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giovedì 9 Maggio 2024,

Screening tumorali, in provincia adesione alta e mortalità scesa del 20%

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Gli effetti degli screening contro il tumore del collo dell’utero, del seno e del colon retto sono più che buoni in provincia di Belluno. La copertura, vale a dire la proporzione di popolazione che aderisce all’invito rispetto alla popolazione target, è molto elevata, «ma si può fare ancora meglio. Ed è in questa direzione che vogliamo andare», ha sottolineato oggi, 12 aprile, nella sala riunioni dell’ospedale San Martino di Belluno il commissario dell’Ulss 1 Dolomiti, Giuseppe Dal Ben, facendo un bilancio dell’attività di screening portata avanti nel 2023. «Per quanto riguarda la prevenzione del tumore al collo dell’utero, 10.112 donne hanno eseguito Hpv test e/o Pap test di primo livello e la copertura è stata del 96%, contro una media regionale del 69%. Numeri importanti anche sul fronte dello screening alla mammella: 14.362 le mammografie eseguite lo scorso anno, con una copertura che si attesta all’80%, ben oltre la media regionale del 65%».

Buoni risultati, ma un po’ più di strada da fare, sul fronte dello screening del colon retto, per cui la copertura è del 58%, leggermente inferiore alla media del resto del Veneto (61%). «Su questo dato pesa un po’ lo stigma culturale legato sia al test per la ricerca del sangue occulto nelle feci, eseguibile a domicilio, sia alla colonscopia», hanno spiegato Jacopo Fagherazzi, del Dipartimento di Prevenzione, e Fabio Ricagna, primario di Chirurgia a Belluno e direttore del Dipartimento area chirurgica del San Martino. «Su questo bisogna lavorare, sensibilizzando le persone e facendo capire loro che le tecniche utilizzate allo stato attuale rendono la colonscopia molto meno invasiva rispetto al passato».

Gli screening oncologici sono stati attivati circa 30 anni fa e sono andati incontro a un progressivo consolidamento, portando a una riduzione della mortalità per cancro alla mammella e cancro del colon-retto di circa il 20% e determinando, nel caso specifico del colon retto, anche una riduzione del 20% dell’incidenza della forma maligna. «Un esempio concreto di percorso preventivo diagnostico-terapeutico di eccellenza», ha detto ancora Dal Ben. «L’organizzazione delle attività di prevenzione oncologica è ormai molto solida. La centrale operativa è ben funzionante. Parliamo di interventi di sanità pubblica, nei quali il servizio sanitario offre attivamente, gratuitamente e sistematicamente un percorso organizzato di prevenzione secondaria per individuare precocemente un tumore, o i suoi precursori, permettendo così di intervenire tempestivamente su di esso».

Lo screening del collo dell’utero è un programma di prevenzione che ha l’obiettivo di ridurre incidenza e mortalità del tumore della cervice uterina, permettendo una diagnosi precoce e l’identificazione di particolari lesioni che hanno elevata probabilità di evolvere in tumore (lesioni precancerose). Lo screening è rivolto alla popolazione femminile residente di età compresa tra i 25 e i 64 anni. «10.112 donne hanno eseguito Hpv test e/o Pap test di primo livello», ha precisato Giorgio Guazzelli, ginecologo all’ospedale di Feltre. «1.384 le colposcopie, vale a dire gli esami di secondo livello, e 108 donne inviate a intervento. Di questi ne sono stati eseguiti 92. Dopo esame istologico post-intervento, sono stati diagnosticati 62 lesioni con diagnosi di malignità, di cui solo 1 in stadio avanzato».

«Nel territorio provinciale c’è una tendenza all’aumento di diagnosi di tumori alla mammella», ha evidenziato Laura Renon, chirurgo senologo all’ospedale di Belluno, «ma è anche vero che sono sempre di più le donne che si sottopongono alla prevenzione, anche con autopalpazione e visita senologica, prima ancora della mammografia. Gli screening hanno permesso di ridurre il numero di tumori scoperti in fase avanzata. Analizzando il periodo dal 01/10/2022 al 31/09/2023, dopo indagine istologica post operatoria sono stati individuati 46 tumori con diagnosi di malignità, di cui solo 10 (23,3%) in stadio avanzato» Lo screening è rivolto alla popolazione femminile di età compresa tra i 50 e i 74 anni.

Allo screening del colon retto è invece invitata la popolazione, sia maschile che femminile, tra i 50 e i 69 anni. Dal 2024 la Regione Veneto ha avviato l’estensione della fascia di età coinvolta, passando gradualmente a 50-74 anni. «L’anno scorso sono stati 17.386 i test eseguiti per la ricerca del sangue occulto nelle feci», ha relazionato la gastroenterologa Anna Giacomin. «In totale 690 le lesioni displastiche e/o neoplastiche diagnosticate dagli approfondimenti di secondo livello, di cui solo 18 identificate come carcinomi. Dopo colonscopia, 13 persone sono state invitate ad intervento (terzo livello) per il riscontro di tumore, interventi tutti eseguiti. I rimanenti carcinomi non hanno necessitato di intervento chirurgico in quanto si trattava di lesioni in stadio molto precoce completamente asportate endoscopicamente».

Martina Reolon

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