Un perfetto connubio di architettura rustica e funzionale, che in tutte le sue componenti mantiene eleganza. Attraversando il borgo di Frontin, a Trichiana, ci si trova di fronte a elementi caratteristici di uno stile che fonde il gusto veneziano e il forte carattere di montagna: i pìol con parapetto in legno intrecciato, i muri a faccia a vista e a intonaco, i fienili aperti con grigliato in mattoni, i tetti con pianelle di cotto in argilla, un larìn esterno coperto da scandole in pietra e un forno a legna che veniva usato da tutte le famiglie per fare il pane. E poi c’è villa Alpago Novello, l’edificio risalente al 1700 che ha dato vita all’intero borgo e che ora è oggetto di importanti lavori di restauro, illustrati oggi, mercoledì 26 maggio, durante una conferenza stampa. «Le opere, in corso d’esecuzione, hanno lo scopo di riportare all’antico splendore le facciate della villa e degli annessi circostanti», ha spiegato l’architetto Alberto Alpago Novello. La dimora è arrivata ai giorni nostri proprio grazie al bisnonno, Luigi Alpago Novello, medico chirurgo primario a Feltre, che nell’Ottocento ricomprò l’antica villa familiare, dopo che per un trentennio era stata alienata all’impresa che allora stava costruendo la ferrovia. «I lavori di restauro riguardano le facciate e la copertura», ha aggiunto Alpago Novello, «e sono frutto di una sinergia molto importante tra privato e imprenditoria locale che si è dimostrata molto sensibile al recupero del patrimonio storico-artistico della nostra provincia».
Gli interventi hanno un costo di 270 mila euro e sono possibili grazie alla partecipazione degli imprenditori Antonio Castellan e del figlio Gianfranco, titolari della Cag Tecnologie meccaniche e della Caigi Compressori di Mel. «Il Superbonus 110% non è previsto per le ville, ma l’attuale normativa mette a disposizione un bonus del 90% per il recupero delle facciate» ha spiegato Alpago Novello assieme alla moglie Michela, «e, attraverso la cessione del credito a favore della società che anticipa il capitale necessario, è possibile attuare questo importante intervento». «Siamo emozionati, è la prima volta che partecipiamo a un progetto di questo tipo», hanno detto gli imprenditori Castellan. «Siamo lieti di dare il nostro contributo. Il futuro si può costruire solo conservando la memoria del passato». «Mio padre Adriano, citando Carlo Levi, diceva sempre che “Il futuro è ancora antico”», ha ricordato Chiara Alpago Novello, che nel borgo di Frontin vive e gestisce il b&b «La Serra» nell’edificio, sistemato, accanto alla villa. Spazi che ospitano anche la rassegna culturale «Vivaio Letterario».

«Questa collaborazione tra privato e imprenditoria locale può essere da esempio», ha evidenziato Monica Frapporti, assessore alla cultura del Comune di Borgo Valbelluna, presente assieme ai consiglieri Piero Bassanello e Renato Deola. «Il modello si potrebbe trasferire ad altri borghi. Non dimentichiamo che qui a Frontin sono state ospitate iniziative culturali in collaborazione con l’amministrazione e la corte delle case rurali è diventata fulcro delle feste organizzate dal gruppo frazionale Frontinese. Gli spazi esterni alla villa sono stati spesso utilizzati, dal Comune, dalla Pro loco di Trichiana e da diverse associazioni culturali.

La storia della villa. Villa Alpago Novello di Frontin risale al XVIII secolo e ha subito integrazioni nei successivi due secoli. L’edificio è il prodotto dell’accorpamento di spazi minori preesistenti. La sua esistenza si deve all’architetto Valentino Alpago-Novello, che si ipotizza sia l’ideatore della villa stessa e progettista anche di Palazzo Fulcis, ora sede del museo in centro a Belluno. L’evoluzione del borgo inoltre, non sarebbe quella che oggi conosciamo se non fosse stato per Luigi, medico chirurgo primario a Feltre, in grado di ricomprare l’antica dimora famigliare (dopo la pausa di trent’anni).
«Dopo la devastazione portata dalla prima guerra mondiale, toccò a mio nonno Alberto, di cui porto il nome, la ricostruzione», ha precisato Alpago Novello. «A Frontin ridisegnò gli interni della villa e molti dei fabbricati vicini, ricostituendo con amore e pazienza la biblioteca che contiene oggi volumi di grande valenza storica per la provincia di Belluno e che, durante le due guerre, erano stati portati in giro per l’Europa. Nel periodo del secondo conflitto mondiale la villa fu sede del comando tedesco. Alla fine degli anni ‘50 venne riprogettata la facciata che assume l’aspetto di quello che noi andremo a riproporre oggi. Ciò che distingue e dà valore al Borgo, oggi, è la conservazione della sua anima originaria. Uno spirito riscoperto, protetto e mantenuto nel tempo soprattutto grazie a mio padre Adriano».
All’inizio del ‘900 e fino al 1920 vennero diversi nuclei familiari dalla pianura e qui trovarono lavoro. Gli ultimi due capostipite, Rino Mattiuz e Adele Pilat, sono morti lo scorso anno e rimasero sempre legati a questo luogo dove vissero per quasi un secolo.


Gli interventi di restauro. Gli interventi in corso riguardano il recupero degli intonaci. All’opera c’è la ditta Restaurate, specializzata in questo tipo di lavori, sotto la guida di Vittorio De Cian. «Abbiamo i modelli, i cartoni che erano stati utilizzati dal nonno per realizzare i decori attorno alle finestre, nella parte superiore e inferiore», ha aggiunto Alpago Novello. «I restauratori li stanno utilizzando per ricreare le decorazioni originarie sull’intera facciata. Interessata dai lavori anche la copertura. Le tegole saranno smontate e sotto verrà posizionata una guaina protettiva. Il tetto è costituito da pianelle a coda di castoro, di tradizione austroungarica, elementi alti 2 cm e diversi dai coppi. I balconi saranno tutti sostituiti».
Alpago Novello ha anche anticipato i futuri interventi di recupero e restauro degli altri edifici del borgo. Come la casa rossa accanto alla villa, che era adibita ad uso agricolo. Al primo piano ospitava anche gli spazi per essiccare i gelsi, nella pratica della bachicoltura. Un altro edificio, proprio accanto, era ebanisteria: uno degli avi di famiglia intarsiava il legno. «Il valore architettonico degli edifici, in particolare della villa e delle due case rosse limitrofe, viene riconosciuto e protetto nel 1967 con il vincolo monumentale», ha concluso. «Il nostro obiettivo è, un passo alla volta, realizzare interventi di recupero in tutto il borgo».
Martina Reolon
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2 commenti
Lois Bernard
Bell’articolo e bella iniziativa.
Volevo solo segnalare una piccola imprecisione: il gelso è usato in bachicoltura per alimentare i bachi e le sue foglie vanno somministrate fresche; quando sono più grandicelli, vengono addirittura lasciate attaccate ai rami posti sopra il graticcio.
Spero che questa mia annotazione sia accolta con benevolenza.
Un cordiale saluto
Lois Bernard
Massimiliano Agosini Novello
Ad essicare venivano messi i Bachi da Seta.