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lunedì 9 Giugno 2025,

Reddito e pensione di cittadinanza, la richiesta della Cgil: «Non si getti al vento l’esperienza del Rei»

Per il sindacato è inoltre necessario correggere l'impostazione complessiva della misura. Intanto, molti bellunesi si stanno recando nei Caf e nei Patronati per avere informazioni.

«L’esperienza del Reddito in inclusione (Rei) non può essere buttata via. Ed è necessario che siano create le condizioni affinché si possa costruire con il Governo un percorso di correzione dell’impronta eccessivamente “lavoristica” del Reddito di cittadinanza». La Cgil di Belluno è ben consapevole che la lotta alla povertà e alla disoccupazione sono indispensabili. Tanto più in un contesto il cui le persone e le famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese sono sempre di più. Ma non condivide il metodo attuato dal Governo. «Nel caso specifico del Reddito e della Pensione di cittadinanza, quello che critichiamo non è di aver messo in campo lo strumento, ma di averlo fatto senza un confronto con le parti sociali, senza considerare che il contrasto alla povertà può dare risultati se portato avanti in una logica di multidisciplinarietà», sottolinea Mauro De Carli, segretario provinciale della Cgil. «Messo da parte il Rei, l’attuale Governo ha indirizzato tutto verso la ricerca del lavoro per i poveri o presunti tali. Certo, questo deve esserci, ma non è l’unica misura per contrastare la povertà. O meglio, il Reddito di cittadinanza così come pensato non servirà ad abbassare il numero di persone povere».

Proprio oggi, mercoledì 6 marzo, è scattato il periodo utile per presentare le domande per il Reddito di cittadinanza. «Un’integrazione al reddito rivolta al nucleo familiare definito in povertà sulla base di indicatori reddituali e patrimoniali», precisa Vania Cibien, responsabile Caf, «ma che prevede anche misure di politiche attive del lavoro a supporto dei beneficiari per la ricerca di un’attività lavorativa. Il Reddito di cittadinanza non è una misura individuale, ma rivolta ai nuclei familiari». I requisiti per accedere sono i seguenti: essere cittadini italiani o europei o lungo soggiornanti e risiedere in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in via continuativa; avere un Isee in corso di validità inferiore a 9.360 euro; possedere un patrimonio immobiliare, diverso dalla prima casa, non superiore a 30mila euro; un valore del patrimonio mobiliare non superiore a 6mila euro per singola persona, aumentata di 2mila euro per ogni componente familiare successivo al primo, fino a massimo di 10mila euro.

«A questi si aggiungono altri requisiti», prosegue la Cibien. «Su tutti spicca comunque l’Isee, l’Indicatore della situazione economica equivalente. La domanda può essere presentata dal richiedente in modalità cartacea agli uffici postali; compilandola on line; avvalendosi dell’assistenza dei Caf convenzionati con l’Inps». Il Caf comunica poi le informazioni all’Inps entro 10 giorni lavorativi dalla richiesta. La verifica dei requisiti da parte dell’Istituto di previdenza deve avvenire entro 5 giorni. «Alcune variabili sono calcolate direttamente dall’Inps», dice ancora la Cibien, «in quanto noi facciamo riferimento all’Isee sui redditi 2017 e sui conti correnti 2018. L’erogazione del Reddito di cittadinanza è poi condizionata dal rilascio da parte di tutti i soggetti interessati, a pena di decadenza, della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, la cosiddetta Did».

La procedura non è certo semplice e i cittadini non sono in possesso delle informazioni adeguate. Ma non soltanto loro. «Non dimentichiamo che il decreto legge per l’istituzione di queste misure non è ancora stato convertito in legge e mancano i decreti attuativi», ricordano De Carli e Maria Rita Gentilin, segretaria dello Spi Cgil. «Speriamo quindi di avere ancora margini per far accogliere le nostre proposte, tra cui spicca in primis la necessità di far tesoro dell’esperienza del Reddito di inclusione». Uno strumento, quest’ultimo, che aveva come primo punto di riferimento i Comuni. «Le amministrazioni, tramite i servizi sociali, hanno sott’occhio tutte le situazioni critiche», aggiungono De Carli, Gentilin e Mara Carlin, del patronato Inca di Belluno. «Un patrimonio che non può essere gettato al vento».

Parlando della Pensione di cittadinanza, la Gentilin ricorda che è destinata a nuclei familiari composti esclusivamente da componenti di età pari o superiore a 67 nni. «Considerando che l’importo di un assegno sociale ammonta a 453 euro e le pensioni minime a 517 euro, e analizzando i dati sui pensionati a nostra disposizione, possiamo calcolare che a livello provinciale sono circa 330 le persone potenzialmente beneficiarie della Pensione di cittadinanza», precisa la segretaria dello Spi. «Contatteremo tutti tramite telefono, senza lasciare indietro nessuno. Ma invitiamo anche a rivolgersi ai nostri sportelli sparsi sull’intero territorio. Molto spesso chi ha dei diritti non riesce a ottenerli solamente perché non fa domanda».

«Guardando il nostro archivio dei redditi 2016, in tutta la provincia siamo attorno alle 300 pratiche che possiedono un Isee che potrebbe beneficiare del Reddito di cittadinanza», aggiunge Cibien. «Detto questo, una decina di persone, oggi, ci ha chiesto informazioni, ma non aveva con sé l’Isee, quindi possiamo considerarle “clienti” nuovi. Da inizio anno, comunque, sono aumentate di circa il 20% le rischieste di elaborazione dell’Indicatore della situazione eocnomica equivalente».

Non manca chi cerca degli “escamotage” per ottenere il reddito pur non avendo i requisiti: c’è chi chiede se è fattibile far finta di essere single o chi vorrebbe intestare la propria casa a un genitore. «Noi siamo rigidi e non lasciamo spazio a tentativi di aggirare la norma», mettono in risalto dalla Cgil. «Evidentemente, però, così come è stata pensata, crea numerose criticità che non possono essere ignorate».

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