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venerdì 19 Aprile 2024,

Case di riposo: non bloccare la proposta che affronta il problema della carenza di infermieri

Presa di posizione dei presidenti degli enti gestori delle Residenze per anziani non autosufficienti del distretto di Belluno dell'Ulss Dolomiti che sottolineano che al momento sono costretti a ridurre l’offerta di assistenza.

Lo scorso 2 aprile nel Bollettino ufficiale della Regione Veneto è stata pubblicata la delibera della Giunta regionale n. 305 che approva il percorso di «Formazione complementare in assistenza sanitaria dell’Operatore socio-sanitario» con l’obiettivo di formare 510 operatori (30 per il territorio dell’Ulss 1 Dolomiti) su tematiche di particolare rilevanza sanitaria in modo che possano assumere dei compiti preclusi al loro profilo professionale di base e fino ad ora riservati alle professioni infermieristiche.

Si tratta di un provvedimento da lungo tempo annunciato dai vertici regionali e fortemente atteso dai gestori delle Residenze per anziani, che stanno fronteggiando da mesi la drammatica scarsità di figure infermieristiche il cui spostamento verso l’impiego nella sanità pubblica non pare indirizzato a rallentare. Una carenza che ha già di fatto compresso l’offerta residenziale per anziani non autosufficienti, peraltro a sua volta limitata dal numero di impegnative non sufficienti per rispondere alla domanda, riducendo i posti disponibili nelle residenze accreditate per accoglierli. Si pensi, solo a titolo di esempio, alla riduzione di oltre 30 posti letto che ha interessato la Residenza Gaggia Lante del capoluogo bellunese (non si tratta dunque solo di criticità organizzative degli enti gestori, ma di una vera emergenza con ricadute sociali).

L’approvazione della delibera ha scatenato reazioni veementi da parte del Coordinamento degli Ordini delle professioni infermieristiche della Regione Veneto e delle organizzazioni sindacali. Il primo lamenta l’insufficienza della formazione prevista dalla delibera (150 ore teoriche più 250 di tirocinio) a fronte della complessità dei nuovi compiti ipotizzati per i nuovi Oss specializzati, definendo irricevibile il testo della norma; i secondi stigmatizzano la mancanza di un chiaro inquadramento contrattuale per queste figure che si troverebbero, questa la tesi, a valicare il confine del proprio ruolo assistenziale per invadere quello sanitario senza che tale evoluzione possa essere valorizzata e al tempo stesso tutelata sotto un profilo giuslavoristico.

I temi posti possono essere oggetto di discussione e i contenuti perfezionabili, ma i presidenti degli enti gestori delle Residenze per anziani non autosufficienti del distretto di Belluno dell’Ulss 1 Dolomiti richiamano il contesto di assoluta emergenza in cui anche il dibattito attorno a questo provvedimento andrebbe auspicabilmente ricondotto. In questo momento l’alternativa è la pura e semplice assenza di risposte ai bisogni degli anziani e delle loro famiglie. Anzi – sottolineano – lo stesso intervento previsto dalla delibera 305 non sarà assolutamente sufficiente a coprire per intero la fuoriuscita degli infermieri dalle case di riposo, ma si tratta di una boccata d’aria comunque irrinunciabile.

Condividendo quindi la finalità del provvedimento regionale, per scongiurare il rischio di una interruzione dell’assistenza, i presidenti delle Residenze per anziani non autosufficienti del distretto di Belluno dell’Ulss 1 Dolomiti auspicano «che la Regione e le parti coinvolte abbiano la volontà e di trovare una sintesi delle reciproche posizioni per dare gambe ad una proposta che, in tempi brevi, metta i gestori delle Residenze per anziani nelle condizioni di continuare ad accogliere e farsi carico delle persone non autosufficienti».

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