In provincia è tempo di scelte strategiche
Si susseguono i segnali della necessità che vengano assunte scelte strategiche per consentire e promuovere lo sviluppo futuro del territorio bellunese. Segnali che negli ultimi giorni sono arrivati numerosi e forti.
Per esempio per quanto riguarda i fondi che Trento e Bolzano versano ai Comuni che confinano con il loro territorio. Si tratta di 80 milioni l’anno, dei quali 24 sono destinati direttamente ai Comuni (500mila euro a testa), mentre gli altri 56 devono essere impiegati in progetti che coinvolgono i Comuni nel contesto sociale, economico e culturale in cui sono inseriti e che devono servire per potenziare l’economia, incentivare l’occupazione giovanile e offrire strumenti concreti di contrasto allo spopolamento. Lo ha ricordato nei giorni scorsi ai 48 Comuni di confine l’on. Roger De Menech, nella sua qualità di presidente del Comitato che gestisce i fondi, invitando a utilizzarli «in modo strategico», cioè individuando quelli che ha definito «ambiti di intervento generali» per ridurre le differenze tra territori speciali e non e per porre freno allo spopolamento della montagna. C’è bisogno – ha detto ancora De Menech – di «una strategia generale e comune» in settori importanti per la vita della montagna. Per De Menech uno di questi settori può essere quello relativo all’estensione della banda larga. Ma trattandosi di un progetto che coinvolge molti altri attori oltre al singolo Comune, è fondamentale «codificare la concertazione territoriale che deve essere fatta a livello provinciale con il coinvolgimento di tutte le parti interessate. Dalla concertazione deve emergere un programma triennale o quinquennale da sottoporre al Comitato». E poi, ha fatto presente ancora De Menech, «il programma deve essere unitario, perché è necessario che un territorio condivida gli obiettivi generali».
Una sfida impegnativa, senza dubbio. Prima ancora che per la difficoltà della concertazione, per la necessità di individuare progetti veramente utili al territorio e che non si limitino solo a fare da supplenza a quanto Stato e Regione non garantiscono più. Certi servizi (dalla sanità alla scuola, ai trasporti...) devono essere assicurati tramite le normali risorse pubbliche. I fondi per i Comuni di confine hanno senso (e vera utilità) se servono da volano, se aiutano il territorio a fare qualche scatto in avanti e non solo a difendere ciò che si fa sempre più fatica a garantire. In altre parole: non devono servire solo a rallentare un declino della montagna, ma a darle quello spunto che le consenta un nuovo sviluppo.
Un altro settore che proprio in questo periodo richiede scelte strategiche è quello turistico. Da poco è stata costituita la Dmo, la nuova struttura, pubblica e privata, a cui è affidata la gestione delle politiche turistiche del Bellunese. Il suo primo obiettivo sarà quello di indicare le linee guida in grado di riqualificare l’offerta turistica della provincia per poi sottoporle alla Regione. E la ricerca delle risorse necessarie sarà condizionata dalla definizione degli obiettivi da raggiungere. Anche in questo caso una sfida impegnativa, ma che non si può mancare e che, per essere vinta, ha bisogno del concorso costruttivo di tutto il territorio.
Leggi il "fondo" della settimana scorsa.
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