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venerdì 19 Aprile 2024,

Acc continuerà a produrre anche in estate

La partita però non è chiusa: si attendono notizie sulle tempistiche per l'erogazione delle risorse perviste dall'articolo 37 del Dl Sostegni.

L’Acc continuerà a produrre, seppur in quantità ridotte, volumi per i principali player mondiali dell’elettrodomestico per tutto il periodo estivo. È una buona notizia quella emersa ieri, martedì 22 giugno, dall’incontro tecnico di aggiornamento convocato dall’Unità di crisi regionale e dalla Direzione lavoro della Regione del Veneto. Un incontro importante in cui il commissario straordinario Maurizio Castro, assistito dai vertici aziendali, dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali e dalle rsu, ha relazionato sullo stato di cose dopo gli aiuti arrivati da qualche fornitore-cliente dello stabilimento di Mel. L’azienda metalmeccanica, dunque, non chiuderà. La produzione continua, in attesa di conoscere quali saranno le tempistiche per l’arrivo dei soldi del decreto Sostegni previsti dall’articolo 37.

La scorsa settimana il ministro Federico D’Incà ha annunicato la firma, da parte del Mise, del decreto attuativo. Ma ora manca il passaggio finale al Mef e poi la valutazione della Corte dei Conti e della Commissione Europea. Di fatto, non si conoscono con esattezza i tempi con cui le risorse potranno arrivare. Della partita relativa all’art. 37 si è parlato anche nell’incontro del 17 giugno, a Roma, tra il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e il ministro allo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti.

Intanto nella mattinata di oggi i sindacati hanno relazionato ai lavoratori in assemblea sull’esito dell’incontro di ieri. «La fabbrica non chiuderà è continuerà a lavorare in estate», ha commentato Stefano Bona, segretario Fiom Cgil Belluno, «ma la partita non è chiusa. Rimaniamo in attesa di comunicazioni da parte del Governo. Comunicazioni che finora non sono arrivate. I lavoratori sono stanchi e provati, questa incertezza è estenuante». Resta confermata la cassa Covid, che partità domani e continuerà fino al 30 giugno. Per luglio sono previsti altri 7 giorni di cassa integrazione. Le previsioni produttive, ieri a Venezia, hanno imposto un approfondimento di carattere tecnico sulle necessarie misure di sostegno al reddito in favore dei lavoratori per il periodo di fermo parziale delle produzioni. A tale riguardo è stata comunicata la data dell’incontro per l’espletamento dell’esame congiunto previsto per il 5 luglio al Ministero del Lavoro. Confermato anche l’impegno della Regione del Veneto per il monitoraggio dei tempi di approvazione della cassa integrazione al fine di promuovere ogni eventuale azione utile a ridurre possibili disagi in capo ai lavoratori.

«Le risorse ottenute non consentono di recuperare il materiale necessario per una piena saturazione degli impianti, come le copiose commesse richiederebbero», hanno detto Mauro Zuglian della rsu Fim Cisl e Alessio Lovisotto segretario generale Fim Cisl Belluno Treviso. «È necessario dunque calmierare la produzione con alcune giornate di Cassa integrazione straordinaria, sulla quale la Fim Cisl ha già manifestato alcune preoccupazioni, in particolare il fatto che il tempo necessario per l’autorizzazione ministeriale potrebbe lasciare i dipendenti senza integrazione economica per un lungo periodo. È utile ricordare che, per mantenere la produzione attuale e quella futura, i dipendenti non percepiscono per intero la retribuzione per le giornate di effettivo lavoro, ma anche che da più parti è arrivata ai lavoratori la sicurezza di una rapida soluzione. Utile anche ricordare che Wanbao-Acc in amministrazione straordinaria si era proposta sul mercato con un progetto industriale. Un progetto, quest’ultimo, che ora non c’è più».

Da non dimenticare la partita relativa alla procedura di gara per la vendita di Acc. La scadenza per le manifestazioni d’interesse è il 27 giugno. Tra i possibili acquirenti nei mesi scorsi si erano fatti i nomi di società bengalesi, cinesi, ma anche il colosso giapponese Nidec. Una notizia solo apparentemente positiva: secondo le parti sociali, avendo già la Nidec uno stabilimento a Furstenfeld, in Austria, la multinazionale nipponica potrebbe rilevare l’impianto bellunese solo per portarlo al declino definitivo e per scongiurare la nascita con ItalComp di un pericoloso concorrente in Europa.

Martina Reolon

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