Il 92% della popolazione veneta corre ancora il rischio di “prendere” il coronavirus. La cosiddetta “immunità di gregge” è infatti lontanissima: i vertici del Ministero della Salute in diverse occasioni hanno indicato che la si raggiungerebbe con il 70-80% di persone vaccinate ovvero, ribaltando la cifra, riducendo al 20% (andiamo “a spanne”) la popolazione non protetta. Oggi invece, nel Veneto, la popolazione non ancora protetta e ancora esposta al contagio è circa il 92%. Lo sforzo da compiere per metterci al riparo dall’epidemia è enorme e nel frattempo l’unica via possibile per difenderci è quella della responsabilità di ciascuno di noi, ciascuno deve dare il proprio contributo per “tenere basso” il contagio (mascherine; igiene; distanziamento). Tenere basso il contagio vuol dire pochi malati, pochi morti, ospedali non stressati, scuole e attività aperte, vita quasi normale.
L’“immunità di gregge” si raggiunge quando il numero di persone vaccinate è così alto da non permettere all’epidemia di progredire perché il virus “non trova” più persone a cui “attaccarsi”.
Con tutti i problemi che sono sorti nelle forniture dei vaccini, anche nel Veneto i piani di somministrazione sono in ritardo. L’ultimo dato di Azienda Zero, relativo alla sera di mercoledì 3 febbraio, attesta che hanno completato il ciclo di due vaccinazioni un po’ più di 80 mila persone nel Veneto (che conta 4 milioni e 900 mila abitanti), soltanto il 2% (lo spicchio verde nel nostro grafico).
In realtà possiamo sperare che una buona parte delle persone che hanno già contratto il virus abbiano prodotto gli anticorpi per difendersi e non prenderlo più: i veneti positivi al tampone risultavano, sempre mercoledì sera, 314.381 dall’inizio dell’epidemia, che corrisponde al 6% della popolazione totale (lo spicchio rosso nel nostro grafico). Tre osservazioni su questo, una buona e due cattive: la prima, sappiamo per certo che la popolazione realmente contagiata (e che nemmeno sa di aver avuto il coronavirus) è molto maggiore del 6%, forse anche il doppio di quelli che sono risultati positivi al tampone; la seconda, non è accertato che l’essere già stati contagiati dia immunità o la dia per sempre; la terza, se si diffonderanno anche in Italia le varianti del coronavirus ormai diffuse in Europa non è detto che gli attuali vaccini possano contrastarle al meglio né che i già contagiati siano davvero al riparo da un secondo contagio.
Luigi Guglielmi
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