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Ripartire insieme dalle terre alte

In questi giorni di metà luglio, mentre la Val Belluna è oppressa dall’afa che sale dalla pianura, c’è una serie di segnali, contraddittori ma tutti molto interessanti e da non sottovalutare minimamente, che arriva dalle terre alte della nostra provincia dolomitica.
E non parliamo solo delle continue frane che dalla Val Boite all’alto Agordino stanno mettendo in ginocchio intere comunità, proprio nel cuore della stagione estiva. Regione e Governo facciano la loro parte, per garantire anche a chi si ostina a vivere nella terra dove è nato gli stessi diritti e la stessa qualità della vita – strade transitabili comprese – che godono gli abitanti delle pianure.
Il primo segnale, tutto politico, sono le dimissioni del sindaco di Cortina, Andrea Franceschi, che richiederanno una rapida messa a punto delle priorità – condivise! – di una comunità che ancora una volta, con la assegnazione dei Mondiali di sci del 2021, si dimostra il fiore all’occhiello e l’unico vero traino globale del turismo provinciale.
Ora il Prefetto Francesco Esposito ha già nominato un commissario, il dottor Carlo De Rogatis che per un anno e mezzo aveva retto con grande equilibrio ed efficienza la stessa Prefettura nella lunga «vacanza» tra il trasferimento di Barbato e la recente nomina di Esposito, e nelle prossime settimane i partiti individueranno i possibili successori di Franceschi da mandare al voto, ma la posta in gioco è troppo alta perché la vicenda resti confinata entro i confini dei Sestieri d’Ampezzo: l’appuntamento del 2021 è uno di quei treni che – come si è visto con le Olimpiadi del 1956 – passano troppo raramente da queste parti, e l’infrastrutturazione di tutto il Cadore, e di conseguenza il respiro europeo dell’intera provincia, sono una carta da giocare troppo preziosa per rischiare di sprecarla. E nonostante ogni vecchia polemica, le aperture dell’europarlamentare Dofmann della Svp verso un possibile collegamento turistico tra Comelico e Ost Tirol (vedi «Amico» n. 25 del 23 giugno scorso) sono una di queste carte da giocare con grande attenzione, sul tavolo di Bruxellese e prima ancora di Roma e di Venezia, nell’interesse di tutta la nostra provincia.
Un secondo segnale, anch’esso tutto positivo, arriva dall’assemblea provinciale del Bard, che dopo le tensioni dello scorso anno e concluse una dopo l’altra le assise di vallata il 9 luglio ha riunito i suoi delegati per nominare il suo nuovo presidente. La scelta è caduta su Alessandra Buzzo, la combattiva sindaca di Santo Stefano di Cadore. Una voce delle terre alte, che ha già dimostrato di saper dialogare con tutti e di volerlo fare, senza timidezze o senza peli sulla lingua, quando lo richiedono gli eventi o le scadenze.
Un segnale positivo, sotto molti punti di vista. Una conferma – in un’Italia che ne ha ancora bisogno – che le donne possono e devono ricoprire qualsiasi ruolo, politico e amministrativo.
La scelta di dare il ruolo di rappresentanza di un movimento provinciale ad un rappresentante proprio di quelle terre alte che le frane e il crollo demografico (di cui ci ostiniamo a raccontare da anni le terribili dinamiche) rischiano di marginalizzare sempre di più, se non di espellere del tutto dal dibattito politico regionale e nazionale.
E allora questi segnali, anche questi campanelli d’allarme, vanno letti e vanno colti come altrettante occasioni per non abbassare la guardia. Non possiamo e non dobbiamo aspettare nessuno: la montagna l’hanno sempre difesa i montanari. Anche questa volta tocca a noi, tutti insieme, rimboccarci le maniche e rimetterci al lavoro.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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