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domenica 15 Giugno 2025,

Vajont, «disastro ambientale annunciato, provocato e favorito da incompetenza e incoscienza umane»

Durante la commemorazione al cimitero monumentale di Fortogna, il sindaco di Longarone Roberto Padrin ha letto anche il messaggio della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Un «disastro ambientale annunciato, provocato e favorito dall’incompetenza e dall’incoscienza del fattore umano». Con queste parole, lette dal sindaco di Longarone Roberto Padrin, la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha definito la tragedia del Vajont. Il suo messaggio è stato riportato oggi, mercoledì 9 ottobre, durante la commemorazione al cimitero monumentale delle Vittime del Vajont, a Fortogna. «È con sentimento di forte partecipazione che invio il mio saluto in occasione delle commemorazioni dedicate alle vittime del disastro del Vajont», ha scritto la Casellati. «Donne, uomini e bambini travolti, anche nel sonno, dall’incontenibile forza di decine di migliaia di metri cubi d’acqua che, con un’onda alta più di duecento metri, hanno scavalcato la diga ultimata solo pochi anni prima, per abbattersi sulle sottostanti abitazioni di Longarone e dei comuni limitrofi. Indelebile è il ricordo di tutto quel dolore; dello smarrimento e della disperazione dei sopravvissuti; dell’orrore dei corpi straziati recuperati dal fango e dalle macerie degli edifici; di quel senso di fragilità, di precarietà e di impotenza che nella notte ha lacerato e sconvolto le coscienze di tutto il Paese».

E sottolineando il concetto di «disastro ambientale annunciato», il messaggio della Casellati ha insistito anche sui concetti di «responsabilità» e «riflessione», connessi all’esigenza di non sottovalutare i cambiamenti climatici e i pericoli provocati dallo sfruttamento incontrollato del territorio». Padrin ha ricordato nel suo intervento la visita al cimitero monumentale, nel marzo scorso, da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E ha voluto spendere parole per due figure, «di valore e di valori», scomparse di recente, che si impegnarono affinché emergesse la verità: il giudice Mario Fabbri e l’avvocato Sandro Canestrini. Il sindaco di Longarone ha poi ricordato i due sindaci Terenzio Arduini e Gianpietro Protti.

«Il 2020 sarà anche l’anno in cui troveranno nuova collocazione le lapidi del cimitero di Fortogna», ha aggiunto Padrin. «Un progetto condiviso, che aggiunge un importante tassello alla memoria e dà il segno di una comunità che non vuole dimenticare il dolore». Durante la cerimonia a Fortogna – che ha visto, oltre alla commemorazione civile, la deposizione di una corona da parte dei Comuni di Longarone, Erto, Casso e Vajont e la Santa Messa di suffragio alle Vittime – è intervenuto anche il ministro Federico D’Incà. «Il mio personale racconto del Vajont è iniziato quando ero piccolo», ha detto. «Mio nonno materno lavorava alla Faesite e vide la sua vita risparmiata per qualche metro di terra. Mio nonno paterno e mio padre (allora quindicenne) furono tra coloro che raccolsero i morti dalle arcate del Ponte San Felice, a Trichiana. Tra quelle 18 vittime anche una bimba che, nuda, fu vestita con l’abito della prima comunione di un’altra bimba di Trichiana». D’Incà, riprendendo anche le parole di Tina Merlin, ha lanciato poi un monito: «Mai più prevalgano gli interessi economici sulla vita delle persone. La memoria ci deve lasciare l’esempio per non commettere gli stessi errori. Abbiamo il dovere di attivarci in fretta per salvare il nostro ambiente. Ogni cambiamento, ogni sfida e ogni obiettivo passano attraverso i piccoli gesti quotidiani. Il presidente del consiglio, i ministri e i sottosegretari sono al fianco dei cittadini».

«Desidero ricordare i parroci che, dopo la tragedia del Vajont, incontrarono tutte quelle persone che avevano attraversato una ”Pasqua di distruzione”», ha evidenziato il vescovo Renato Marangoni nell’omelia. «In questa giornata vogliamo però anche pensare a Dio mare di vita e di luce. Siamo qui in un luogo di misericordia. Abbiamo pregato con il Salmo 85. La misericordia non sempre è facile. Possono esserci situazioni della vita in cui è difficile entrare in questa visione. Così è successo a Giona, la sua preghiera a Dio era schietta e cruda. Apre a noi un orizzonte di speranza a cui ci abbandoniamo e tramite il quale ci consegniamo a Gesù, che ci insegna un rapporto nuovo che si radica nella nostra nativa fragilità. Un rapporto sostenuto da misericordia immensa, quella di Dio, che Gesù ci insegna a chiamare Padre».

La commemoriazione a Forgogna è stata ancitipata, questa mattina, dalle Messe di suffragio e Podenzoi e Codissago e dalla Messa di anniversario della dedicazione della chiesa parrocchiale a Longarone. Alle 17 ci si sposterà a Villa Malcolm per la deposizione di una corona presso il cippo commemorativo e questa sera a Longarone, alle 21.39, veglia di memoria. Alle 22.39 momento di silenzio, suono della campana e preghiera per le vittime.

«Ringrazio il Comune di Longarone per la sensibilità dimostrata negli anni nel ricordare l’immane tragedia del 9 ottobre 1963. Il Vajont deve essere ancora oggi un monito per la cura del territorio e la manutenzione della montagna». Lo ha detto oggi alla Camera il deputato di Forza Italia, Dario Bond, intervenendo in ricordo del disastro. «Ringrazio i colleghi deputati e il Parlamento che hanno voluto prendere la parola per ricordare il Vajont. Un evento che ci ricorda come la montagna debba essere curata», ha aggiunto Bond. «Se parliamo di Vajont, non possiamo dimenticare che ci possono essere altre tragedie. Gli eventi meteo sono sempre più improvvisi e cattivi: a Belluno ce lo ricordiamo bene, visto che un anno fa c’è stato l’uragano Vaia. La gente veneta e bellunese ha saputo ricostruire dopo Vaia, così come dopo il Vajont. Ma la ricostruzione non può farci distogliere l’attenzione dalla necessità di mettere in campo azioni puntuali e continue sulla difesa del suolo. Proprio per questo rivolgo un appello a Enel, che sembra intenzionata a chiudere il centro di monitoraggio di Ponte nelle Alpi, dove si esegue il controllo delle dighe di tutto il nord Italia: attenzione a tagliare servizi e centri di controllo che possono essere fondamentali per la sicurezza e possono salvare tante vite umane».

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