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Provincia in difficoltà, tocca a Stato e Regione

Nei giorni scorsi gli amministratori della Provincia di Belluno hanno fatto presenti le difficoltà di bilancio dell’ente.
Chiamati ad esaminare gli equilibri economico–finanziari, hanno rilevato la mancanza di quasi 5 milioni di euro per chiudere in pareggio, prospettando anche la possibilità di dichiarare il dissesto. Con ciò sicuramente hanno voluto dare un segnale forte, che facesse ben comprendere le difficoltà continue che si parano davanti, mai risolte in maniera definitiva.
Queste dichiarazioni hanno suscitato immediate reazioni delle parti politiche: chi ha chiesto l’intervento dello Stato per ripianare i debiti e per trovare una soluzione definitiva; e chi ha chiesto l’intervento della Regione. Sulla scena sono piovute le dichiarazioni del Sottosegretario di Stato Gianclaudio Bressa, il quale ha sostenuto che entro settembre i soldi per ripianare il bilancio della Provincia di Belluno arriveranno.
Ma resta il problema di una soluzione definitiva della questione. Per raggiungerla non è certo utile continuare a rivangare il passato, tanto più se ciò viene fatto con intento polemico di natura partitica, perché ciò contribuisce più ad avvelenare che a rasserenare il clima: è urgente mettere le condizioni per una leale e proficua collaborazione tra tutti, mentre a tutti è chiaro che l’attuale è un tempo di poche risorse. Per questo appare più evidente la necessità di unire le forze e di mettere insieme tutte le risorse possibili per raggiungere l’obiettivo. Bando, dunque, alle polemiche, in particolare a quelle retrospettive, occorre invece armarsi di buona volontà per cercare insieme la migliore soluzione praticabile. E possiamo stare certi che non verrà raggiunta se una parte la chiederà esclusivamente agli altri: ciascuno deve cercare di fare il suo e di farlo al massimo.
Per essere più chiari, lo Stato deve certamente completare il processo di riforma che ha avviato: creando gli enti di area vasta ha dato nuove competenze alle tre Province interamente montane di Belluno, Verbania e Sondrio, ma ora deve garantire le risorse necessarie a praticare queste nuove competenze, altrimenti le Amministrazioni continueranno a versare in grave difficoltà e soprattutto non avranno i mezzi per realizzare una programmazione e una politica di sviluppo per i loro territori. Altrimenti viene contraddetto il senso stesso di aver affidato alle nuove Province competenze speciali.
E se lo Stato deve fare la sua parte, anche la Regione del Veneto ha dei doveri ben precisi: va certamente e velocemente completato l’iter di applicazione della legge regionale 25 del 2014. Ormai sono passati due anni dalla sua approvazione, ma il trasferimento di competenze previsto a favore della Provincia di Belluno è rimasto quasi ai nastri di partenza, fatta eccezione per alcuni settori come demanio e turismo. C’è la necessità di completare il percorso, perché altrimenti anche in questo caso si rischia di rimanere a metà o meglio all’inizio del guado, e senza quelle risposte che tutti si attendono.
A questo proposito va anche ricordata la necessità che la stessa società civile non si tiri da parte, quasi si trattasse solo di questioni di carattere politico. Invece c’è bisogno di una spinta forte, di un incoraggiamento, di una pressione da parte di tutte le componenti della società bellunese.
Così è stato alla vigilia dell’approvazione della legge 25 sulla specificità della provincia di Belluno, così certamente deve ancora essere oggi, dato che la legge non è stata ancora portata a compimento.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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