto, continuo a pascolare il gregge. D’estate, in malga, ci raggiungono le nostre due figlie, che d’inverno stanno a casa e studiano, e ci danno una mano. Se non ci fossimo noi e altri pastori, i pascoli di Selva sarebbero in abbandono, perché il bosco avanza. Le pecore, brucando l’erba, tengono pulita la montagna e i dirupi, così quando arrivano i turisti trovano tutto in ordine. Il mestiere del pastore, però avrebbe bisogno di maggior sostegno».

Ne è convinto Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno: «Vivere in montagna allevando pecore è difficile. Anche i servizi offerti nelle città vengono a mancare. Inoltre con la presenza del lupo la gente perde sempre più la voglia di vivere in montagna. E se va via o abbandona l’attività, scompare un utile presidio del territorio svolto da gente che non fa solo pastorizia, ma custodisce l’ambiente e tiene curati prati, fossati, boschi. E le conseguenze di tutto questo arriveranno a cascata anche in pianura. Inoltre si andranno a perdere prodotti originali e genuini, che scompariranno anche dai menù dei ristoranti di montagna. E andrà a finire che mangeremo l’agnello che arriva dall’Australia. Per questo bisogna sostenere questo genere di attività, un’opportunità che può essere offerta anche ai giovani di città, che potrebbero appassionarsi a un lavoro a contatto con la natura».

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