L'Amico del Popolo digitale

BELLUNO Fiori di carta per le mamme A pagina 12 Feltre I primi artigiani ai Palazzetti A pagina 16 ampezzo 1415, Cortina compra Ospitale A pagina 20 cadore Lorenzago, la sede dei Pompieri A pagina 22 comelico Premiati i «Comelianti» A pagina 27 agordino Mini lettori a Cencenighe A pagina 26 zoldo Pralongo, domenica con gli Emigranti per una Festa dello Sport corale A pagina 33 alpago Pieve ha premiato Mares tricolore A pagina 34 Anno CIII - N. 11 - 6 marzo 2011 Una copia 1 - ccp 11622321 GIORNALE FONDATONEL 1909 DA 100 ANNI IL TUOAMICO www.amicodelpopolo.it - redazione amico del popolo.it Poste ItalianeS.p.A. -Spedizione inabbonamentopostale -D.L.353/2003 (conv. inL.27/02/2004n.46)art.1comma1,CSSBL -Tassapagata/Taxeperc¸ue n o CV I - N. 20 - 21 maggio 2015 Tel. 0437 940641 - Fax 0437 94066 . i l l .it - re azione@amicodel l .it I E FONDATO NEL 1909 a 1 6 anni il tuo amico Postit Il 24 maggio l’esercito marciava... Era un lunedì il 24 maggio 1915; il Piave mormora- va e gli italiani erano inviati alla morte per l’inutile strage. «Guerra! La parola formidabile tuona da un capo all’altro d’Italia e si avventa alla frontiera orientale, dove i cannoni la ripeteranno agli echi delle terre che aspettano la liberazione: guerra! È l’ultima guerra dell’indipendenza». Così in prima pagina il Corriere della Sera che riporta anche le parole del re Vittorio Emanuele III rivolte alla nazione: «Soldati di terra e di mare! L’ora solenne delle rivendicazioni nazionali è sonata. A voi la gloria di piantare il tricolore…A voi la gloria di compiere finalmente l’opera con tanto eroismo iniziata dai nostri padri». La Grande guerra iniziava anche per gli italiani, ed erano i figli dei contadini dei nostri paesi a essere spediti al fronte come carne da macello mentre i fautori della guerra se ne stavano tranquilli a proclamarne la «gioia e la bellezza». Ma forse non abbiamo imparato nulla! in tremila anche da belluno feltre e cadore All’Aquila l’88 a Adunata degli Alpini 300mila le Penne Nere scese in Abruzzo per l’immancabile appuntamento L’adunata degli alpini si è svolta in una città anco- ra profondamente ferita dalle distruzioni del sisma. Mentre la popolazione cer- ca faticosamente una via di normalità e in periferia la vita si svolge attorno alle abitazioni alternative sorte dopo il terremoto, il centro appare svuotato e la sugge- stione che pervade è di pro- fondo abbandono. La sensa- zione provata da quei primi volontari che scesero dopo il sisma è che poco da allora sia cambiato. La gente appa- re segnata ma tuttavia non rassegnata, con tanta voglia di riprendersi. L’adunata per molti alpini è quindi stata una emozione doppia, adunata e ritorno a L’Aquila. È stato giusto utilizzare una città ancora così fra- gile? Con strutture ancora non completamente rodate ai grandi ammassamenti? Va detto subito che la par- tecipazione e l’accoglienza degli aquilani e abruzzesi è stata sicuramente positi- va. Una città che attendeva gli alpini, conferma per l’A- na Cadore Antonio Cason. Il quale utilizza la parola «tripudio» per gli applausi ricevuti. Riportiamo le parole di un altro partecipante per chia- rire meglio: «È valso la pena sacrificarsi e fare l’adunata in una città messa ancora un po’ sottosopra per l’alto valore simbolico che l’inizia- tiva ha rivestito per questo luogo. È tuttavia vero che la città non poteva offrire gli agi di una città normale, pe- rò tutti sacrifici superabili». Non va sottaciuto che anche dal punto di vista economico il tutto può aver comportato una boccata d’ossigeno per la zona. Carla Laguna Le Penne Nere in una città ancora ferita Dai nostri paesi Sono state oltre 300mila le persone che hanno parte- cipato e assistito alla 88esi- ma Adunata degli Alpini a L’Aquila. In tale cifra rientrano le circa 60mila penne nere (di cui 10mila in armi) giunte da tutta l’Italia e anche dai cinque continenti (ove sono presenti complessivamente 30 sezioni dell’Ana). Per la nostra provincia la stima azzarda la quota 3mila, una presenza sicu- ramente rimarchevole vista la grande distanza. Trecen- to, infine, i cadorini. Alla sfilata, preceduta da molti altri momenti significati- vi, era presente il ministro della Difesa Roberta Pi- notti il presidente dell’Ana Sebastiano Favero, il sin- daco della città ospitante Massimo Cialente, il Capo di Stato maggiore della Di- fesa gen. Claudio Graziano e dell’Esercito, gen. Danilo Errico e il comandante delle Truppe Alpine gen. Federico Bonato. L’onore dell’apertura della sfilata è stato lasciato agli alpini del 9° reggimento, at- tualmente inquadrati nella brigata Taurinense seguiti dagli ufficiali delle Truppe Alpine. Una «marcia» di alpini du- rata quasi dieci ore che ha visto i partecipanti percor- rere i circa due chilometri e mezzo sempre applauditi. Con particolari ovazioni per i volontari della Protezione Civile Ana. Gli aquilani e abruzzesi non hanno di- menticato chi fu presente e operativo in mezzo a loro dopo il disastroso sisma del 6 aprile 2009. Con allora i bellunesi presenti sul campo già a poche ore dalla diffu- sione della notizia, mentre complessivamente a livello nazionale furono 8mila gli alpini a l’Aquila in quel ter- ribile periodo. L’arrivo dei bellunesi sotto il palco d’onore ha fatto re- gistrare un ritardo di circa un’ora rispetto alla tabella di marcia, tempo che co- munque è stato produttivo per far conoscere attraverso la voce degli speaker quan- to il territorio bellunese è in grado di offrire in termini di bellezza. La presenza della nostra provincia è stata aperta dalla sezione Ana di Bel- luno, seguita da quella del Cadore, Feltre e infine dal Gruppo di Artiglieria da montagna di Agordo. Le tre prime sezioni indossavano le magliette che tradizional- mente ricostruiscono con i loro tre colori la bandiera italiana. Il territorio bel- lunese era rappresentato anche da varie personalità politiche. Non mancavano infatti un nutrito gruppo di sindaci o loro rappresen- tanti con il vice-presidente della Provincia Roberto Pa- drin, il senatore Giovanni Piccoli, il vice presidente del Consiglio veneto Matteo Toscani, il consigliere pro- vinciale Serenella Bogana. Fra gli ufficiali presenti, anche l’attuale comandan- te del Battaglione Feltre il tenente colonnello Franco Del Favero recentemen- te insignito della Croce di bronzo al merito per il suo operato quale Comandante del Battaglione «Transition Support Unit Centre» in Af- ghanistan nel 2013. La lunga sfilata di alpini ha visto a chiusura il pas- saggio dell’Ana di Asti, città che nel 2016 ospiterà la 89ª Adunata. Si sta lavorando perché nel 2017, a ricordo dei momenti terribili della Grande Guerra vissuti 100 anni fa, l’adunata nazionale si svolga nel Veneto. Come non riportare alcuni dei motti presenti sugli striscioni, troppo intensi i messaggi lanciati. «L’Aquila torna a volare se tutti fanno il loro dovere». «Il senso del dovere ricostruisce uomini e cit-tà». «L’Aquila noi c’eravamo e ci siamo». «Dalla città del Piave un abbraccio alpino». E infine un ultimo che riassume la decisione del Comune di Longarone che in occasione del 3 ottobre 2015 conferirà la Cittadinanza onoraria all’Ana. «La bella del Cadore»... Da moltissimi anni gli alpini cadorini hanno in uso l’utilizzo della canzone «La bella del Cadore» nei loro raduni. Restava sempre la difficoltà di ricor- dare esattamente le parole. Difficoltà questa volta superata. Per la sfilata sono state distribuite delle casacche logicamente rosse, colore della sezione, che riportavano sulla schiena (ottimo quindi per coloro che seguivano) alcuni versi dell’inno. L’esperimento sembra sia andato abbastanza bene.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTA1MTI=