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venerdì 29 Marzo 2024,

Ecco perché è bene vaccinare i nostri ragazzi di 12-15 anni

In provincia di Belluno la risposta è molto buona, in una settimana il 20% dei bellunesi sotto i 18 anni si è già prenotato per la vaccinazione contro il Covid-19. (Foto Pexels Alena Shekhovtcova)

È facile: tanti vaccinati, minore rischio di circolazione del virus. E se il virus circola meno: contagia meno e si trasforma meno. E ci si ammala meno e si muore meno. E l’economia ne soffre meno.

Per questo è ottima la notizia che la fascia d’età più giovane (12-15 anni), alla quale da poco è stata proposta la vaccinazione, sta rispondendo molto bene in provincia di Belluno. L’Ulss 1 Dolomiti ha reso noto che il 20% delle persone con meno di 18 anni è già prenotato per il vaccino. Pochi, pochissimi di loro si ammalerebbero in modo grave se prendessero il covid, ma è importante che si vaccinino ugualmente, per bloccare la circolazione del virus e produrre quegli effetti positivi che dicevamo all’inizio. Insomma, serve un gesto di responsabilità collettivo, anche da parte di chi corre pochi rischi. Se ne avvantaggeranno tutti, anche i no vax, che si salveranno grazie a chi fa la scelta opposta alla loro.

Come vanno le vaccinazioni nel Veneto? Il report più recente della Regione (8 giugno) dice che le persone da 80 anni in su sono ormai quasi tutte vaccinate con almeno una dose: sono il 98% e sono le persone nettamente più a rischio di morte, se si ammalano. Bene anche i 70-79enni, l’87,2% è vaccinato. Malino i 60enni: il 20% non ha ancora ricevuto nemmeno una dose, rischiano perché in quella fascia d’età la malattia risulta pesante e molti non la superano. I 50-59enni “crescono” con il 63,8% di già vaccinati, mentre sono ancora pochi i 40-49enni, solo il 29,2% coperti da almeno una dose.

Dicevamo che da pochi giorni, una settimana, è aperta la vaccinazione ai 12-15enni (si prenota cliccando qui), vaccinazione con Pfizer, cioè vaccino a mRNA, non AstraZeneca (“tradizionale”) né Johnson & Johnson (“tradizionale”). Perché solo da ora la vaccinazione ai 12-15enni, perché non prima? La risposta è semplice: nella corsa al vaccino gli scienziati si sono prima concentrati nell’esame dell’efficacia sulle categorie più a rischio, pertanto i test sono stati eseguiti a partire dai più anziani e scendendo fino ai 16enni. È poi cominciata la vaccinazione di massa, che ha prodotto numeri enormi capaci di confermare l’efficacia e la sostanziale non pericolosità dei vari vaccini, mentre iniziavano i test sui più giovani, i ragazzini tra i 12 e i 15 anni appunto.

Come sono andati i test? Benissimo, per questo le varie autorità di vigilanza sui farmaci hanno autorizzato la vaccinazione anche per la fascia d’età 12-15, iniziata anche in Italia e nella nostra regione, il Veneto. Con ottima risposta, dicevamo, da parte della popolazione interessata.

Ma quali sono le ragioni che spingono a consigliare senza timore il vaccino anche ai ragazzi dai 12 anni in su? Ancora una volta la rivista scientifica di riferimento è l’americano The New England Journal of Medicin (Nejm). Ed è importante la nota dell’agenzia europea del farmaco, l’Ema.

Intanto la spiegazione dell’Ema, chiarissima, sul funzionamento del vaccino a mRNA: tale vaccino contiene una molecola chiamata appunto mRNA, che significa RNA messaggero, con le istruzioni utili al nostro corpo per imparare a produrre una proteina, nota come proteina «spike», che è naturalmente presente nel coronavirus del covid-19. Le proteine spike sono le “punte” che circondano l’intera sfera del virus, il coronavirus le usa per agganciare le cellule umane e per entrare in esse. Il vaccino funziona preparando il nostro corpo a difendersi contro il coronavirus insegnando al nostro sistema immunitario a riconoscere le “punte” che circondano il coronavirus. Quando una persona riceve il vaccino, alcune delle cellule umane “leggono” il messaggio dell’mRNA contenuto nel vaccino e per un po’ di tempo producono la proteina spike. Il nostro sistema immunitario la “vede”, la riconosce come estranea, comincia a produrre gli anticorpi e ad attivare le “cellule T” (globuli bianchi) per attaccare queste proteine spike. In altre parole, quando arriverà il virus vero e proprio, coperto di “punte” spike, il nostro corpo le riconoscerà e le distruggerà, insieme con il virus al quale sono attaccate, prima che le spike si aggancino alle nostre cellule e senza permettere al virus di “entrare” e di replicarsi.

L’Ema spiega che l’uso del vaccino a mRNA sui ragazzini 12-15 avrà le stesse modalità usate per le età superiori, con due iniezioni. Sempre Ema riassume che gli studi sugli effetti del vaccino sono stati compiuti su circa duemila ragazzini di 12-15 anni, secondo i criteri stabiliti in un piano curato da un comitato di pediatri. Alla metà di questi ragazzi è stato iniettato il vaccino, agli altri un “placebo”, cioè hanno ricevuto una iniezione di “finto” vaccino (senza saperlo, ovviamente). Dei 1.005 ragazzi che hanno ricevuto il vaccino nessuno ha sviluppato il covid-19 mentre dei 978 che hanno ricevuto il “placebo” si sono ammalati in 16 (l’1,6%). «Questo significa», conclude l’Ema, «che in questo studio il vaccino è risultato efficace al 100% nel prevenire il covid-19 (sebbene il tasso reale potrebbe essere compreso tra il 75% e il 100%)». Andando a vedere lo studio del Nejm si capisce che il massimo dell’efficacia si riscontra, com’è prevedibile, dopo la seconda dose.

Effetti collaterali? Simili a quelli mostrati dai più grandi. Dolore sul luogo dell’iniezione, stanchezza, mal di testa dolori muscolari, brividi, febbre. Sintomi leggeri o al più moderati (febbre alta sotto l’1% dei vaccinati). La conclusione? Per l’Ema, in questo gruppo d’età i benefici della vaccinazione superano i rischi.

Effetti collaterali gravi? Troppo piccolo il campione di duemila ragazzi: non si sono visti effetti collaterali gravi ma non è detto che non possano verificarsi, evidentemente in frequenza rara. È da capire se c’entra col vaccino qualche «molto raro caso di miocardite (infiammazione del muscolo del cuore) e pericardite (infiammazione della membrana che avvolge il cuore)», casi verificatisi in soggetti vaccinati sotto i 30 anni. Ma attualmente non ci sono prove, scrive l’Ema, che questi casi siano dovuti al vaccino.

Dunque l’Ema ha dato il via libera, lo consiglia, consiglia di vaccinare i ragazzini. Soprattutto quelli con condizioni che potrebbero aumentare i rischi di una forma severa della malattia covid-19. Sono condizioni abbastanza comuni: l’asma, l’obesità, il diabete per esempio, ma anche i tumori, lo stato sociale svantaggiato. Meglio che i bambini con questi problemi non prendano il covid-19. Giorni fa in un’intervista al Corriere della Sera il pediatra Alberto Villani spiegava che in Italia un minorenne su dieci è un soggetto fragile: parliamo di un milione di ragazzini fragili, che sono a rischio. E ricordiamo che il covid-19 può comunque dare malattia severa nei giovani, sia pure in pochi casi: la Sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini (si chiama Mis-C) è proprio legata all’infezione da sars-cov-2, può emergere dopo due settimane e fino a sei settimane dopo una forma acuta di covid-19, richiede cure intensive e può essere fatale, è già accaduto.

Anche per questo: meglio vaccinare i nostri ragazzi.

Luigi Guglielmi

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