Belluno °C

venerdì 19 Aprile 2024,

Neurologie, il tempo stringe: servono soluzioni alla carenza di medici

L'Ulss assicura di voler "salvare" sia il reparto di Belluno che quello di Feltre. Il sindaco del capoluogo De Pellegrin spiega l'impegno congiunto con il primo cittadino Fusaro. E Bristot ricorda che c'è anche la Neurochirurgia

La Neurologia è una specialità importante per la cura di malattie gravi come l’ictus cerebrale, la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson, le demenze. In Veneto ci sono Ulss dotate di una sola neurologia, come Rovigo, altre che ne hanno due, come Vicenza, o tre come Treviso. In provincia di Belluno, “speciale” per le sue condizioni geografiche e morfologiche, la situazione è particolarmente delicata. Tant’è che il problema del personale rischia di compromettere l’operatività dei reparti stessi. Le due Neurologie di Belluno e Feltre hanno sempre lavorato con un numero di medici ridotto. Con il passare degli anni il ricambio dei pensionamenti è diventato sempre più difficile perché, potendo scegliere, i giovani neurologi danno la preferenza ai reparti più numerosi situati in contesti urbani più accattivanti.

E ora lo stato di cose si è fatto ancora più complicato. Attualmente sono in servizio 5 medici neurologi dipendenti a Belluno e 4 medici neurologi dipendenti e un libero professionista a Feltre. A partire da maggio cesserà un’unità della Neurologia di Belluno e un’altra cessazione è in programma a giugno, sempre a Belluno. A breve, quindi, il reparto del San Martino si troverà a dover lavorare con soli 3 professionisti. Un numero troppo basso per riuscire a garantire l’attività e a gestire emergenze ed urgenze. Cosa potranno fare? Continuare a lavorare come prima? Certamente no. Unirsi con i colleghi di Feltre? Insieme formerebbero un gruppo di 7 medici. Non è molto ma è qualcosa.

Obiettivo Ulss: “salvare” sia Belluno che Feltre. Da più parti è stata paventata la possibile chiusura di uno dei due reparti per concentrare tutto in un solo ospedale. Sul tema è intervenuta nelle ultime ore l’Ulss Dolomiti, confermando «ancora una volta, il massimo impegno nel percorrere tutte le strade possibili per mantenere attive le attività di ricovero e ambulatoriali di entrambe le Neurologie aziendali». L’obiettivo dunque è “salvare” sia Belluno che Feltre. «L’azienda si è attivata da tempo con concorsi e avvisi per reperire personale medico», ricorda il direttore generale Maria Grazia Carraro. «Sono state attivate, inoltre, convenzioni con le aziende Ulss di Treviso, Padova, Verona, Trento e Udine per l’acquisto di turni in modo da poter supportare le attività di reparto e le attività ambulatoriali, in particolare della Neurologia di Belluno». L’ultimo concorso attivato da Azienda zero è andato deserto. Rimane aperto un bando di avviso a tempo determinato attivato dall’Ulss Dolomiti ed è stato chiesto un ulteriore concorso a tempo indeterminato.

Per incentivare i medici a scegliere la provincia come sede di lavoro, e a rimanerci, si è cercato di rendere economicamente vantaggioso l’incarico in Ulss Dolomiti. «Rispetto a quanto stabilito dal contratto nazionale l’azienda, a seguito di accordo con le organizzazioni sindacali, è riuscita a più che raddoppiare il valore della indennità di pronta disponibilità (reperibilità), dimostrandosi attenta alla fatica quotidiana», scrive l’Ulss, «e la stessa azienda ha a disposizione dei professionisti una rete per soluzioni abitative a prezzo calmierato». In tutte le Tac dell’Ulss dolomitica è stato installato il sistema di intelligenza artificiale “Rapid” per la diagnosti precoce degli ictus. La Neurologia di Belluno, tiene a precisare l’Ulss, è centro stroke di secondo livello: è in corso l’avvio dell’esecuzione di procedure di interventistica, in collaborazione con i radiologi interventisti, e la direzione medica, d’intesa col direttore di Uoc è impegnata in una migliore organizzazione del lavoro. «Senza medici non si curano le persone», l’appello della Carraro. «Non è il momento di sterili polemiche ma di azioni concrete per il bene dell’intero territorio e della sua gente. Aiutateci a trovare medici, con senso etico e passione per la professione».

De Pellegrin: lavoriamo insieme per potenziare la sanità provinciale. Il sindaco di Belluno, Oscar De Pellegrin, assicura da parte sua che è in corso un dialogo con l’amministrazione comunale di Feltre «per salvare e potenziare la sanità provinciale, intesa nel suo complesso». «Come presidente della Conferenza dei sindaci mi rendo conto che è un tema di estrema importanza e che ne va della salvaguardia dei cittadini», tiene a evidenziare il primo cittadino di Belluno. «I due ospedali vanno valorizzati nelle loro eccellenze, senza sovrapposizioni, garantendo un servizio efficiente in tutta la provincia. Nei prossimi giorni incontrerò di nuovo il sindaco di Feltre Viviana Fusaro. Abbiamo già parlato con la Regione e stiamo lavorando assieme, in modo congiunto: nel rispetto dei ruoli, vogliamo dare il nostro contributo per la sanità provinciale. La collaborazione è fondamentale per poter ottenere risultati e far sì che la nostra sanità venga potenziata».

La gestione delle patologie “tempo dipendenti”. Un potenziamento più che mai necessario. Per quanto riguarda il caso specifico della Neurologia, bisogna considerare che ha due “facce”: da un lato c’è la gestione dei malati cronici (dementi, parkinsoniani, persone affette da sclerosi multipla), che hanno patologie non mortali, ma i casi sono in costante aumento e questo si scontra con il fatto che i medici sono sempre meno; dall’altro lato c’è la gestione dell’emergenza (ictus e stati di male epilettico), che richiede un approccio “tempo dipendente” e per cui la velocità è requisito indispensabile per determinare l’efficacia dell’intervento. L’ictus è un male attuale. In provincia di Belluno i casi sono circa 300 all’anno. Quindi è una malattia decisamente frequente.
I pazienti colpiti da ischemia cerebrale acuta dispongono attualmente di due terapie di provata efficacia nel ridurre la disabilità indotta da un ictus: la trombolisi endovenosa sistemica e la trombectomia meccanica. Le due procedure possono essere eseguite, di norma, sul paziente che arriva in ospedale entro circa 4 ore e mezza per la trombolisi ed entro circa 6-7 ore per la trombectomia. Terapie che devono essere messe in pratica nel più breve tempo possibile. È ovvio, quindi, che se la Neurologia di Belluno non dovesse più funzionare – data la sua collocazione nell’ospedale che ha il ruolo di hub provinciale e la sua posizione centrale dal punto di vista geografico – le difficoltà per i residenti di Cadore, Comelico, Agordino, Alpago sarebbero ancora più elevate.

E c’è anche la Neurochirurgia. «Ricordiamo che non ci sono soltanto i problemi neurologici – e perdere la Neurologia di Belluno sarebbe intollerabile per la nostra montagna – ma anche le patologie correlate alla Neurochiurugia che, come noto, esiste parzialmente sulla carta, ma Treviso rimane il centro di riferimento», mette in risalto Fabio Bristot “Rufus”, ex consigliere comunale di Belluno che non ha dimenitcato le tante battaglie portate avanti. «Il nostro territorio, dunque, già per le patologie più gravi deve servirsi di Treviso, che dista anche 140 km dalla zona di Livinallongo e 125 dal Comelico, neve e traffico permettendo. In questo senso tutti i servizi di urgenza ed emergenza devono essere profondamente riformati, poiché sono identici a come vennero disegnati (poche variazioni) 30 anni fa da Costola».

Quando parla di Treviso, Bristot tiene a fare una precisazione: «Mettere in evidenza le difficoltà di Blluno non significa dire che dobbiamo rinunciare ad avere il riferimento dei centri regionali di eccellenza – tanto che un mio familiare viene curato proprio in uno di essi – ma bisogna lavorare affinché il nostro territorio provinciale possa garantire dei servizi che sono fondamentali per salvare la vita delle persone». «Agli amministratori vorrei dire di lasciar perdere per una volta le buche sui marciapiedi e mettere in piedi un tavolo di confronto sulla sanità, studiando le carte», prosegue Bristot. «Le schiede ospedaliere sono la struttura del Sistema Sanitario veneto. Approvate nel 2019, sia per Belluno che per Feltre, in larga parte, sono state disattese. Pensiamo anche all’elisoccorso». «Bene il concetto di area vasta», conclude, «ma per patologie tempo dipendenti, come quelle curate dalla Neurologia, deve esserci un’area ristretta: l’aspetto morfologico della nostra provincia non è una “colpa” dei Bellunesi, ma una condizione che deve spingere a prendere decisioni tarate e mirate».

Martina Reolon

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d