Seconda tappa del tour tra le eccellenze del territorio. Stavolta tocca alle malghe. La Provincia sta continuando il viaggio alla scoperta delle realtà del turismo esperienziale. E nei giorni scorsi, con il consigliere delegato, ha fatto visita ai pascoli dell’Alto Agordino, con sosta a Malga Fontanafreda (Selva di Cadore, nella zona di Passo Staulanza), dove si trova un autentico capitolo di storia dell’alpeggio bellunese.
La gestione della malga infatti è da dieci anni affidata alla famiglia De Nardin “Belot”, giunta alla quinta generazione di malghesi. Il protagonista è Giovanni “Nino” Belot dalla Valle Agordina, classe ’45 e da 75 anni in malga, portato all’alpeggio per la prima volta quando aveva appena quattro mesi, dentro una gerla. Un uomo che ha attraversato la gestione di diverse strutture tra Agordino e Zoldano e che oggi con tutta la famiglia porta avanti la cura del bestiame e la trasformazione del latte. «Ho cominciato la vita da malghese nell’estate del 1945, portato da mia mamma che ero ancora in fasce – racconta Giovanni “Nino” Belot -. Ho visto cambiare il mestiere. Un lavoro duro, ma che non smetterei mai di fare».
La Malga Fontanafreda gestisce una sessantina di vacche da latte, oltre a una cinquantina di capre. La produzione dei formaggi è quotidiana e si somma alla fiorente attività di agriturismo e ristorazione, con prodotti a chilometro zero che spaziano dagli gnocchi di patate alla polenta e schiz. Un lavoro portato avanti da dodici persone. «Le malghe costituiscono un fiore all’occhiello del nostro territorio – commenta il consigliere provinciale delegato al turismo -. Svolgono contemporaneamente tre ruoli importantissimi: sono un esempio di piccola economia, sono indispensabili per la manutenzione della montagna, e rappresentano un richiamo indiscusso per il turismo. Chi vuole vivere davvero la montagna bellunese e assaggiarne i sapori, non può non fare tappa in una delle tante malghe che costellano le nostre valli. In più, molti malghesi storici sono sentinelle della montagna e possono raccontare la storia dei loro prodotti e delle cenge delle Dolomiti».
Da qui, l’idea di valorizzare le malghe e i luoghi dell’alpeggio come tappe del turismo esperienziale tra le Dolomiti bellunesi. «Come Provincia, attraverso la Dmo, abbiamo l’idea di creare dei percorsi ad hoc, in modo da promuovere non solo i prodotti della filiera del latte, ma anche la narrativa delle nostre montagne – conclude il consigliere delegato -. Le malghe rappresentano un patrimonio da tutelare e sviluppare».
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1 commento
Sonia
Più che meritato pertanto anni addietro il premio Pelmo d’Oro. Sonia C.