Il tour dell’attivista Miriam Rawi, sostenuto dall’Associazione Insieme si Può, è approdato ieri, 4 ottobre, approda in Borgo Valbelluna per parlare con i ragazzi delle classi terze della secondaria di Mel.
Afganistan, la terra dei Pashtun, Talebani, gli studenti fondamentalisti islamici, il burka, le bambine che non possono andare a scuola e le donne prive di qualsiasi diritto sono narrazioni che da anni sentiamo proposte dai mass media, ma che spesso, soprattutto dai più giovani, vengono percepite come realtà lontane e difficili da comprendere. Per questo motivo è importante informare, attraverso l’esperienza diretta di chi vive queste condizioni, su cosa succede nel mondo per poi decidere che cosa ognuno di noi può fare.
Miriam Rawi è una delle donne più coraggiose e più importanti dell’Afganistan. Militante, insieme ad altre poche, dell’associazione Rawa, l’Associazione Rivoluzionaria delle donne Afgane, che dagli anni Settanta è impegnata nella lotta per i loro diritti, corre grandi rischi nell’incontrare ragazzi e adulti nei suoi tour di divulgazione in Europa.
Da quarant’anni l’Afganistan vive in una guerra civile che oltre alla migliaia di morti e feriti ha trascinato le donne in una schiavitù che nega loro qualsiasi diritto di autoaffermarsi, perché mettere a tacere le donne significa controllare più facilmente la popolazione.
Per far capire che cosa significhi non avere diritto nemmeno allo studio è bastato che Mirian abbia chiesto alle ragazze presenti quante avessero dodici anni e abbia detto a queste di uscire dalla sala perché, se fossero state in Afganistan, non avrebbero avuto il diritto di assistere all’incontro. Per questo Miriam insieme ad altre donne ha deciso di impegnarsi: per dare un futuro a sua figlia e a tutte le figlie del suo paese e capendo bene questo le domande dei ragazzi sono state tante.
L’associazione Rawa in Afganistan organizza delle classi miste segrete che fanno scuola in luoghi nascosti e case private. La loro rivoluzione non è armata, ma consiste in un intervento dal basso attraverso l’istruzione, fornendo alle bambine e alle donne penne, quaderni, libri e quanto necessario per imparare, perché solo la scuola e l’istruzione possono rendere liberi e garantire diritti.
Il messaggio lasciato da Miriam ai ragazzi è che ognuno nel proprio piccolo può contribuire a questa rivoluzione raccontando quanto lei ha condiviso per tenere alta l’attenzione.
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