Belluno °C

martedì 23 Aprile 2024,

Acc, nessuna offerta all’asta pubblica. Scatta la trattativa privata

Il risultato non sarà scontato. I sindacati: «L’attenzione deve tornare subito al tavolo Mise».

Prima l’uscita di scena del colosso giapponese Nidec. E, solo poche ore dopo, si è tirata indietro anche l’altra azienda – la Secop – che, fino a qualche giorno fa, aveva manifestato interesse per lo stabilimento di Mel. Risultato finale: nessuna offerta. È lo sconsolante bilancio della giornata di martedì 5 ottobre, quella in cui si è conclusa l’asta pubblica per la vendita dell’Acc. Giornata che avrebbe dovuto rappresentare una svolta per il futuro della fabbrica zumellese e che invece ha lasciato con l’amaro in bocca. Ma ora cosa accadrà? Dal momento che non è arrivata alcuna offerta vincolante, la legge dell’amministrazione straordinaria prevede che la gara pubblica si esaurisca e che il commissario proceda con la trattativa privata per trovare un acquirente. Anche in questo caso il risultato non è scontato. Se entro la metà di marzo la trattativa non dovesse andare a buon fine, scatterà la procedura fallimentare. Uno scenario che si vuole assolutamente scongiurare.

Intanto, per la fabbrica avere dei soldi è importante per continuare a rimanere in piedi ed essere appetibile. Il Mise, dopo l’incontro del 28 settembre, aveva comunicato di essere intenzionato ad attivare l’articolo 37 dell’ex decreto Sostegni per Acc, precisando però che avrebbe atteso la chiusura dell’asta pubblica per decidere quante risorse stanziare. Una decisione che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni e che, vista la situazione, si rende quanto mai urgente. «Ora con la trattativa privata serve capire se l’articolo 37 è agibile, se il Ministero intende sostenere e finanziare Acc», ha dichiarato a caldo la Fiom Cgil Belluno. «I rappresentanti politici che ci hanno sempre rassicurato escano allo scoperto, serve una volontà politica assente fino a oggi. Ora nessuno si nasconda dietro la procedura e si senta escluso. Il Mise convochi un tavolo immediatamente per individuare e condividere misure urgenti e straordinarie per sostenere Acc nella prosecuzione di quanto previsto dalla legge Prodi. Basta omissioni e inerzie che hanno portato alla drammatica attuale situazione. Da troppo tempo le lavoratrici e i lavoratori attendono decisioni definitive, promesse e mai mantenute, ora ad Acc e i suoi lavoratori devono essere risarciti di quel che colpevolmente non è stato dato per tempo. Servono e sono doverose scelte politiche che consentano il proseguimento della ricerca di possibili altri investitori. Anzi chiediamo che grazie all’art. 57 comma bis modificato nel 2015 della Prodi alla procedura sia concesso un’altro ulteriore anno, tenendo fede agli impegni presi a tutti i livelli e cioè di sostenere finanziariamente la fabbrica di Mel. Giorgetti, Todde, D’Inca, tutta la politica veneta e bellunese non si permettano di tirarsi indietro con le solite scuse trite e ritrite, serve una volontà e uno sforzo comune per salvare un patrimonio inestimabile della nostra industria».

La Fim Cisl Belluno Treviso torna a parlare del progetto Italcomp e riflette sulle motivazioni per cui il ceo di Nidec, Valter Taranzano, ha deciso di ritirasi dalla gara: «L’attenzione ritorna al tavolo del Mise. Se non ci sarà alcuna manifestazione d’interesse ricominceremo a ragionare non sui possibili scenari, ma su come rendere attuabile un progetto ‘‘il cui valore – parole di Taranzano – non è stato percepito fino in fondo’’». «L’uscita del gigante nipponico Nidec dall’asta pubblica per l’acquisizione di Acc non è sicuramente un buon segnale», ha evidenziato Mauro Zuglian. «Sappiamo che il valore del prestito è legato in qualche misura anche alle entità economiche dichiarate nelle manifestazioni di interesse vincolanti. L’assenza o la presenza di offerte non congrue determina una stima al ribasso delle cifre a cui è possibile accedere secondo le regole stabilite dall’istruttoria dell’art 37. L’intervista del ceo Nidec Global Appliance Valter Taranzano sulle motivazioni del ritiro mette in luce anche aspetti interessanti. Il ragionamento fatto sulla possibilità di uno stabilimento a Vittorio Veneto per la costruzione di motori elettrici da affiancare allo stabilimento di Mel ricorda in qualche misura il progetto Italcomp, quest’ultimo bocciato per una presenza maggioritaria del pubblico non gradita dall’attuale esecutivo. È da notare che nell’intervista il ceo Taranzano lamenta di non aver avuto in Italia la stessa attenzione e partecipazione dimostrata dal governo austriaco».

«Ho manifestato al Ministero dello Sviluppo Economico l’immediata necessità di un incontro finalizzato a fare il punto rispetto alla situazione di Acc», ha detto oggi l’assessore al lavoro della Regione del Veneto Elena Donazzan. «L’obiettivo è quello di valutare assieme quali iniziative possano essere messe in atto alla luce degli esiti della gara. Tutto ciò al fine di utilizzare al meglio il tempo rimanente per la realizzazione del programma dell’amministrazione straordinaria. Serve un rapido confronto per non vanificare il grande sforzo di questi mesi, soprattutto da parte dei lavoratori dello stabilimento di Borgo Valbelluna, e per attivare ogni leva utile ai fini della valorizzazione produttiva e occupazionale del sito che, nonostante tutto, ha attirato l’attenzione di importanti produttori industriali di livello mondiale».

Martina Reolon

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d