Gli ospedali del Veneto vanno verso la sospensione dell’attività chirurgica non urgente e di tutta l’attività specialistica ambulatoriale programmabile. Questo per poter disporre di personale per la gestione dei pazienti Covid. La pandemia, dunque, ha ripercussioni anche sulle attività ordinarie degli ospedali e delle strutture sanitarie. È scritto nero su bianco nella lettera che ieri, venerdì 6 novembre, la direzione generale dell’Area Sanità e sociale della Regione del Veneto ha inviato a tutte le Ulss del territorio regionale, ad Azienda Zero, all’Irccs-Istituto Oncologico Veneto e alle organizzazioni sindacali del comparto medico. Questo in conseguenza dell’altra notizia di ieri: il Veneto entra nella fase 4 (su 5) sul fronte ospedaliero. E ripiomba nella situazione di marzo: tutte le forze sanitarie sono state richiamate per affrontare la fase più difficile dell’emergenza Coronavirus.
Per fare qualche esempio, verranno rimandati gli interventi non urgenti relativi alla protesica, alla medicina internistica. Saranno garantite le prestazioni di fascia U (entro le 24 ore) e B (entro 10 giorni). Resterà salva l’attività di screening. «In considerazione dello scenario epidemiologico dell’epidemia di Covid-19 e della sua evoluzione, in attuazione del documento ”Aggiornamento del Piano emergenza” adottato dall’Unità di crisi il 22 ottobre relativamente alla fase 4», si legge nella lettera, «si dispone di sospendere in ogni struttura ospedaliera pubblica e privata accreditata tutta l’attività chirurgica programmata per la quale è previsto il ricovero in terapia intensiva post operatoria e di ridurre l’attività programmata non urgente chirurgica ed in ambito internistico al fine di poter disporre di personale per la gestione dei pazienti Covid, ad eccezione dell’attività non rinviabile in considerazione del quadro clinico e per la quale la prognosi e le gravi conseguenze cliniche sono fortemente influenzate dalle tempistiche di diagnosi ed intervento, in particolare nell’ambito della chirurgia oncologica, tenendo conto della storia naturale della malattia e dei protocolli integrati con chemio e radioterapia adiuvante. Le strutture ospedaliere private accreditate continueranno a garantire il ruolo assegnatogli dalla programmazione rispetto alle reti tempo dipendenti».
In parole povere, sono sospese le pretazioni non urgenti. «Si dispone anche la sospensione dell’attività di specialistica ambulatoriale delle strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate», continua la missiva, «ad eccezione delle prestazioni prioritarizzate come U (urgente, entro 24 ore, ndr) e B (breve, entro 10 giorni), garantendo, sia come prime visite specialistiche che di controllo, l’attività in ambito materno-infantile, oncologico, malattie rare e non rinviabile in considerazione del quadro clinico dei pazienti. Sarà cura di ogni struttura avvertire gli utenti programmati con altre priorità per riprogrammare l’appuntamento al termine dello stato di emergenza».
«Le aziende sanitarie, sulla base delle priorità, del fabbisogno e della ridotta capacità produttiva possono, all’interno degli accordi contrattuali vigenti, concordare con le strutture private accreditate la possibilità di erogazione di altre tipologie di prestazioni», precisa la Regione, che nella lettera indica anche le tempistiche entro cui gli ospedali devono adeguarsi: «Le presenti disposizioni, definite dal “Comitato di crisi Coronavirus”, condivise dal Comitato scientifico, devono attuarsi nel più breve tempo possibile e comunque non oltre il 10 novembre pv (martedì prossimo, ndr), al fine di predisporre i posti letto previsti per la fase 4 riducendo al minimo i disservizi al cittadino, e trovano applicazione fino a revoca, che sarà disposta quando l’occupazione dei posti letto si stabilizzerà nella fase 3, come previsto nel documento “Aggiornamento del Piano d’autunno”».
Martina Reolon
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1 commento
Giorgio Nardari
Fare di necessità, virtù!