Le aziende di Belluno e Treviso pensano a nuovi modelli di business per fronteggiare la crisi causata dall’emergenza Covid-19. Alcune esperienze di riconversione sono state presentate oggi, giovedì 28 maggio, nel corso di una conferenza stampa organizzata dalla Camera di commercio. «L’attività economica sta riprendendo, anche a seguito dell’iniziativa degli imprenditori, che cercano di sopravvivere riorientando la produzione, non soltanto all’interno delle fabbriche, ma anche nel comparto dei servizi», hanno evidenziato Mario Pozza e Romano Tiozzo, presidente e segretario generale della Camera di Belluno-Treviso. «Emerge la capacità di reinventarsi, di credere nella propria azienda e nel sistema economia, nonostante le grandi difficoltà».
È il caso della Silcon Plastic srl di Val di Zoldo, azienda che, in quest’emergenza Covid-19, ha deciso di riconvertirsi e di sviluppare due progetti: su entrambi è stato depositato un brevetto. Si tratta di visiere protettive che, grazie alle loro caratteristiche, aumentano la protezione da liquidi infetti (droplet) trasmessi per via aerea verso la zona del viso. La Silcon Plastic s.r.l., azienda leader nel suo settore, opera dal 1986 e collabora con le migliori aziende dell’occhialeria e del lusso, ma anche di settori tecnici come medicale e meccanico. È guidata da Arcangelo Costantin e da Pietro Battistin, soci da oltre 35 anni. Sono parte attiva dell’azienda e fanno parte del Cda anche i figli dei due titolari, Virgilio Costantin e Andrea Basilio Battistin.
«Abbiamo chiesto permesso alla Prefettura e segnalato la riconversione aziendale alla Camera di commercio», hanno ricordato i titolari. «Così, sono stati sviluppati due progetti e su entrambi è stato depositato un brevetto». «Le visiere sono certificate da Certottica come dispositivo di protezione individuale di seconda categoria», hanno aggiunto. «Stiamo avendo un bel riscontro, con parecchio interesse nei confronti di questo prodotto. Per esempio, abbiamo ricevuto ordinazioni da una sartoria. In questo periodo difficile aver optato per la rconversione ci sta aiutando moltissimo».
Dolomiticert e Certottica, dal canto loro, sono scese in campo e si rendono disponibili ad affiancare le aziende nella fase di autocertificazione e di redazione della documentazione tecnica a supporto per i Dpi da emergenza Covid-19. Per i produttori o i distributori che intendano avviare l’iter di certificazione Ce, così come stabilito dalle norme vigenti, i laboratori sono in grado di eseguire tutte le prove richieste (in modo diretto o con l’ausilio di partner accreditati) per occhiali, occhiali a visiera e schermi facciali in conformità alla norma EN 166 (Certottica); indumenti, mascherine, guanti, calzari e teli chirurgici (Dolomiticert).
Ha portato poi l’esperienza della sua azienda Silvia Tonon, marketing manager di Irinox spa, che opera tra Conegliano e Vittorio Veneto a supporto delle aziende di produzione alimentare, mense e catering. Nicola Buscoletto, socio fondatore dell’impresa sociale Giotto di Padova, ha evidenziato il processo di riconversione che ha portato a produrre mascherine in tessuto, lavabili, all’interno del carcere Due Palazzi. L’idea è di portare analoghe esperienze lavorative anche nel carcere di Treviso.
Fabio Sutto, che ha una web agency a Oderzo e si occupa di marketing in Omniaweb, ha raccontato come le vendite online, durante il lockdown, abbiano avuto un vero e proprio boom, nel 75% dei casi da parte di persone che non avevano mai utilizzato l’e-commerce.
«Le aziende stanno facendo di tutto per ripartire», hanno detto ancora Pozza e Tiozzo, «ma non è semplice. Il problema più grosso resta quello della liquidità». Non è un caso che il bando partito lunedì scorso per contributi a fondo perduto abbia raccolto in tre giorni già 173 domande, pervenute attraverso la piattaforma telematica, con contributi che corrispondono a circa 350 mila euro. «Ai 415 mila euro già stanziati, con la prima variazione di bilancio andremo ad aggiungere un altro milione di euro», hanno concluso. «Si avrà quindi un pacchetto da un milione e 415 mila euro per sostenere le spese che le aziende pagano alle banche nel momento in cui fanno richiesta di liquidità». Martina Reolon
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