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mercoledì 24 Aprile 2024,

Acc, per la Fim Cisl il progetto Italcomp ha fatto solo perdere tempo

Si è passato un anno, con l’approvazione colpevole del Ministero per lo sviluppo economico, a discutere e progettare sul nulla dal momento che l’attuale Governo non crede in questa possibilità.

«Il progetto Italcomp è stato bello finché è durato». Questo – riferisce una nota della Fism Cisl – il giudizio espresso dalla viceministra dello Sviluppo economico, Alessandra Todde, al tavolo ministeriale sulla Acc di Mel di lunedì 13. Un giudizio motivato dal fatto che, secondo la Todde, nel precedente esecutivo esisteva un consenso politico attorno alla creazione di un azionariato di maggioranza pubblica, anche se temporaneo, per la progettazione di un polo industriale Belluno-Chieri, convinzione politica che non appartiene al nuovo esecutivo. Il ministro Giorgetti ha più volte sottolineato che l’unica strada percorribile è e rimane quella di una maggioranza di investitori privati. Ma – aggiunge la Fim Cisl – come era prevedibile la ricerca di un privato che andasse a sostituire il ruolo pubblico non ha avuto alcun esito: il progetto Italcomp prevedeva tempi di realizzo nel medio termine, l’equilibrio nel breve lo si otteneva solamente tenendo conto di una più ampia strategia di politica industriale orientata al mantenimento e conservazione della filiera produttiva del comparto elettrodomestico italiano. Da qui l’epilogo rovinoso: i lavoratori di Riva di Chieri non solo non hanno più un progetto di reindustrializzazione con la prospettiva di finire gli ammortizzatori a dicembre, ma hanno anche perso un anno a discutere e progettare sul nulla. Lo stabilimento di Mel ridefinisce il proprio obiettivo verso la cessione del perimetro aziendale a quei terzi che possono garantire la continuità produttiva e i livelli occupazionali.

In sostanza – precisa la Fim Cisl – Acc si affida all’esito della gara d’asta promossa dal commissario Castro. Ma come Chieri, anche l’azienda di Mel nel frattempo ha dilapidato tempo e risorse economiche, sempre sotto osservazione e con l’approvazione del Mise, orientate alla genesi di un progetto che alla fine non ha mai avuto luce. Italcomp è stato “l’oppio dei popoli”: ha garantito per un lungo periodo una pace nelle calde piazze di Belluno e Torino.

Aver confermato la copertura economica per la realizzazione di Italcomp e poi non averla onorata ha messo lo stabilimento di Mel in una situazione di cassa disastrosa. Se l’obiettivo iniziale fosse stato quello definito al tavolo ministeriale dal coordinatore della Struttura per le crisi d’impresa, Luca Annibaletti, ossia strettamente connesso alla cessione a terzi tramite asta, le scelte e gli impegni economici sarebbero sicuramente stati altri ed oggi non si vivrebbe questa situazione di continua precarietà.

«L’artico 37 – sottolinea ancora la nota – per i lavoratori rappresentava una ricucitura dei rapporti con il Governo, dimostrava un impegno diretto e preciso nei confronti dello stabilimento. L’aver scritto un decreto ministeriale, convertito poi in legge, seguito da un decreto attuativo, a sua volta seguito da un decreto direttoriale, per poi affermare al tavolo che si devono ancora fare delle valutazioni sulla sua applicabilità non è esattamente quello che ci aspettavamo come impegno diretto e preciso».

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