È in distribuzione in questi giorni il numero di giugno di Dolomiti, Rivista di cultura e attualità della provincia di Belluno. La copertina con porta Dojona a Belluno indica che siamo in un periodo che ci ha rinchiuso e tanto desideriamo essere liberi e sicuri come prima, si legge nella nota di presentazione dell’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali che edita il periodico.
Tra i contributi, Giandomenico Zanderigo Rosolo ricorda che flagello che viviamo non è nuovo per le nostre terre. In «Qui se tenirà buon conto… dati epidemiologici cadorini dai libri canonici» si numerano le vittime della peste in Cadore. Giulio Bianchi parla di un’altra forma di chiusura quando presenta: «Democrazia, demagogia, populismo: note introduttive» e descrive un paesaggio politico che ha anche dei bagliori di speranza, ma che per lo più è una palude in cui la gente comune si perde e non ha il Filo di Arianna che lo riconduca fuori dal labirinto politico. Non è che alla nostra gente manchino, ora come nel passato, degli esempi di bontà e di aiuto reciproco. Un esempio lo porta Mario Ferruccio Belli con: «Un vescovo sanvitese in India e la generosità degli Ampezzani». Antonella Fornari presenta «Breve storia delle vie ferrate» e Adriana Lotto «Storie di fiori, piante e uomini in “Oh… cavoli a merenda” di Enzo Garberoglio». C’è poi la bellezza dell’arte. Michele Vello e Fabrizio Tonin ne hanno parlato a lungo a proposito di spade e spadai. Uniscono qui un nuovo tassello al loro ampio mosaico con: «Spade bellunesi al Museo delle armi “Luigi Marzoli” a Brescia». Questi titoli rappresentano soltanto una parte di un numero particolarmente ricco della rivista bellunese.
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