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Una sanità a misura anche della montagna

La Conferenza dei sindaci dell’Ulss 2 di Feltre il 24 agosto ha espresso «il suo forte dissenso» verso il drastico ridimensionamento delle Ulss previsto dal progetto di legge che ora sta iniziando il suo iter in Consiglio regionale.
Nel documento approvato all’unanimità si legge che «storicamente, alla soppressione delle Ulss nel territorio regionale, e in special modo nella montagna veneta, è sempre e sistematicamente seguito un graduale ‐ correlato ma irreversibile ‐ depotenziamento dei presidi ospedalieri (...) con grave pregiudizio per la qualità del servizio socio–sanitario erogato».
Secondo i sindaci «il territorio montano è caratterizzato da oggettivi elementi di criticità» per cui «è fortemente errato voler riprodurre in montagna modelli che possono funzionare in pianura».
Invece «la montagna ha bisogno di un modello a rete, vale a dire della presenza diffusa nel territorio di presidi ospedalieri e di servizi socio–sanitari integrati che siano in grado di assicurare ai cittadini servizi di base ottimali e una seria capacità di risposta nei casi di emergenza/urgenza, oltre ad alcune eccellenze ospedaliere, distribuite anch’esse fra le strutture della rete». «Questo», secondo i sindaci, «significa perseguire la via di un modello socio–sanitario policentrico», un «modello istituzionale di governo a catena corta, in grado di presidiare capillarmente il territorio». La conclusione: «non è pensabile che la montagna veneta, con la sua vastissima estensione, sia governata da una sola Ulss».
Secondo i sindaci feltrini il governo della sanità non deve essere riferito forzatamente agli ambiti provinciali, ma è invece preferibile «individuare delle aree omogenee» che rispondano «a logiche precise ‐ geomorfologiche prima che storiche ‐ di prossimità e facilità di accesso ai punti di erogazione dei servizi».
«Non sempre la semplificazione e l’accentramento degli enti di governo e la creazione di pochi, grandi enti comporta necessariamente la possibilità di realizzare risparmi di scala e di sistema», fanno presente i sindaci. «A maggior ragione, in un contesto territoriale come quello montano le dimensioni organizzative medio/piccole ed efficienti rappresentano un valore».
Alla luce di queste considerazioni, la Conferenza dei sindaci chiede alla Regione che «venga superato il principio della coincidenza fra i confini delle Ulss e delle Province, affermando invece il principio della costituzione di Ambiti socio–sanitari ottimali, anche di carattere sovra–provinciale, da individuare di concerto con gli Enti locali» e poi che «sia mantenuta nella sua autonomia l’Ulss 2 quale Ambito ottimale, eventualmente ridefinita ed ampliata nei suoi confini, anche al di fuori della Provincia di Belluno, nell’ambito del processo sopra menzionato di concertazione territoriale».
La concertazione: questa è la sfida che si para davanti a Feltre, ma anche a Belluno e a tutta la montagna, perché non sia Venezia a decidere, a prescindere dalle richieste del territorio. Ma allora le realtà della montagna – tutte – devono cominciare a parlarsi e a confrontarsi con serietà e apertura, alla ricerca della soluzione migliore da proporre poi al legislatore regionale. Non basta dire di no, bisogna proporre un’alternativa condivisa e utile, non solo per qualcuno, ma per tutta la montagna. Questa è la condizione per poter aspirare, come è effettivamente auspicabile, a un modello socio–sanitario montano.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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