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"A lezione" da chi ci ha preceduto

La ricorrenza dei Santi del 1° novembre e quella dei Morti del 2 novembre, più di tante altre occasioni, hanno la capacità di ricordare il nostro legame profondo con chi ci ha preceduto nella vita terrena, nel suo inizio e anche nel suo termine. Un legame profondo, ma che si potrebbe definire anche fondante, indispensabile, vitale perché proprio da chi ci ha preceduto abbiamo ricevuto la vita fisica, ma anche il patrimonio culturale e spirituale, oltre che di competenze pratiche e professionali, che costituisce la nostra esistenza e che con la nostra vita abbiamo poi contribuito a sviluppare in modo originale e unico.
Lo sanno bene gli educatori. Tutti abbiamo bisogno di riferimenti; tutti, per crescere, abbiamo necessità di un confronto vitale con altre persone dalle quali acquisiamo quel patrimonio di conoscenze, di sensibilità, di abilità che andrà a costituire il nostro spessore esistenziale e che ci consentirà anche di elaborare una nostra originale versione che contribuirà ad arricchire il patrimonio che abbiamo ricevuto, a vantaggio di chi verrà dopo di noi.
Il confronto con chi ci ha preceduto è essenziale, non può mancare, è fonte di nuova vitalità.
Questo vale innanzitutto a livello personale. Fare memoria delle esistenze e delle esperienze della propria famiglia, dei propri conoscenti è una grande scuola di vita. Sia per cercare di imitare qualità e valori che ieri erano più presenti e che oggi invece sono un po’ sbiaditi. Sia per imparare dagli errori che sono stati commessi, in modo da non ripeterli.
Ma la memoria del passato (e in particolare della vita delle persone) è importante anche a livello comunitario, sociale. Anche in questo caso per non mettersi nella condizione di replicare sbagli che è meglio non ripetere, ma anche per dare il giusto risalto a valori e scelte che in passato hanno consentito di raggiungere grandi risultati e che anche ora sono certamente necessari, pur se declinati in modo diverso, secondo la sensibilità e le possibilità di oggi.
È vero, la modernità chiede di non fermarsi, di andare avanti, di puntare sull’innovazione, sul progresso. Ma il vero progresso non si misura dal numero delle invenzioni "tecniche", ma dalla capacità di far vivere meglio l’uomo. E per questo è indispensabile recuperare i valori "che fanno vivere" per interpretarli secondo il mondo di oggi.
Per esempio la solidarietà che caratterizzava le comunità di montagna. Certamente non perfetta, certamente da attualizzare secondo quella che è la vita odierna, ma che rappresenta un punto di riferimento irrinunciabile, uno stimolo forte a promuovere ancora e sempre relazioni di aiuto tra chi condivide la stessa realtà.
Per esempio la conoscenza e l’amore per il proprio ambiente e la cura anche del particolare. Un atteggiamento fondamentale anche oggi per poter garantire alla montagna uno sviluppo realmente sostenibile.
Solo due esempi per invitare, nei prossimi giorni, ad andare "a lezione" da chi ci ha preceduto.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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