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lunedì 16 Giugno 2025,

Giallo vuol dire spopolamento costante, viola crescita costante. Alla scoperta dei nuovi dati Istat

La provincia di Belluno ha diverse zone in sofferenza, ma il Friuli montano sta molto peggio. Sorprendente la progressione in crescita dell’Alto Adige.

L’Istat, istituto nazionale di statistica, ha appena pubblicato i dati demografici del nuovo «Censimento permanente» relativo al 2019. La cartina che presentiamo illustra l’andamento della popolazione bellunese con l’evidenza (in giallo) delle zone che più soffrono. Vediamo i dettagli.

La provincia di Belluno si trova al centro della cartina. Le aree indicate in giallo sono quelle che soffrono di più, con una tendenza costante allo spopolamento che dura dal 1951 al 2019. In alto, verso destra (est), si evidenziano i due comuni “gialli” del Comelico con crisi demografica continuativa: sono Comelico Superiore (passato da 4.102 abitanti nel 1951 a 2.115 abitanti nel 2019) e San Pietro di Cadore (da 2.883 a 1.597). Vicino ad essi, appena più a sud, al confine con il Friuli soffre il comune di Vigo di Cadore (passato da 1.940 a 1.400). La stessa dinamica di costante spopolamento si registra nella parte centrale della provincia di Belluno, proprio dove non esistono gli strumenti economici di sostegno che negli anni più recenti sono stati messi a disposizione per i Comuni bellunesi di confine con regioni e province autonome. Sono dunque colorati in giallo i comuni di Vodo di Cadore (da 1.184 a 841 abitanti), Cibiana di Cadore (da 1.280 a 380 abitanti), Zoppè di Cadore (da 491 a 197), Val di Zoldo (da 6.003 a 2.951), Ospitale di Cadore (da 814 a 264). Soffre di spopolamento pluridecennale anche una consistente parte dell’Agordino: in giallo Rocca Pietore (passato da 2.654 a 1.202 abitanti dal 1951 al 2019), Colle Santa Lucia (da 677 a 352), Alleghe (da 1.910 a 1.168), San Tomaso Agordino (da 1.730 a 623), Vallada Agordina (da 1.004 a 486), Canale d’Agordo (da 1.818 a 1.096), Cencenighe Agordino (da 1.996 a 1239). Sempre Agordino ma un po’ più a sud soffrono i “gialli” Rivamonte Agordino (da 1.649 a 614), Voltago Agordino (da 1.443 a 835), Gosaldo (da 2.738 a 565). E poi più in basso nella mappa e più a sinistra soffrono di costante spopolamento i comuni più occidentali del Feltrino: Sovramonte (passato da 3.438 abitanti a 1.360 dal 1951 al 2019), Fonzaso (da 4.523 a 3.134), Lamon (da 7.413 a 2.800), Arsié (da 6.318 a 2.229). Sulla destra, a est, al confine con il Friuli soffrono (giallo) Chies d’Alpago (da 2.266 a 1.302) e Tambre (da 2.290 a 1.303).

Il resto della provincia, non colorato, mostra dinamiche altalenanti tra calo e crescita di popolazione, in sostanza senza fenomeni particolarmente rilevanti. Con due eccezioni, secondo l’Istat: l’unico comune “viola” è San Vito di Cadore, in crescita costante di popolazione dal 1951 al 2019 (da 1.157 abitanti a 1.929); l’unico comune “verde” è Agordo, che dopo una crescita costante ha purtroppo invertito marcatamente la rotta: 3.516 abitanti nel 1951, cresciuti in modo praticamente costante fino ai 4.281 del 2001 e poi sceso a 4.093 nel 2019.

Guardandoci intorno spicca sulla destra (est) il tanto, tanto giallo che mostra la grave crisi demografica dell’alto pordenonese e della Carnia, in Friuli. Ma a sinistra e più in alto rispetto alla provincia di Belluno fa impressione il tanto ma tanto viola che attesta la costante crescita demografica dei comuni dell’Alto Adige, anche di alta montagna e periferici rispetto al capoluogo Bolzano. Sotto l’Alto Adige il Trentino, non privo di zone critiche e anche segnato da macchie rosse che indicano un’inversione di tendenza: dal calo costante alla crescita costante di popolazione. Che cosa sarà successo? Come avranno fatto? Ai demografi, ai sociologi e ai politici le risposte.

Luigi Guglielmi

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