Belluno °C

giovedì 25 Aprile 2024,

Vivere in montagna dopo Vaia e dopo il Covid, il ”caso” bellunese allo studio degli antropologi

Si tratta di un progetto di ricerca coordinato dal Museo etnografico di Seravella e dal Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.

In queste settimane un team di antropologi è al lavoro nei luoghi del Bellunese colpiti nel 2018 dalla tempesta Vaia, in particolare nel Feltrino, nell’alto Agordino e in Comelico. Si tratta di un progetto di ricerca coordinato dal Museo etnografico di Seravella e dal Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, finanziato nell’ambito dell’accordo tra presidenza del Consiglio dei Ministri e Regione del Veneto per la valorizzazione dei territori colpiti dall’evento Vaia in memoria della Grande Guerra e cofinanziato dalla Provincia di Belluno.

La ricerca si basa principalmente sulla raccolta di un numero significativo di interviste, in un’ottica antropologica, a varie categorie di persone e sulla documentazione visiva di alcuni contesti toccati dalla devastazione della tempesta. «Il progetto ha lo scopo primario di raccogliere delle testimonianze da conservare per le nuove generazioni e da divulgare – infatti uno degli output è la realizzazione di un filmato antropologico – sollecitando riflessioni su cosa significhi abitare e vivere la montagna, sulle difficoltà e sugli aspetti invece positivi, anche alla luce della ancor più subdola minaccia che viviamo quotidianamente, del contagio da Covid 19», sottolinea il consigliere provinciale delegato alla cultura. «Mentre Vaia, per molti aspetti, ha manifestato la fragilità della montagna, accentuando se possibile le dinamiche di abbandono, il Covid sembra al contrario aver aperto, anche se cautamente, alcuni scenari favorevoli al vivere in luoghi a bassa pressione antropica, in ambienti naturali salubri. Queste situazioni emergenziali sollecitano domande, che richiedono urgentemente risposte, e spingono a riflettere su stili e modelli di vita, economici e sociali. Vaia prima e la pandemia che ancora stiamo vivendo, hanno profondamente toccato chi abita in montagna e al contempo aperto nuovi sguardi, nuovo interesse e nuovi interessi sulla montagna, sugli svantaggi e sulle opportunità di vivere in luoghi considerati ai margini, sulla necessità di pensare a diversi modelli di residenzialità e di economia».

Non a caso il titolo del progetto è “Scappare, rimanere, andare, ritornare, resistere. Grande Guerra e Vaia: accadimenti del passato e del presente sollecitano riflessioni sull’abitare e vivere la montagna e sul suo significato più profondo”. Tutte le interviste raccolte andranno a costituire un’apposita sezione dell’archivio delle fonti orali del Museo mentre i risultati della ricerca e il filmato o meglio, i due filmati in via di realizzazione, saranno presentati al pubblico entro la fine di ottobre nella sala conferenze della villa di Seravella.

1 commento

  • Bellissimo progetto. Aggiungerei oltre Vaia e la Grande Guerra capire perché è stato saccheggiato il territorio del Cadore con abbattimento di alberi lungo la statale per fare strada al 5G…!! Non basta però anche in territori più interni ai paesetti paesaggi storici che ora non riconosco più, con quale utilità ? Non l’ho ancora capito.
    Un saluto cordiale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d