Una modifica legislativa che rende più definito il ruolo del Soccorso alpino e che consentirà a questo corpo di lavorare ancora meglio sui territori. Stiamo parlando della legge 126 del 13 ottobre di quest’anno, approvata nei giorni scorsi dal Parlamento. Nello specifico, della conversione in legge, con alcuni aggiornamenti, del decreto legge 104 dell’agosto di quest’anno, strettamente legato anche all’emergenza Coronavirus che sta vivendo il paese. All’articolo 37 è trattato in modo specifico il tema del comparto della sanità e dell’emegenza, quindi del Soccorso alpino.
Competenze e ruolo del Cnsas più definiti. Le modifiche apportate dal nuovo provvedimento, rispetto alla “vecchia” legge di riferimento per il Cnsas, ossia la 74 del 21 marzo 2001, sono state spiegate oggi durante la videoconferenza stampa a cui hanno preso parte il ministro per il Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, il presidente del Soccorso alpino e speleologico Maurizio Dellantonio, il membro della direzione nazionale Fabio “Rufus” Bristot. «Uno degli aspetti più improtanti contenuti nella nuova legge è l’esplicitazione dell’attività svolta dal Cnsas a favore di soggetti “in imminente pericolo di vita e a rischio evoluzione sanitaria”, oltre che l’attività di “ricerca e al soccorso dei dispersi”», ha fatto presente Dellantonio. «Viene introdotto il principio della “direzione” delle operazioni di soccorso, che rafforza e risolve in via definitiva questioni di carattere interpretativo sul soggetto a cui spetti attuare il coordinamento e la direzione di interventi di soccorso limitatamente agli scenari montani e in grotta, oltre che negli ambienti impervi».
In buona sostanza, le competenze e il ruolo del Cnsas vengono meglio definiti e rafforzati «e viene ribadito lo strettissimo rapporto e interazione con il Servizio Sanitario nazionale, prima indicato in modo generico, e con il Sistema 118 e i servizi di elisoccors, oltre che con le “Centrali Nue 112», ha aggiunto Dellantonio. «Con l’obbligo di stipula di convenzioni tra le Regioni e le Province autonome e strutture territoriali di riferimento del Cnsas, finalizzati “a disciplinare i servizi di soccorso e di elisoccorso».
Introdotte e riconosciute sette nuove figure professionali. Sono inoltre introdotte, e riconosciute ex lege, sette nuove figure professionali specialistiche del Soccorso alpino e speleologico: tecnico di centrale operativa, coordinatore di operazioni di ricerca, tecnico di ricerca, tecnico di soccorso in pista, tecnico disostruttore, tecnico speleosubacqueo, pilota di sistemi aeromobili a pilotaggio remoto. «Figure che potranno garantire migliori e più qualificate risposte all’utenza e una più complessiva ed efficace operatività di tutto il Cnsas», ha detto ancora Dellantonio.
Indennizzi e risorse. C’è poi a parte che riguarda gli indenizzi per particolari figure tecniche. «Forme di indennizzo che vengono meglio disciplinate», ha spiegato Bristot. «Nella totale assenza di lucro che la nostra attività deve continuare a mantenere quale condizione ferma e prevista dalla stessa legge, si legifera uno stato di fatto che da oltre 30 anni è consolidato in taluni settori del Cnsas (per esempio, indennità per tecnico di elisoccorso, istruttori tecnici, ecc… che percepiscono nelle occasioni di servizio attivo, con una media di 3/4 turni al mese). Fermo restando che, al di fuori di questi servizi, tutta la restante attività di soccorso deve essere svolta a titolo del tutto gratuito». Sul fronte risorse, la norma finanziaria prevede lo stanziamento annuale di 750 mila euro nel prossimo triennio, che incontra le particolari necessità di adeguare le polizze assicurative contratte a favore dei soci del Soccorso alpino e di favorire il controllo sanitario a favore degli stessi soci.
«Il risultato raggiunto per potere strutturare al meglio la legge 74 del 2001 è il frutto di un grandissimo lavoro durante il quale ci siamo confrontati con particolare attenzione», ha dichiarato il ministro D’Incà. «L’opera del soccorso alpino è di assoluto rilievo per l’intero paese. Ringrazio tutti i volontari e i membri del Cnsas per la straordinaria attività svolta in questi anni e il ricordo, in particolare, è per tutti gli uomini uomini e le donne del Soccorso alpino che hanno perso la vita in questi anni durante le operazioni di soccorso, da Sergio Francese ai nostri angeli di Falco: a loro va questo riconoscimento. Da parte del Governo continueremo a impegnarci per sostenere il prezioso lavoro del Cnsas».
«Abbiamo ottenuto», ha proseguito Dellantonio, «una riforma sostanziale, una sorta di legge quadro su cui si basa una parte significativa dell’ordinamento di riferimento del Cnsas che sancisce doveri e responsabilità in capo al personale, ma anche il pieno riconoscimento della nostra organizzazione e delle sue assolute peculiarità».
I dati dell’attività del Cnsas. La riforma della legge 1974 era attesa da vent’anni. Ed era necessaria anche per adeguarsi alla consistente mole di lavoro del Soccorso alpino. Basti guardare i numeri del 2019: 10.234 gli interventi effettuati (+7,1% rispetto 2018); 10.073 le persone soccorse, di cui 3.376 illese, 6.190 ferite; 446 i deceduti e 61 dispersi/scomparsi. Considerando la sola provincia di Belluno, la II Delegazione Dolomiti Bellunesi ha effettuato lo scorso anno 676 interventi, di cui 649 di soccorso sanitario e 18 di protezione civile; 2.901 i volontari impiegati, per un totale di giornate uomo di 1.842. Le persone soccorse sono state 737, di cui 324 illese, 381 ferite, una dispersa e 31 decedute.
Bristot ha voluto ricordare il lavoro svolgo dal corpo in 66 anni di attività, dal 1954, quando fu fondato: 180.070 interventi; 196.637 soggetti soccorsi, di cui 62.196 illesi, 116.172 feriti; 16.157 deceduti, 2.012 dispersi/scomparsi. In totale, dal 1954 ad oggi, in tutta Italia, quasi 900 mila i volontari impegnati.
«Ringraziamo il ministro D’Incà», hanno ribadito Bristot e Dell’Antonio. «Il lavoro che ha svolto nel corso di due mesi davvero tosti ha, infatti, dimostrato la sua notevole capacità di relazionarsi propositivamente con vari i soggetti istituzionali, senza rinunciare alla determinazione e senza esitare nell’andare decisamente avanti anche quando gli ostacoli che, via via si presentavano innanzi, sembravano fossero insuperabili e per questo motivo di rinuncia».
«Un traguardo», ha concluso Bristot, «che è in realtà una nuova partenza per tutto il Cnsas, perché quando si effettua una riforma, da una parte si devono tenere saldi i principi iniziali, dall’altra se ne devono aggiungere degli altri: saper porre in essere un nuovo patto con il futuro e saper attuare compiutamente il principio della sussidiarietà verticale che trova nel Cnsas un esempio davvero significativo».
Martina Reolon
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