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venerdì 29 Marzo 2024,

Stop ai comportamenti “mostruosi” in montagna: a vigilare da quest’estate ci sarà “Dolomeyes”

Un personaggio preso in prestito dalla narrazione dolomitica e che è il protagonista della campagna di comunicazione presentata oggi a Belluno, nella sede della Provincia. Campagna lanciata dalla Fondazione Dolomiti Unesco e realizzata in collaborazione con le associazioni dei Rifugisti e degli Alpinisti della Regione Dolomitica.

Stop ai comportamenti “mostruosi” in montagna. Vale a dire, lasciare da parte abitudini e atteggiamenti poco rispettosi che possono rovinare il delicato ecosistema delle Dolomiti. A vigilare sui frequentatori della montagna ci sarà da questa estate “Dolomeyes” (“gli occhi delle Dolomiti”), un personaggio preso in prestito dalla narrazione dolomitica e che è il protagonista della campagna di comunicazione presentata oggi a Belluno, nella sede della Provincia. Campagna lanciata dalla Fondazione Dolomiti Unesco e realizzata in collaborazione con le associazioni dei Rifugisti e degli Alpinisti della Regione Dolomitica. Video, social, web, tutorial, azioni sul territorio: lo slogan di “Dolomeyes” è “Paura a prima vista”, quella paura che rischia di sostituire “l’amore a prima vista” che le Dolomiti sanno sempre generare. Annibale Salsa, membro del Comitato scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco, spiega così il legame tra il protagonista della campagna e i comportamenti poco responsabili: «Il mostro “Dolomeyes” richiama la figura dell’uomo selvatico (salvan). Tale figura è presente, da tempi immemorabili, nell’immaginario delle popolazioni alpine e segna il confine simbolico fra lo spazio selvatico e quello addomesticato, fra natura e uomo. Egli spaventa, a livello inconscio, l’uomo civilizzato. Con il suo aspetto perturbante presidia la frontiera invalicabile fra l’ambiente naturale e i comportamenti umani irrispettosi».

«L’estate 2021 segna in qualche modo la ripartenza dopo il Covid e tutti ci auguriamo possa essere una stagione fruttuosa per il turismo e per le attività ricettive, rifugi in testa», ha detto il presidente della Provincia Roberto Padrin, che è anche componente del consiglio di amministrazione della Fondazione. «La montagna, che già la scorsa estate era stata vista come sicura e salubre, anche quest’anno potrà essere meta ambita. Il turismo d’alta montagna però non è uguale al turismo delle altre località: necessita di attenzione, accortezza e soprattutto di rispetto per l’ambiente circostante». La campagna di comunicazione si concentra sull’uso consapevole dell’acqua nei rifugi di alta quota e sulla frequentazione consapevole della montagna. Lo scopo è quello di sensibilizzare gli ospiti al rispetto del fragile ambiente dolomitico e alla comprensione del ruolo dei gestori di rifugio. «“Dolomeyes” è il primo progetto con cui ho avuto modo di confrontarmi da neo direttrice ed è un perfetto esempio del metodo di lavoro con cui la Fondazione interagisce con il territorio e le comunità», ha commentato Mara Nemela, direttrice della Fondazione. «”Dolomeyes” è un contenitore, un laboratorio culturale entro cui stiamo muovendo oggi i primi passi, i cui contenuti continueremo a scriverli insieme ai professionisti della montagna». Silverio Giurgevich, presidente Cai Friuli Venezia Giulia, ha evidenziato che «Attorno alle Dolomiti Unesco stiamo stringendo sempre più alleanze per una frequentazione della montagna più sostenibile».

Una frequentazione che cambia e cresce, un turismo sempre più internazionale, il rifugio come meta e non più come punto di partenza, una scarsa consapevolezza dei limiti e delle caratteristiche dell’ambiente montano e infine l’acqua: risorsa preziosa quanto scarsa. Il progetto “Dolomeyes” muove i sui passi proprio da qui. «Spesso, infatti, chi va in montagna non ne conosce la realtà e inconsapevolmente cerca il soddisfacimento di richieste che non possono essere eseguite, perché l’alta quota evidentemente non può offrire tutte le comodità e ritmi caratteristici della vita in città», ha fatto presente Mario Fiorentini, presidente dell’associazione Gestori di Rifugi Alpini della Regione del Veneto e gestore del Rifugio Città di Fiume. «Per questo è importante innescare un percorso di consapevolezza da parte di chi frequenta la montagna. Solo un visitatore consapevole non rischia di vedere disattese le proprie aspettative, bensì cerca e vive i “limiti” imposti dall’ambiente montano come occasione di esperienza autentica e unica».

Controllare i tracciati prima di partire e portare con sé una cartina. Verificare le allerte meteo. Utilizzare un abbigliamento adeguato. Non raccogliere fiori o piante e non asportare rocce, minerali o fossili. Riportare sempre a valle i rifiuti. Mettere in atto un utilizzo responsabile della risorsa idrica. Questi gli insegnamenti di “Dolomeyes”. «L’acqua è un bene prezioso e la sua erogazione è un servizio particolarmente difficile da garantire in alta quota: gli escursionisti che pernottano nei rifugi devono essere dunque sensibilizzati e accompagnati a evitare richieste fuori luogo, come ad esempio quella di farsi più di una doccia», ha sottolineato Roberta Silvia, vicepresidente dell’associazione Rifugi del Trentino e gestore del Rifugio Roda di Vael. «Più in generale, la maggiore consapevolezza degli ospiti può essere un concreto aiuto nell’attività quotidiana di noi rifugisti, perché riduce le occasioni di incomprensione e rende la gestione delle risorse più efficiente, tanto più in un periodo in cui anche le norme anti Covid-19 rendono indispensabile un’alleanza basata sul dialogo e la comprensione reciproca tra noi e gli escursionisti».

«Per favorire un cambiamento culturale è fondamentale trasmettere in maniera chiara e semplice alcuni messaggi», ha affermato Renato Frigo, presidente Cai Veneto. «Nel 2020 il Covid ha evidenziato un aumento del 30% del turismo di prossimità. Una tendenza che possiamo già dire sarà confermata in questo 2021. Ma chi frequenta la montagna deve farlo usando la testa. Il nostro obiettivo non è creare numeri chiusi o limitare la frequentazione delle zone montane. A essere limitati devono essere i comportamenti irrispettosi. E non dimentichiamo: abbiamo un territorio vasto, che permette di “far girare” le persone. Così come bisognerà puntare sempre più su un’offerta destagionalizzata».

La campagna “Dolomeyes: paura a prima vista!”, è stata messa a punto da BrodoStudio di Udine. Una campagna diversa dal solito, poco istituzionale nel linguaggio e dai toni decisamente ironici e parodistici. Il regista Cristiano Perricone di BrodoStudio traccia i contorni dell’immaginario a cui Dolomeyes si ispira: «Si tratta di quello preso in prestito da alcuni b-movies e blockbuster degli anni ’80 e ’90 divenuti in seguito dei cult. I mostri non esistono, o forse sì. L’essere mostruosi, sappiamo, può appartenere all’essere umano, in montagna come altrove. Di fronte a certi comportamenti chi è il vero mostro?».

Martina Reolon

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