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Ragionare senza paura

È meglio lasciare che la razionalizzazione ci piova addosso, magari incrociando le dita e sperando che non accada? O è meglio studiarla con calma, progettarla per tempo e realizzarla con consapevolezza?
«Razionalizzare» vuol dire modificare in modo ragionevole. Di per sé, dunque, la «razionalizzazione» implica un ragionamento, un progetto. Quante volte, invece, negli anni scorsi abbiamo subito importanti “tagli” in provincia di Belluno con la netta impressione che i criteri fossero troppo teorici e poco vicini alla realtà, decisi su un tavolo lontano, frettolosi e inadeguati rispetto alle vere esigenze del territorio. Razionalizzazioni irrazionali, insomma.
Veniamo al concreto.
Sappiamo benissimo che nei prossimi anni la nostra realtà territoriale subirà dei profondi mutamenti. Chissà se ci sarà ancora la Provincia e come si chiamerà, in ogni caso ci imporranno dall’alto una serie di tagli che colpiranno gli enti di servizio di carattere provinciale. La Camera di Commercio rischia di essere la prima a cadere, in attesa che saltino la Prefettura, il Tribunale, la Questura e i vari comandi provinciali. A questo serve, in realtà, l’abolizione delle Province voluta da Roma: nell’eliminazione degli altri uffici si profila il vero risparmio.
Subire passivamente? No, perché il delicato tessuto sociale della montagna rischia un tracollo. E infatti a vari livelli si lavora – e da molto tempo – per progettare per Belluno un’identità provinciale con specifiche competenze, perché giustamente si vuole che la «razionalizzazione» sia il più possibile adeguata alle nostre esigenze.
Ma scendiamo nel particolare. Il calo demografico, il calo delle risorse pubbliche e l’enorme rivoluzione legata all’informatica sono tre elementi di contesto che da soli lasciano capire quante articolazioni del nostro territorio rischino la «razionalizzazione», anzi, siamo onesti: probabilmente la meritano. I confini dei Comuni (ma anche delle Parrocchie) sono stati disegnati in epoche che ormai appaiono lontanissime, dato il mutare delle situazioni. Difenderli ad ogni costo? O riprogettarli, prima di subire un taglio dall’alto senza aver costruito un’alternativa?
A pagina 10 parliamo delle scuole Gabelli di Belluno. Qui le vorremmo usare come esempio. Ristrutturare la vecchia e avveniristica sede costerebbe molto, probabilmente più di cinque milioni di euro. Ma è giusto chiedersi: quanto costa, per spese di gestione e di manutenzione ordinaria, il mantenimento di una selva di piccoli plessi interni al comune di Belluno, che non si ha il coraggio di chiudere anche se hanno pochissimi bambini iscritti? La strada della “specializzazione” (l’orario continuato; la settimana corta) è un modo per mantenerli in vita, ma per quanto tempo? Non sarebbe meglio rimettere in piedi la vecchia e gloriosa Gabelli, dotarla di servizi avanzati e prevedere per quella scuola un ruolo strategico a vantaggio di tutto il comune? Diversamente, si rischia di perdere quelli (i plessi periferici) e questa (le Gabelli).
Ragionare, senza paura. E poi decidere, ma senza subire.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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