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I piccoli uffici postali ora sono più a rischio

Se già è normalmente problematico mantenere le attività e i servizi in quota, con la crisi le difficoltà aumentano e perciò diventa sempre più urgente una risposta, escogitare qualche soluzione nuova, per non assistere impotenti all’impoverimento della montagna.
Gli ultimi dati relativi al commercio mostrano che le difficoltà maggiori riguardano la piccola distribuzione e gli esercizi di vicinato, cioè i piccoli negozi di paese. Ma lo stesso sta avvenendo anche per quanto riguarda gli uffici postali. In provincia ce ne sono 99, dei quali 25 (i più grossi) abilitati anche a proporre investimenti, finanziamenti, assicurazioni e aperture di conti correnti. Tra queste attività finanziarie agli altri 74 uffici postali finora era concessa solo la possibilità di aprire conti correnti. Una possibilità che Poste Italiane Spa ha deciso di far cessare dallo scorso 3 settembre. La prevedibile conseguenza sarà che questi uffici postali, già piccoli, ridurranno ancora le loro attività finché arriverà il giorno in cui verrà invocata la loro chiusura perché poco produttivi e non economici.
Alcuni numeri possono aiutare a capire meglio la situazione. Tra questi 74 uffici postali minori (che si trovano in 58 Comuni) ce ne sono 28 che sono già stati razionalizzati (cioè che non sono aperti tutti i giorni) e sono quelli di Fener, Caprile, Fastro, Belluno 3, Borca, Cibiana, Colle Santa Lucia, Candide, Dosoledo, Danta, La Valle Agordina, Arina, Fortogna, Lorenzago, Ospitale, Perarolo, Col di Cugnan, Rivamonte, Rocca Pietore, Laste, San Nicolò, San Tomaso, Selva di Cadore, Soverzene, Vallada, Venas, Vodo, Zoppè. Tutti questi uffici valgono meno dell’8% del fatturato totale di Poste Italiane in provincia, mentre gli altri 46 uffici minori valgono circa il 20% del fatturato. In totale quindi i 74 uffici rappresentano poco più di un quarto del fatturato bellunese di Poste, mentre un paio d’anni fa arrivavano a un terzo.
Il calo è evidente, come è evidente il rischio che in futuro sia sempre più marcato visto che il grosso delle attività commerciali possono essere svolte solo in 25 uffici (e poco pare possano incidere le 5 persone che Poste hanno incaricato di seguire gli uffici più piccoli per garantire loro un’assistenza commerciale).
Nel denunciare questa situazione il consigliere regionale Sergio Reolon (Pd) ha assicurato che presenterà un’interrogazione per chiedere alla Regione di attivarsi perché – sottolinea – è vero che si tratta di una decisione aziendale, ma con evidenti ripercussioni sociali e c’è la necessità di non far venir meno altri servizi in montagna. Anzi, va ribadito con forza, c’è bisogno di portarne di nuovi, magari trovando forme nuove che li rendano sostenibili, perché anche a chi vive in montagna siano garantite le possibilità della pianura.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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