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venerdì 19 Aprile 2024,

Nuovo volume della collana «Tesori d’arte nelle chiese del Bellunese»

Presentato ieri nella chiesa di Santa Maria Nascente di Pieve di Cadore, parla dell’intricata vicenda dell’altare a battenti realizzato nel ‘400 per quella stessa chiesa e smembrato nell’800, con la conseguente dispersione delle sue parti.

Nel pomeriggio di ieri, sabato 12 giugno, nella chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore, è stato presentato l’ultimo volume della collana «Tesori d’arte nelle chiese del Bellunese», edito dalla Provincia. La scelta del luogo della presentazione è dovuta al fatto che il volume presenta un focus sull’altare a battenti della chiesa di Pieve che è stato protagonista di un’incredibile storia di intrecci in una vicenda intricata e affascinante. Un oggetto d’arte che esce dalla bottega di un affermato scultore alla fine del Quattrocento e si ritrova cinque secoli dopo a pezzi, sparsi in giro per l’Italia.

Una storia ricostruita minuziosamente in un volume monografico che rappresenta un unicum nel panorama della collana dei «Tesori» perché la vicenda del Flügelaltar di Pieve (o altare ad ali) è meritevole di un libro che tratti esclusivamente le ricerche degli ultimi anni e i ritrovamenti che hanno portato alle ipotesi ricostruttive. «Un volume che riporta alla luce non solo la storia di un’opera d’arte, ma anche le radici storiche del nostro territorio», commenta il consigliere provinciale delegato alla cultura, Simone Deola. «In una fase in cui il Cadore faceva da cerniera tra gli influssi germanici e quelli mediterranei, terra di confine, ma non per questo marginale o periferica».

L’altare a battenti risale alla fine del Quattrocento ed è comunemente attribuito alla bottega di Ruprecht Potsch, a Bressanone. Dove lo si può vedere? Da nessuna parte. Secondo le ultime ricostruzioni, l’opera lignea rimase integra nella chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore fino all’inizio dell’Ottocento, quando per cambiamenti nelle esigenze liturgiche l’abside gotica venne modificata e l’altare smembrato. Cominciò così la diaspora dei pezzi. Le statue dei santi Pietro e Paolo (che dovevano occupare le nicchie laterali dei due battenti del Flügelaltar) furono ritrovate nella chiesa di Pozzale, dipinte di bianco e riadattate. La Madonna invece saltò fuori dalle collezioni di Palazzo Madama a Torino, dopo una difficile attribuzione.

La ricostruzione dei vari elementi, come pezzi di un puzzle, è ben documentata nel volume edito dalla Provincia, edito anche grazie alla collaborazione della Fondazione Cariverona e curato dalla ricercatrice Letizia Lonzi, insieme a una contestualizzazione storica sulla commissione dell’altare, a un saggio tecnico sul restauro delle statue, e insieme anche a una rassegna sull’altaristica tedesca nel Bellunese.

«Questo volume, attraverso la vicenda dell’altare di Pieve, ci dà l’occasione per rivolgere lo sguardo alle ricchezze del nostro territorio, fatto di arte, storia e cultura, oltre che di ambiente e paesaggi», sottolinea il presidente della Provincia, Roberto Padrin. «È fonte di conoscenza del nostro patrimonio artistico e allo stesso tempo arricchimento culturale».

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