Un caso tipico di specificità
Dall’inizio di novembre in una quarantina di Comuni della provincia, sopprattutto nel Feltrino, in Agordino e in Cadore, è iniziata la sperimentazione della consegna della posta a giorni alterni. Una settimana il postino passa il lunedì, il mercoledì e il venerdì; la settimana successiva il martedì e il giovedì.
Da questa nuova modalità, che Poste Italiane hanno introdotto per diminuire le perdite nella distribuzione della corrispondenza, doveva essere escluso il nostro giornale perché fa parte, come i quotidiani, di quelli che vengono indicati come "prodotti Agcom", cioè prodotti che l’Agcom (l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) ha detto che non devono essere ricompresi nella sperimentazione perché la distribuzione a giorni alterni comporta per loro conseguenze troppo pesanti.
Appresa la notizia qualche settimana prima dell’avvio della sperimentazione, non abbiamo mancato di metterla in bella evidenza, soddisfatti che fossero state riconosciute a livello nazionale le esigenze di mezzi di informazione come L’Amico del Popolo. Ma, all’inizio della sperimentazione, la soddisfazione si è trasformata presto in delusione e preoccupazione. Il nostro giornale doveva essere escluso dalla distribuzione a giorni alterni, ma nella realtà è stato subito trattato con questa nuova modalità di consegna.
Appena ce ne siamo resi conto ci siamo rivolti alla dirigenza nazionale di Poste Italiane che, da Roma, ci ha confermato il nostro diritto ad essere esclusi dalla sperimentazione. A livello locale, però, questa indicazione non è stata accolta. Non per mancanza di sensibilità o attenzione (anzi, non possiamo che ringraziare per la loro sollecitudine e disponibilità tanti dirigenti locali di Poste e tanti postini), ma perché non c’è più personale a sufficienza per poter recapitare L’Amico nel giorno previsto.
Una responsabile regionale di Poste, per spiegare le ragioni che al momento non rendono risolvibile il problema, ci ha detto che il nostro giornale rappresenta un caso particolarmente difficile perché ha migliaia e migliaia di copie che vanno distribuite in un territorio vasto, in tante frazioni disperse.
Sì, una situazione particolare. La potremo anche chiamare un caso tipico di specificità montana. Uno dei tanti casi che dimostrano che la montagna va affrontata in un modo diverso dalla pianura, con strumenti e risorse adatte alla sua particolare realtà.
La soluzione non può essere certamente quella che L’Amico diminuisca i suoi abbonati per facilitare la sua distribuzione. Anzi, la capillare presenza di un mezzo di informazione su un territorio ad elevata dispersione abitativa dovrebbe essere valutata come un valore da sostenere e incentivare e non come una difficoltà insormontabile, col risultato di danneggiare il giornale e tanti suoi lettori, costretti da qualche settimana a non avere la sicurezza di poter ricevere il giornale nel giorno previsto.
Per una soluzione vera e possibile (come sempre capita in montagna) è necessario che vengano disposti i mezzi e le risorse che servono per consentire anche a chi vive tra i monti di godere degli stessi servizi che sono riconosciuti a chi abita e opera in pianura.
Sarebbe infatti una ben triste e inutile vittoria se alla decisione di sottrarre L’Amico del Popolo dalla distribuzione a giorni alterni corrispondesse poi la richiesta di un aumento della tariffa. Per il giornale sarebbe come passare dalla padella alla brace. Le Poste, ma anche il Governo, devono provvedere. Oltre che dannoso per chi ne patisce le conseguenze, non è certamente serio che vengano fissate delle regole senza preoccuparsi se ci siano le condizioni per poterle attuare anche in montagna, così come avviene in altri territori meno difficili.
Leggi il "fondo" della settimana scorsa.
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