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martedì 23 Aprile 2024,

Viabilità, Filt: «Generalizzare il modello Anas? Significa esportare il modello 51 di Alemagna e condannare a morte certa la provincia»

È ufficiale: con la riclassificazione, da aprile, ci sarà la “restituzione” ad Anas di una parte di rete viaria bellunese che storicamente era statale e che, nel corso degli anni 2000, era stata affidata alla gestione regionale (e da questa, per la sussidiarietà, trasferita alla Provincia). Un sospiro di sollievo, almeno dal punto di vista finanziario, per la viabilità bellunese? Per la Filt Cgil le cose non stanno esattamente così.

È ufficiale: con la riclassificazione, da aprile, ci sarà la “restituzione” ad Anas di una parte di rete viaria bellunese che storicamente era statale e che, nel corso degli anni 2000, era stata affidata alla gestione regionale (e da questa, per la sussidiarietà, trasferita alla Provincia). E nelle mani di Anas traslocherà anche la Sp 1 della Sinistra Piave, asse strategico per la Valbelluna. Un sospiro di sollievo, almeno dal punto di vista finanziario, per la viabilità bellunese? Per la Filt Cgil le cose non stanno esattamente così, anzi. È vero che a Palazzo Piloni, dal 2011, non vengono più trasferite le risorse per la gestione delle strade cosiddette ex Anas. Ma bisogna fare attenzione: «L’ente Provincia perde la proprietà della rete viaria strategica e, parallelamente, qualsiasi titolarità nella gestione del servizio», sottolinea Alessandra Fontana, segretaria generale Filt Belluno. «Al di là della proprietà formale delle strade, riteniamo necessario che vada garantita una gestione unitaria dell’intera rete viaria territoriale (strade statali, regionali e provinciali storiche). Solo così possono essere garantite le necessarie economie di scala e il pieno rispetto degli standard di sicurezza e di qualità nella gestione del servizio». In parole povere, al trasferimento delle strade allo Stato deve seguire l’ingresso di Anas in un soggetto pubblico compartecipato dagli stessi proprietari delle strade (Stato, Regione, Provincia). «Un soggetto che c’è già ed è Veneto Strade», continua Fontana, «che dovrà occuparsi della gestione dell’intera rete viaria provinciale, attraverso la forma dell’affidamento in house».

Sul tema la Filt ha scritto a Palazzo Piloni, quale titolare attuale di un’importante parte della rete viaria che rimane del demanio Provincia e quale socio all’interno della società Veneto Strade. «Qual è il nostro timore? Che un domani si possa perdere il controllo delle strade, dopo battaglie portate avanti per anni affinché la gestione fosse territoriale», fa presente ancora Fontana. «Da domani le strade tornano di competenza statale, ma riteniamo che il modello di Anas non sia adeguato alla nostra provincia. Un conto sono le questioni finanziarie, un altro discorso è la gestione effettiva della viabilità, che è a tutti gli effetti un servizio e anche un’opportunità». Con la riclassificazione tornano ad Anas Sr 203 Agordina, Sr 348 Feltrina, Ss 48 delle Dolomiti, Sp 251 Val di Zoldo, Sp 346 San Pellegrino, Sp 347 Cereda e Duran. E viene trasferita la Sp 1 storica della Sinistra Piave. «A colpo d’occhio appare evidente come la rete viaria riclassificata abbia una particolare importanza per il territorio provinciale», continua al Filt. «Si tratta dei passi di collegamento con altre Province e Regioni, determinanti per il territorio e per il suo futuro industriale e turistico. Un’analisi legata solo al costo chilometrico rischierebbe dunque di essere riduttiva e di non evidenziarne l’effettiva potenziale perdita strategica».

Nell’elaborazione dello studio inviato alla Provincia, la Filt ha utilizzato i parametri economici indicati dallo Studio Praxi del 2017. Emerge un rilavante scostamento di costo tra Sp ex Anas (26 euro a km) e Sp storiche (15 euro a km). Altrettanto evidente è la differenza di costo tra le strade regionali in capo alla Regione (25 euro a km) e tutte le strade in capo alla Provincia di Belluno (ex Anas e Provinciali, 20 euro a km).

Ma non finisce qui, alla Filt il modello Anas non piace anche per altri motivi: la qualità degli appalti; il ritardo e la non adeguatezza degli interventi; la mancanza di un interlocutore stabile sul territorio; la qualità del lavoro, che vede lavoratori spesso in subappalto, senza la garanzia del rispetto delle norme di sicurezza. «Generalizzare il modello Anas significherebbe condannare a morte certa la Provincia, esportando il modello 51 di Alemagna», sbotta Nicolla Zambelli, rsu Filt Cgil, preoccupato anche per il futuro del personale di Veneto Strade. Luca Sommavilla, sempre rsu, s’interroga su un altro aspetto: «Provincia e Regione hanno sempre rinunciato ai canoni d’accesso per uso privato o produttivo che, sulla Sp 1, solo per fare un esempio, sono tantissimi. Ci chiediamo: Anas farà lo stesso?».

Martina Reolon

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