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Aiutare i genitori a capire internet

Si è celebrata anche quest’anno, il 10 febbraio, la giornata dedicata alla sicurezza e alla privacy su internet. Per l’occasione alcune indagini hanno "esplorato" il vasto – e per molti versi oscuro – mondo del web, in particolare in rapporto all’uso che ne fanno i più giovani. Un’indagine promossa dal Safer Internet Center italiano, per esempio, descrive i giovanissimi di oggi come sempre più connessi, per sempre più tempo e sempre più precocemente (era facilmente immaginabile, ma i dati servono sempre). La ricerca, che ha coinvolto complessivamente circa 8mila studenti delle scuole secondarie attraverso il sito Skuola.net, ha evidenziato che solo 1 giovanissimo su 10 si connette a internet ogni giorno per meno di un’ora. Gli altri ben di più, con picchi superiori alle 5 ore al giorno per 1 su 6: il 46% da 1 a 3 ore, il 25% da 3 a 5 ore. Come si connettono? Prevalentemente (il 56% del campione) dai cellulari abilitati a farlo, gli smartphone, che ormai sono posseduti dal 96% degli studenti (li ricevono normalmente durante la scuola media).
Tra i tanti dati che emergono, alcuni sono particolarmente interessanti. Si scopre, ad esempio, che i genitori, gli stessi che forniscono ai loro figli i telefonini più alla moda, sono normalmente ben poco informati dell’uso che viene fatto degli smartphone. Il 19% sarebbe addirittura totalmente all’oscuro di quello che fanno i figli quando si connettono a internet via telefonino. Il 34% a volte sa, a volte no.
Un’altra domanda chiedeva se i ragazzi avessero mai partecipato a scuola a corsi sull’uso dei social network: per il 44% la risposta è «mai». In sostanza, il mondo adulto appare piuttosto latitante e i ragazzi si trovano da soli ad affrontare una realtà che ha non pochi aspetti inquietanti e pericolosi. Gli stessi studenti avvertono rischi e problematiche soprattutto in rapporto a messaggi e proposte indesiderati o al rischio d’incontrare situazioni d’illegalità. C’è poi tutta la problematica del cyberbullismo, che s’intravede nella richiesta di «protezione dai coetanei» avanzata in particolare nella fascia tra i 14 e i 16 anni.
Telefono Azzurro, che con attenzione monitora anche le problematiche legate alla frequentazione del web da parte dei più giovani, segnalava in una ricerca con Doxa, come si diffonda il furto d’identità in rete, come siano molti i ragazzi e giovani "pentiti" di dati diffusi attraverso i social e come due ragazzi su tre siano al corrente di episodi di cyberbullismo a danno di amici e conoscenti.
Insomma, c’è di che stare attenti. Il presidente di Telefono Azzurro, Ernesto Caffo, insiste sulla prevenzione per approcciare un internet più sicuro. Il web – afferma – «può essere anche un’opportunità. Bisogna però pensare a ragionevoli limiti e regole per tutelare i minori dai potenziali pericoli della rete». Per Caffo servirebbe una «Carta dei diritti internet», oltre al potenziamento dell’attività di gruppi internazionali di contrasto all’uso illegale della rete.
Anche la scuola può e deve fare di più. Certo il lavoro di formazione e costruzione di personalità robuste, che passa attraverso i processi scolastici, è decisivo. Non sarebbe male, tuttavia, avere l’occasione di tematizzare, nelle fasce di età più sensibili, le questioni legate a internet e all’uso che ne fanno i ragazzi e le ragazze. E sarebbe una buona "sveglia" anche per quei genitori che dalle indagini appaiono piuttosto "distratti" e che di sicuro vanno aiutati per metterli in grado, a loro volta, di aiutare i figli in un settore molto delicato.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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