«Tutto ruota attorno a un ventilato rifacimento del progetto. Come dire, buttare al vento la concertazione istituzionale portata avanti in tutti questi anni. E rimandare ancora una volta, chissà a quando, la soluzione del problema». Sul tavolo il tema elettrodotto e la presa di posizione delle amministrazioni comunali di Ponte nelle Alpi e Soverzene. Qualche giorno fa sono stati diffusi alcuni dettagli di un studio elaborato da tecnici a cui la Provincia si è affidata lo scorso anno per l’analisi del progetto di razionalizzazione della rete elettrica nella Media Valle del Piave. E ne è emerso un report che non piace per niente ai Comuni di Ponte e Soverzene.
«Sian ben chiaro: pensare a miglioramenti è sempre buona cosa», ha evidenziato Gianni Burigo, sindaco di Soverzene, «ma immaginare un nuovo scenario sarebbe folle. Mettiamo dei paletti e procediamo con un progetto che, dopo 70 anni, libererebbe i centri abitati dai tralicci. Il solo fantasticare in merito a possibili spostamenti dell’elettrodotto fa accapponare la pelle». Insieme a Burigo, alla conferenza stampa che si è tenuta a Soverzene c’era il suo vice, Dario Vallata, e il sindaco di Ponte nelle Alpi, Paolo Vendramini. In rappresentanza dell’amministrazione pontalpina anche l’assessore alle politiche ambientali Pierluigi Dal Borgo e la vicensindaco Lucia Da Rold. E Fulvio De Pasqual, tra i firmatari, il 31 marzo 2009, del protocollo definitivo sull’opera di razionalizzazione della rete nella media valle del Piave. Allora sindaco, oggi capogruppo di maggioranza, De Pasqual ha evidenziato che «dalla quella firma sono passati 11 anni. Dispiace essere ancora qui, oggi, a discutere dello stesso tema. È triste».

«Voglio essere molto chiaro», ha fatto presente Vendramini, «se in Regione non avremo corrispondenze rispetto alle promesse iniziali, andremo in Procura e chiederemo di avviare delle indagini per capire perché non siamo ancora arrivati a un risultato concreto». Ma cosa del report uscito dalla Provincia ha scatenato la rabbia e le preoccupazioni delle amministrazioni? «Basti pensare che per la sottostazione di Polpet si fantastica su un possibile spostamento in zona Paludi», hanno fatto notare i due sindaci, «un’area commerciale di proprietà di soggetto terzo, con tutti i limiti imposti dal Piano di assetto idrogeologico che interessa la zona». Inoltre lo studio, come ha messo in risalto Vendramini, analizza la questione a partire dallo sbocco dell’autostrada in Pian di Vedoia, non fornendo al momento alcuno spunto per il tracciato a monte di Ponte nelle Alpi, né fornendo illustrazione della stato di cose a Soverzene che, in sinergia con Ponte ,si è adoperata per dare una soluzione all’enorme presenza di linee sul territorio.
«Abbiamo organizzato una conferenza stampa a Soverzene, comune dove oltre 11 anni fu stilato il protocollo d’intesa tra la Provincia, i Comuni di Belluno, Ponte e Soverzene», ha ricordato Burigo. «Negli anni successivi fu interessato anche il Comune di Longarone, che nelle frazioni di Dogna e Provagna sopporta la presenza dei tralicci a ridosso delle case da oltre 70 anni». Settant’anni: su questo dato ha voluto insistere Burigo. «Un periodo di tempo lunghissimo», ha continuato. «Ben vengano gli interramenti laddove di possono fare. Terna troverà il modo di attraversare il Piave in sotterraneo nel comune di Belluno. E questo sembrava l’ultimo intoppo per dare seguito alla realizzazione del progetto di razionalizzazione. Invece salta fuori questo report, che parla di rifare il progetto. Il che significherebbe, senza contare la questione risorse, aspettare altri anni e le nostre realtà sono stanche di subire le angherie di coloro che, con queste manovre, stanno di fatto congelando la situazione in modo che non si faccia nulla».


Insomma, la voce delle amministrazioni di Ponte e Soverzene è univoca: «Il progetto sull’interramento dell’elettrodotto non si tocca». Vendramini ha evidenziato come lo studio uscito da Palazzo Piloni si sia rivelato un’amara sorpresa: «Più che altro per la modalità con cui la notizia è uscita. Oltre a non essere stato condiviso, questo report non è passato per il consiglio provinciale, di cui faccio parte. In ogni caso, ho già parlato con il presidente Roberto Padrin e con l’assessore all’Ambiente, Simone Deola, i quali mi hanno garantito il totale appoggio della Provincia per far sì che i lavori partano in tempi brevissimi. Mi fido di loro, so che in Regione porteranno la voce di Ponte nelle Alpi e Soverzene. E difenderanno le nostre posizioni».
I sindaci hanno messo in evidenza un aspetto: il loro farsi interpreti delle istanze della collettività. E hanno psoto sul tavolo alcuni numeri: il progetto di razionalizzazione consente di eliminare 20 km di linee (con ben 115 tralicci in meno), che corrispondono a 60 ettari di terreno e a quasi 900 edifici liberati dalla vicinanza delle linee elettriche. «Sentiamo vicini i comitati locali, i rappresentanti dei genitori e il consiglio comunale», ha detto ancora Vendramini. «Non dimentichiamo che la scuola elementare “Arrigo Boito” di Polpet non può essere frequentata nella sua totalità perché abbiamo utilizzato un sistema di cautela, nella misurazione di 0,2 microtesla. Senza considerare che 500 famiglie vivono sotto i tralicci. Eppure, siamo arrivati a un punto fondamentale: quello dell’approvazione definitiva da parte delle amministrazioni e di Terna, con cui abbiamo battagliato per evitare che ci venissero imposte delle scelte. Ora manca solo la riunione in Regione: la stiamo attendendo».
«Una buona parte dellea popolazione (circa il 15%) di Ponte e Soverzene si trova esposta alle onde elettromagnetiche», hanno ricordato Dal Borgo e Vallata. «Non possiamo mettere in gioco la salute delle persone. Ci sono diversi studi che analizzano la correlazione tra tumori ed elettrosmog. Correlazione che non si può dire eslcusa». «Il protocollo con Terna è stato sottoscrito nel 2009», ha continuato il vicesindaco di Soverzene, «ma le battaglie sono iniziate ben prima, all’inizio degli anni 2000». Burigo, dal canto suo, ha ribadito che «l’accordo di programma stipulato tra Regione Veneto e Terna nel gennaio del 2019 conferma la volontà di procedere con quanto stabilito. Purtroppo la Regione in questo mesi è stata latitante. Alle nostre richieste di incontro non ha mai risposto. Il progetto è pronto e ha ottenuto le autorizzazioni dovute. Ora si proceda con programmi certi, senza perdere ulteriore tempo».
Martina Reolon
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