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venerdì 19 Aprile 2024,

Acc, a giorni il tavolo per affrontare la questione più urgente: i soldi per salvare l’azienda

Oggi sindacati e lavoratori sono scesi a Venezia e sono stati ricevuti da Zaia. A stretto giro un incontro in cui si discuterà anche l'ipotesi del prestito ponte da fornitori e clienti.

Venerdì, al più tardi lunedì, il tavolo per affrontare la questione più urgente: i soldi per salvare l’azienda. Oggi, mercoledì 12 maggio, un centinaio di lavoratori di Acc è sceso a Venezia per manifestare davanti a palazzo Ferro Fini. Con loro i rappresentanti di Fiom, Fim e Uilm bellunesi e veneti e una delegazione del Partito di Rifondazione Comunista di Belluno. Le parti sociali sono state poi ricevute dal presidente della Regione, Luca Zaia, «che ha dato la disponibilità ad aprire un tavolo con cui si possa mettere la parola definitiva a quella che è la priorità: tenere viva l’azienda. E per farlo serve liquidità», hanno riferito al termine dell’incontro Stefano Bona, Mauro Zuglian e Michele Ferraro, segretari di Fiom, Fim e Uilm. «Se Acc muore non ci sarà lavoro per i suoi dipendenti e nemmeno una prospettiva industriale per il territorio bellunese. La sopravvivenza di Acc è condizione imprescindibile».

I sindacati hanno pensato di giocare un’ultima carta, che è stata illustrata proprio oggi a Zaia: coinvolgere le industrie committenti e fornitrici affinché, in collaborazione con le banche, garantiscano quel prestito ponte di cui l’azienda di Mel ha bisogno per sopravvivere fino a che non arriveranno i fondi dello Stato. «Il presidente si è detto molto interessato e ha sottolineato che la volontà sua e della Regione è salvare Acc», hanno proseguito i sindacati. «Mentre eravano all’incontro, Zaia ha telefonato all’assessore Elena Donazzan e insieme si impegnano a convocare, entro brevissimo tempo, quindi tra domani o dopodomani, un tavolo operativo, non fatto di chiacchiere, che dovrà necessariamente trovare gli strumenti economici per sostenere Acc». Il tempo è pochissimo: la scadenza è fine maggio, data oltre la quale per Acc non ci sarebbero più speranze. «Ci sono ancora 15 giorni, ma una soluzione è possibile ed è quella che abbiamo spiegato al presidente», hanno ribadito. «Con il sistema delle partecipate regionali, Veneto Lavoro e Veneto Sviluppo, non è difficile raggiungere la meta, assieme al sistema delle imprese. Una soluzione che può consentire il finanziamento temporaneo di Acc, per poi capire quelle che sono le intenzioni del Governo, che si tratti di Italcomp o di qualcos’altro».

Zaia ha riferito ai sindacati di aver parlato con il ministro Giancarlo Giorgetti anche due giorni fa e di aver trovato in lui un atteggiamento più positivo rispetto alla volta precedente. «Ci ha assicurato che lo ricontatterà di nuovo e ci ha riferito di aver coinvolto qualche industriale sul tema Acc. Noi lo ripetiamo: aziende finanziariamente forti – Electrolux, Eurogruppo Marcegaglia – potrebbero anticipare il prestito delle banche. Risorse necessarie per andare avanti altri 2-3 mesi, fintanto che quanto previsto dall’art. 37 del decreto Sostegni non sarà esigibile», concludono le parti sociali. «Non possiamo permetterci di perdere, tra Acc e Ideal Standard, quasi mille posti di lavoro».

«Non può la politica, sia la Regione Veneto nel suo presidente sia il ministro dello Sviluppo Economico, non comprendere le conseguenze del mancato arrivo delle risorse necessarie al proseguimento dell’amministrazione straordinaria Acc», ha scritto ieri Mauro De Carli, segretario generale Cgil Belluno. «Senza quelle risorse il Mise, che è proprietario di Acc, perderebbe anche nella successiva operazione di collocazione sul mercato; un conto è vendere un’azienda riorganizzata e con un portafoglio clienti, altra cosa è vendere con gli operai in Cigs e senza volumi produttivi. Non si capisce quindi cosa stia accadendo, se il caso Acc stia per essere immolato sull’altare delle opportunità politiche o cos’altro; chiediamo un atto di responsabilità, che dovrà essere mantenuta anche in un prossimo futuro, per avere chiarezza su quali decisioni incombano sull’azienda di Mel e sulla vicina Ideal Standard. Le risorse ci sono, anzi: se vogliamo dirla tutta, da anni continuano ad esserci; dal post-Vajont lo Stato incamera tassazioni nelle accise dei carburanti e da tanti anni non vengono più indirizzati al territorio sfregiato da quel disastro. Questo sarebbe il momento di risollevare le sorti dell’industria bellunese, nata da quei fondi e che, dimenticata dalla politica e predata dalle speculazioni, oggi rischia di veder peggiorata la sua dimensione, la sua qualità. Qualità dell’industria, qualità del lavoro, qualità della vita. Su questi elementi la responsabilità delle politica è determinante».

Martina Reolon

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