La Valle del Cordevole protagonista di uno degli articoli presenti nell’ultimo numero della rivista «Archeologia Veneta». «La frequentazione della valle del Cordevole tra la tarda età del Bronzo e gli inizi del Medioevo: una prima sintesi a partire dai dati archeologici» è il titolo del contributo che apre le 206 pagine del periodico scientifico annuale edito dalla Società archeologica veneta Odv. L’articolo è redatto dalle funzionarie della Soprintendenza Elodia Bianchin Citton e Chiara D’Incà che, sulla base delle testimonianze archeologiche riferibili al comprensorio percorso dal torrente Cordevole, e in particolare dal suo basso corso confluente nel Piave, si «propone una prima sintesi sul rapporto tra territorio e insediamento nell’esteso arco cronologico che va dalla tarda Età del bronzo agli inizi del Medioevo», interpretando gli esiti dei ritrovamenti occasionali e delle indagini stratigrafiche del XXI secolo.
L’articolo si apre con una decrizione della valle e del suo fiume, il Cordevole, che «ha le sue sorgenti presso il passo del Pordoi, nel comune di Livinallongo del Col di Lana, e confluisce nel fiume Piave a Bribano di Sedico, dopo un percorso di oltre 70 chilometri attraverso le Dolomiti Bellunesi. A dispetto della qualifica di “torrente”, si tratta di un corso d’acqua di notevole portata: decenni di sfruttamento a fini idroelettrici non permettono oggi di coglierne la reale entità, che è però ben restituita dalla cartografia storica della prima età moderna, così come dalla trattatistica fino agli anni Trenta del Novecento, dove il Cordevole compare più spesso indicato come “fiume”».
L’omonima valle, che rappresenta il collegamento privilegiato tra l’area agordina e la Valbelluna, tocca ambiti geomorfologici molto diversificati, come spiegano le autrice: dalle vette dolomitiche che affiancano il Cordevole nel suo corso settentrionale, infatti, si passa all’ampia conca di Agordo con i suoi numerosi centri abitati e, scendendo ancora, a un tratto impervio (conosciuto come Canale di Agordo) racchiuso tra i Monti del Sole sulla destra.
Vengono poi ripercorse le testimonianze relative agli insediamenti partendo dall’età preromana fino alla trasformazione epocale nei secoli a cavallo dell’anno Mille: «nel Basso Medioevo, la Val Cordevole così “trasformata” si presenta percorsa da viandanti e pellegrini, che fanno riferimento a strutture particolarissime come gli ospizi; negli stessi secoli, si avviano l’intensificazione e l’organizzazione dello sfruttamento minerario, situazione che determina nuovi parametri insediativi e comporta la sistemazione delle infrastrutture di comunicazione, incluse le strade e i ponti nell’impervio tratto del Canale di Agordo. Tra la fine del Medioevo e la prima età moderna si assiste anche ad una ripresa dell’occupazione delle aree di nel tratto più difficile della valle, dove tornano ad essere frequentati i ripari sotto roccia – già sede di insediamenti protostorici – di Agre (con presenze tarde che intaccano in parte la stratigrafia dell’Età del ferro) e Colaz».
Martina Reolon
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