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Cosa si può fare per la famiglia?

Ho appreso con sorpresa e dispiacere che la famosa dichiarazione di papa Francesco a proposito delle persone omosessuali: «Se uno cerca il Signore, prega e vive con onestà, chi sono io per giudicare?» è stata di inciampo per alcuni amici che stimo. Vi hanno trovato tracce di relativismo e inquietante approvazione di un comportamento oggettivamente disordinato.
Con il passare dei mesi – quella dichiarazione fatta in aereo di ritorno dal Brasile è del luglio 2013 – quegli amici si sono allarmati ancora di più per tutti i pronunciamenti del Papa in materia di morale familiare, fino all’ultimo Sinodo dei Vescovi. La martellante insistenza di alcuni organi di stampa che mettono in dubbio l’adesione del Papa alla ’sana dottrina’ e alla ’verità cattolica’ ha accresciuto l’inquietudine per quanto accade nella Chiesa.
In questi casi bisogna sempre risalire alle fonti e documentarsi direttamente.
Sulla situazione della famiglia nel mondo di oggi papa Francesco è il più preoccupato di tutti, tanto da volere ben due Sinodi – nel 2014 e 2015 – dedicati solo alla famiglia. Ha ripetutamente affermato che il demonio vuole distruggere la famiglia!
Nei giorni scorsi – il 25 ottobre – si è spiegato ampiamente con queste parole: «La famiglia e il matrimonio sono sotto attacco. Un attacco senza precedenti; mai attaccati come al giorno d’oggi. Che la famiglia sia colpita e venga imbastardita è sotto gli occhi di tutti. Ma si può chiamare famiglia tutto? Quello che stanno proponendo non è un matrimonio, ma un’associazione... Quante famiglie sono divise, quanti matrimoni rotti, quanto relativismo nella concezione del sacramento del Matrimonio. In questo momento dal punto di vista sociologico e dal punto di vista dei valori umani, c’è una crisi della famiglia, crisi perché la bastonano da tutte le parti e la lasciano ferita. Bisogna fare riferimento ai drammi familiari, alla distruzione delle famiglie e ai bambini che soffrono per i disaccordi dei genitori. Ma anche alle nuove convivenze: sono nuove forme totalmente distruttive e limitative della grandezza dell’amore del Matrimonio. Bisogna preparare bene i fidanzati che confondono il sacramento con il rito e cadono nella cultura del provvisorio, dimenticando il ’per sempre’ dell’amore».
Quel giorno il Papa parlava in spagnolo e alcune sue espressioni forti mantengono una traccia di quella lingua, ad esempio quando accenna alla famiglia ’imbastardita’. Ne guadagna la chiarezza e il pronunciamento acquista vivacità.
Il 28 ottobre c’è stato chi ha invocato qualcuno che dica le cose a questo "latinoamericano" ingenuo che capisce poco e non conosce le situazioni! Dopo averlo ascoltato chi può dubitare che il Papa sia ingenuo e sprovveduto? La sua novità comincia quando si chiede: «Che cosa si può fare dunque per questa famiglia?».
A questo punto egli imita Paolo VI – il suo grande maestro – e cerca di tenere davanti agli occhi la parabola del buon Samaritano. Perciò risponde così: «Non bastano i bei discorsi o le dichiarazioni di principio, ma la chiave per aiutare è una pastorale ’corpo a corpo’, accompagnando. Accompagnare con pazienza. Anche perdendo tempo, se necessario. Il grande maestro del perdere tempo è Gesù. Ha perso il tempo per far maturare la coscienza, per curare le ferite, per insegnare. Accompagnare è dunque fare un cammino insieme.
Negli ambienti più difficili si può entrare solo con la testimonianza: vivere in modo tale che altri abbiano voglia di vivere come noi. Poi raccomanda di prendersi come collaboratrice la Madonna. «Maria è madre e non si può concepire nessun altro titolo di Maria che non sia la Madre. Perciò nessun cristiano ha il diritto di avere una psicologia da orfani». Come commento si può solo aggiungere che papa Francesco teme molto una risposta che sia costituita solo dalla ripetizione dei principi e della riproposta della dottrina di sempre, che non è in discussione, ma – nella formulazione tradizionale – non è compresa e non convince.
Un illustre cardinale, buon pensatore, ha detto che trenta o quarant’anni fa pareva che tutto il mondo stesse per diventare marxista e troppi cristiani ebbero la fretta di mettere insieme fede e marxismo per stare al passo con i tempi. Poi il comunismo è caduto, lo sforzo di dialogare a tutti i costi con il marxismo è risultato vano e alcune proposte di allora oggi appaiono superate, dimenticate, quasi ridicole. Così potrebbe accadere al relativismo dei nostri giorni che in questo momento appare vincente, ma tra poco potrebbe passare, come accade per tutte le mode.
È vero: il comunismo è finito! Ma i problemi ai quali il comunismo – sbagliando drammaticamente – voleva dare soluzione, sono ancora tutti presenti e spesso ingigantiti. Basta pensare alle disuguaglianze economiche e sociali e al dominio crudele delle leggi economiche.
Il Papa ci sta supplicando di non fermarci alla valutazione delle dottrine sociologiche, ma di interessarci delle persone. Egli dimostra anche con gesti insoliti, come battezzare i figli di conviventi o benedire le nozze di chi aveva già celebrato il matrimonio civile, che gli interessano le persone, incontrate sul cammino concreto che stanno percorrendo e raggiunte al punto in cui praticamente si trovano.
Un teologo ha scritto che la Chiesa aveva già la risposta ai problemi della famiglia e gli strumenti per comunicarla: la legge naturale e la ragione in dotazione a tutti gli uomini ben pensanti. Ma è proprio questo linguaggio che non giunge più a destinazione perché secoli di mentalità scientifica hanno cambiato il concetto di natura. A noi dispiace molto, ma comprendiamo che ripetendo questa nobilissima parola non ci capiamo più. Quanto alla ragione comune sembra a tanti soffocata dalle diversità culturali con le quali dobbiamo convivere gomito a gomito tutti i giorni.
Quel teologo ripeteva che la Chiesa prima deve costruire ciò che è umano e solo in un secondo momento annunciare lo specifico del Vangelo. Così aveva fatto san Benedetto per dare un’anima al medioevo cristiano. A me pare una strada impercorribile. Il semaforo rosso l’aveva acceso il Concilio: «In realtà solo nel mistero del Verbo Incarnato riceve luce quel mistero che è l’uomo» (GS,22). Se c’è una novità alla quale anche l’uomo di oggi presta attenzione è proprio il Vangelo – cioè l’annuncio di Gesù – fatto conoscere e soprattutto incontrato vivo in un gruppo di suoi seguaci. Ai discorsi sui "valori" nessuno è più disposto a dare ascolto. L’annunciatore deve essere un uomo credibile e la Chiesa intera deve presentarsi esperta in umanità, ma il messaggio da recapitare può essere solo il cuore del Vangelo. L’umanità calorosa di papa Francesco e il suo riferimento continuo, immediato, semplice al Vangelo ne sono una dimostrazione.
Sono decenni che il Signore ci invia i suoi doni: l’umanità paterna di papa Giovanni e quella modernissima di papa Paolo, quella umile di papa Luciani, quella forte di Giovanni Paolo II, quella delicata e sapiente di Benedetto. Oggi c’è quella così originale, nuova e semplicemente evangelica di Francesco. È bello appartenere a questa famiglia e buttarsi nell’avventura, smettendo l’atteggiamento di chi sta sulla riva a fare il giudice di gara, trovando immancabilmente qualche difetto. Perché intanto la vita passa!
Luigi Del Favero

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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