Tra il 4 e il 6 ottobre 2019 Feltre diventerà il luogo di incontro sui temi dello sviluppo partecipato, responsabile e sostenibile del nostro Paese. L’appuntamento, denominato «A-change», sarà un’occasione di confronto su scala nazionale di buone pratiche civiche e amministrative: amministrazioni, imprese, cooperative e associazioni porteranno le loro esperienze per farne terra di dialogo e di scambio con tutti gli altri partecipanti nel corso di incontri, convegni, laboratori, serate di musica, proiezioni di film a tema, feste e dibattiti.
Replicare il grande riconoscimento di pubblico del Jazzit Fest, tenutosi a Feltre nel giugno del 2017, e la notevole risonanza in ambito nazionale dell’evento, la sua autosostenibilità economica e, soprattutto, l’alto grado di coinvolgimento di ampi settori della cittadinanza, dai singoli cittadini, alle associazioni, alle attività commerciali: è partendo da questo presupposto che l’Amministrazione feltrina ha deciso di dare continuità a quell’esperienza realizzando in città, su proposta e iniziativa dello stesso promotore del Jazzit, Luciano Vanni, il primo Festival nazionale delle buone pratiche.
La prima edizione del Festival sarà inoltre l’occasione per stringere un legame di amicizia e reciprocità con la città di Pompei, uno dei monumenti mondiali per il suo straordinario patrimonio archeologico, che negli ultimi anni sta ripensando radicalmente il modo di valorizzarlo a partire dal coinvolgimento diretto della comunità e che, nel giugno del 2019, ospiterà l’edizione annuale del Jazzit Fest.
«La prima edizione del Festival nazionale delle buone pratiche», annuncia il sindaco di Feltre Paolo Perenzin, «vivrà sul tema “patrimonio e comunità”, ovvero quale significato dare e come interpretare in concreto il concetto di patrimonio da parte delle comunità locali e dei cittadini che le compongono».Anche Luciano Vanni, referente del comitato civico “Civitates Feltre”, sottolinea l’importanza dell’iniziativa per la città di Feltre che la vede come «un’esperienza ricca e coinvolgente nel confronto con realtà italiane ed europee che hanno fatto della “buona pratica” un modello di vita”.
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