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giovedì 26 Giugno 2025,

Coronavirus, crolla il prezzo della carne delle vacche da latte

Con la chiusura totale del canale della ristorazione e dei prodotti dedicati a causa dell’emergenza coronavirus, le aziende di macellazione non riescono più a collocare la carne e il prezzo degli animali crolla.

L’emergenza coronavirus sta mettendo in ginocchio anche la zootecnia. Sta infatti crollando il presso della carne delle vacche da latte: due euro al chilo per la carne; 35-36 centesimi per un litro di latte. Con la chiusura totale del canale della ristorazione e dei prodotti dedicati a causa dell’emergenza coronavirus, le aziende di macellazione non riescono più a collocare la carne e il prezzo degli animali crolla. Lo stesso sta avvenendo per il latte, a causa della difficoltà dei caseifici di collocare sul mercato prodotti freschi. E anche a causa di chi cerca di speculare sull’emergenza.

«Tutta la ristorazione è bloccata, così come le pizzerie, e perciò la filiera è completamente ferma», spiega Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno. «Il settore primario, che da sempre è l’anello più debole della catena, ne subisce le conseguenze. Nel settore della vendita della carne delle vacche da latte stiamo subendo ribassi anche di 50 centesimi al chilo. Vuol dire che per una bestia di 300 chili prendiamo sì e no 700 euro. Una miseria. È un ribasso che non è giustificabile e che si spiega solo con le speculazioni di chi cerca di guadagnare a danno delle aziende agricole. La stessa cosa sta accadendo con il latte, il cui prezzo è precipitato nel giro di due settimane di tre centesimi. Come Confagricoltura segnaleremo alle autorità competenti tutti gli episodi di ribassi ingiustificati».

Nel frattempo l’invito ai bellunesi è di consumare prodotti locali, come già evidenziato nei giorni scorsi da Coldiretti Belluno. «Noi non diremo mai agli allevatori di produrre meno latte, perché riteniamo che la scelta potrebbe rivelarsi, alla lunga, controproducente», prosegue. «Vogliamo invece dire a tutti di consumare i nostri formaggi, la nostra carne, i nostri salumi. La migliore cosa, per noi agricoltori, è di produrre per noi, per la nostra provincia, per il nostro Paese, garantendo così il rispetto delle regole sulla tracciabilità e sulla sicurezza alimentare, in cui siamo maestri. Vorremmo anche andare incontro alle fasce della popolazione più deboli, come gli anziani e chi è malato, che faticano a uscire e muoversi con la macchina, organizzando un servizio di consegna a domicilio di carne, prodotti lattiero caseari, salumi e altri prodotti locali. Ci stiamo pensando alla cooperativa Valcarne, di cui sono responsabile, che ha tre punti vendita a Feltre, Busche e Santa Giustina, ma su questo ci stiamo confrontando anche con Lattebusche e La Fiorita: potremmo raccogliere gli ordini e poi, un paio di volte alla settimana, provvedere alla consegna. È un servizio che nasce in un momento di emergenza, ma che potrebbe rimanere anche in seguito».

Secondo Donazzolo la priorità resta comunque garantire la salute ai dipendenti: «Ci sono aziende che hanno i lavoratori in quarantena, tante altre che ci chiedono come bisogna comportarsi. A tutte abbiamo ribadito le linee guida governative: rispettare le distanze di sicurezza, lavare le mani molto spesso e utilizzare guanti e mascherine nei casi consigliati, sanificare gli ambienti di lavoro e gli spazi comuni, evitare se possibile le riunioni e ridurre gli spostamenti. I lavoratori con sintomi influenzali devono informare subito l’azienda. Speriamo che, osservando tutti le regole, si riesca a uscire al più presto dall’emergenza, attuando poi le misure necessarie per far ripartire il settore. Non tutta l’agricoltura è in difficoltà: ci saranno comparti che andranno sostenuti e sarà compito delle organizzazioni categoria segnalare dove ci sono stati danni, quantificarli e chiedere risorse, evitando sprechi in settori dove i danni non ci sono stati».

1 commento

  • Sarebbe una ottima idea la realizzazione di quanto indicato dal Presidente Donazzolo ottenendo un doppio obiettivo: sostegno alle ns/aziende agricole e tranquillità per i consumatori, particolarmente per i “meno giovani”.

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