È stato distribuito durante le Feste il numero di dicembre 2020 (il quarto dell’anno 57°) del periodico «Col Maór», storica pubblicazione di collegamento, cronaca e memorie del Gruppo Alpini Salce (Belluno) intitolato al «Gen. P. Zaglio». Gli Alpini di Salce sono guidati da Cesare Colbertaldo, Roberto De Nart dirige il periodico trimestrale, 16 pagine a colori.
Anche qui, su «Col Maór», resterà traccia della pandemia dovuta al virus sars-cov-2, il coronavirus: «Un anno da ricordare» è il titolo della pagina di copertina, sopra la foto con il cappello d’alpino e una mascherina azzurra. In passato, si legge nell’editoriale, «avevamo utilizzato lo stesso titolo per descrivere un’annata sociale ricca di appuntamenti e di soddisfazioni per la vita del Gruppo in quanto l’affermazione, solitamente, sottintende una situazione generalmente positiva». Ma quest’anno il significato è ben diverso, e gli Alpini dell’Ana ora guardano indietro ai mesi scorsi e ritrovano i volti di tanti amici che non ci sono più a causa del morbo e ritrovano in calendario gli appuntamenti che sono “saltati”: i ritrovi, l’adunata nazionale, l’assemblea di gruppo. Tutto annullato o rimandato a data da destinarsi. Ma il capogruppo Colbertaldo, che firma l’editoriale, scrive: «Se il covid, oltre ai lutti e alle proteste per le limitazioni imposte, ci farà capire l’importanza dei valori alla base della nostra cultura cristiana, in particolare la solidarietà e l’aiuto ai più deboli, ecco, qualcosa di positivo avrà generato».
D’altra parte il giornale mostra che l’impegno c’è stato e c’è anche con il coronavirus: nella foto di pagina 3 il cappello d’Alpino sul giubbotto della Protezione Civile di un volontario dedito alla vigilanza al drive-in tamponi covid a Levego. Seguono i ricordi delle persone decedute in questi mesi e qualche cronaca di commemorazioni, le poche cose che si sono potute fare. Roberto Casagrande ragiona sullo zaino, «da amico fedele di ogni alpino ad allegoria della vita», Daniele Luciani racconta storie «a ruota libera», Paolo Tormen titola «Solzàr… chissà che, almanco, salte dora la semenza!». Poi lettere, ricette, ricordi (Michele Sacchet: «La tregua di Natale» sul 25 dicembre 1914) per chiudere con la pagina di Roberto De Nart sulla vicenda di Silvia Da Pont di Cesiomaggiore raccontata nel suo libro «Il delitto di Busto Arsizio».
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