Belluno °C

venerdì 26 Aprile 2024,

«L’occhio di San Mamante» giovedì alla cooperativa di Caleipo

Marco Cassol presenta il libro di Giuseppe Micheletto, con Chiara Zavarise

Per il ciclo di incontri intitolato «Emozione Montagna 2023» e organizzato dalla Pro Loco Pieve Castionese, giovedì 23 marzo alle 21 al bar cooperativa di Caleipo Marco Cassol presenterà il libro «L’occhio di San Mamante» di Giuseppe Micheletto, accompagnato dalle «visioni» di Chiara Zavarise. L’ingresso è libero.

Le verdeggianti pendici settentrionali del Col Nevegal, a pochi chilometri da Belluno, sono solcate da numerose valli selvagge e solitarie, scavate da impetuosi torrenti nel corso dei millenni. Una di queste è la Valle di San Mamante, martire cristiano vissuto in Cappadocia nel terzo secolo dopo Cristo. Al Santo è stata dedicata la chiesa che si trova all’ingresso della valle e nel santuario sono custoditi numerosi ex voto offerti dai fedeli in segno di riconoscenza per una grazia ricevuta. Sono infatti numerosi i miracoli attribuiti a San Mamante, come ad esempio quello di aver liberato la valle da pericolose serpi, oppure quello dell’acqua terapeutica fatta sgorgare da una roccia situata nelle vicinanze della chiesa.

Tra i tanti segreti che la Valle di San Mamante custodisce ce n’è uno non ancora svelato: quello del misterioso occhio sapientemente scolpito sulla superficie levigata di un masso che si trova sul greto del torrente Turriga, nella parte alta della valle. «Incuriosito e desideroso di mettermi in gioco buttandomi in una allettante avventura, ho cercato di dare una risposta al mistero di quell’occhio che la valle gelosamente custodisce da chissà quanti anni», scrive Micheletto. «Non è stato facile trovarlo. Il luogo è infatti selvaggio e pieno di insidie: i versanti sono molto ripidi, franosi e spesso interrotti da improvvisi salti di roccia. Inoltre, giunti sul greto del sottostante torrente, è un’impresa fare anche solo qualche metro là dove il canyon si restringe tra rocce incombenti, impetuose cascate e passaggi obbligati su massi viscidi o dover nuotare in pozze profonde. Dopo vari tentativi, alla fine sono riuscito nel mio intento».

«Il tema dell’occhio di San Mamante», spiega Micheletto, «diventa nel libro un pretesto per allargare il discorso ed abbracciare uno dei tanti misteri che ci circondano, quello della morte. Ho cercato di trovare una spiegazione a questo tema esistenziale e, come nel libro precedente ho scomodato lo scrittore Dino Buzzati morto da alcuni decenni, qui ho scelto San Mamante. Li ho presentati come fossero ancora vivi, in carne ed ossa ed ho perciò dato loro un aspetto fisico, una voce, un’anima fatta di sogni, speranze, sentimenti e li ho fatti dialogare con persone con le quali potessero confidarsi come si fa tra amici in buona sintonia».

Nel libro Micheletto racconta se stesso identificandosi con il protagonista Angelo Sogne.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d